35 - feeling

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Le giornate di Minho erano diventate un loop continuo. Restava seduto al tavolo della cucina, al buio, con una mano che reggeva il bicchiere pieno di alcol e l'altra la bottiglia da cui proveniva. Aveva perso interesse in tutto, non aveva più voglia di lavorare, risolvere i casi non lo stimolavano più, non aveva voglia di fare niente. Si sentiva svuotato da ogni interesse, per lui anche semplicemente leggere un libro per distrarsi un po' era diventata una stupidaggine, una cosa inutile da fare. Si era inondato di quella brutta sensazione di non appartenere più al mondo, che per lui non ci fosse più posto e che la sua esistenza non valesse niente. Era soltanto una semplice persona in mezzo ad altre miliardi di persone, non aveva niente di speciale, non si sentiva più importante per nessuno. Minho si sentiva strano, non aveva mai lasciato andare in questo modo le sue emozioni. Lo stavano travolgendo, facendogli provare in alternanza mille sensazioni diverse. Si sentiva triste, addolorato, arrabbiato, malinconico; tutte emozioni brutte che aveva l'abitudine di trattenere perché non aveva voglia e tempo di affrontarle. Minho era sempre stato bravo a non farsi coinvolgere troppo dalle emozioni, era curioso di provarle tutte per essere il più oggettivo possibile, per mettersi nei panni delle persone anche per questione di lavoro. Non aveva mai dato troppa rilevanza a quelle cose come ad essere importante per qualcuno, ad essere amato. Per lui bastava semplicemente trovare qualcosa da fare, diventare qualcuno e sistemarsi nel mondo, ma Jisung aveva travolto tutto. Minho aveva sperimentato cosa volesse dire la parola "importante", si era sentito importante per qualcuno e aveva trovato qualcuno di importante, adesso invece aveva perso entrambi e al suo interno non c'era altro che un grosso vuoto e allo stesso tempo un angosciante senso di pesantezza. Aveva capito che in amore le emozioni non avevano dei limiti, non potevano essere controllate; Minho amava ancora Jisung, tantissimo. Minho si sentiva addolorato per Jisung eppure non riusciva a perdonarlo, perché il suo orgoglio era troppo forte. Lo squillo del suo cellulare lo riportò bruscamente alla realtà con un fortissimo mal di testa, alla fine aveva deciso di accenderlo ma non lo stava usando. Si trovava a terra, sotto un mucchio di carte stropicciate. Minho lo andò a prendere soltanto per mettere il silenzioso e interrompere quella fastidiosa suoneria, ma quando lesse il nome di chi lo stava chiamando si bloccò. «Mamma?» rispose, confuso. «Ya, disgraziato di un figlio, è così che tratti la tua vecchia madre?!» la voce della donna era rumorosa, Minho dovette spostare via il cellulare dall'orecchio per non perdere un timpano. «È successo qualcosa?» Minho cercava di essere il più lucido possibile e di mascherare la sua voce impastata dall'alcol. «Per chiamare mio figlio deve succedere qualcosa? Non ti facevi sentire da parecchio e mi sono preoccupata» Minho aveva sempre avuto un bellissimo rapporto con sua madre, l'aveva supportato in tutto, anche con la relazione con Jisung e quando avevano deciso di convivere insieme, andando incontro al padre di Minho parecchie volte. «Scusa, sono stato molto impegnato con il lavoro» Minho non aveva le forze di parlare con sua madre, anche se nel profondo del suo cuore le fu grado di averlo telefonato, aveva bisogno di sentire una voce che non fosse la sua. «Perché ho questa sensazione che non c'entri solo il lavoro, è successo qualcos'altro?». «No mamma». «Ti sei ubriacato per caso?» Minho sussultò, quella donna era incredibile. «Cosa? No...» Neanche a farlo apposta, la voce di Minho si impastò, risultando quasi incomprensibile alle orecchie della mamma. «Pensi davvero di riuscire a fregare questa vecchia volpe? Cosa è successo». «Niente». «Se non me lo dici mi presento a casa» era davvero una persona insistente, Minho sospirò frustrato. «Per favore non essere imbarazzante». «E tu non comportarti come un ragazzino ribelle! Ho capito, fammi parlare con Jisung» a sentire quel nome, il cuore di Minho accelerò. «Jisung non c'è» la sua voce era diventata più seria. «Come non c'è? A quest'ora dovrebbe già essere a casa». «Non sto più a casa mia e di Jisung, sto al mio vecchio appartamento» alla fine Minho confessò un pochino, era impossibile nascondere qualcosa a sua madre. «Hai litigato con Jisung?» Minho rimase in silenzio. «Per l'amor del cielo cosa è successo» continuò la donna, intuendo che il silenzio del figlio equivaleva ad un sì. «Mamma non so cosa fare... il mio cuore è addolorato ma il mio orgoglio è troppo forte per perdonarlo» la voce di Minho tremò leggermente, si sentiva un piccolo bambino che non sapeva cosa fare, come agire. Aveva continui dubbi: stava facendo bene ad essere orgoglioso, a non perdonarlo? Avrebbe fatto bene invece a perdonarlo? «Vuoi davvero perdere l'amore della tua vita per orgoglio? Senti, non so cosa sia successo tra voi due e se non me lo vuoi dire non fa niente, sei troppo grande oramai per mettermi in mezzo ma resti comunque mio figlio ed è un mio dovere darti un consiglio: voi due vi amate. Penso di non aver mai visto due persone amarsi così tanto, è stato questo vostro enorme amore a farmi accettare la vostra relazione piano piano e a farmi capire che l'amore non ha limiti, indipendentemente tra un maschio e una femmina o un maschio e maschio» sua mamma aveva il vizio di parlare tanto, eppure quando lo faceva sembrava sempre la bocca della saggezza. «Dimmi, ti sentiresti felice se ascoltassi il tuo orgoglio?» continuò, Minho rimase in silenzio per un paio di secondi. «No, per niente» alla fine rispose, sincero. «Allora penso tu abbia trovato la risposta figlio mio» la donna staccò la chiamata, lasciando suo figlio con una nuova sensazione al suo interno. 

minsung; married lifeOnde histórias criam vida. Descubra agora