51 - weakness

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Le mani di Minho stringevano forte il volante della macchina, i suoi occhi non erano più carichi di lacrime ma di rabbia. La tristezza aveva smesso di inondarlo facendo capolino la furia, Minho non riusciva ad essere più pacato e razionale, la sua mente era annebbiata; voleva vendicarsi. Voleva farla pagare alle persone che avevano ridotto in quello stato Jisung e si stava dirigendo proprio da loro. Aveva lasciato Jisung all'ospedale ma era in buone mani, le infermiere andavano a visitarlo abbastanza spesso e poi avevano avvertito Minho che Jisung stava bene, doveva soltanto riposarsi. Parcheggiò con uno scatto velocissimo davanti alla stazione di polizia, scese dalla macchina tenendo uno sguardo feroce dritto davanti a sé, ignorando i saluti o le domande del perché fosse lì dei poliziotti. La sua meta era la cella dove stavano ancora i criminali che avevano arrestato, tra qualche giorno avrebbero avuto una sentenza ed essere poi trasferiti nel carcere. Minho li guardò con uno sguardo di fuoco misto a disgusto uno a uno, era sicuro che fosse stato uno di loro, per forza. «Chi di voi feccia è stato» Minho aveva parlato piano, ma il suo sguardo faceva male più di un proiettile nel petto. Quasi tutti lo guardarono confusi, alcuni lo mandarono a quel paese e altri lo ignorarono, tranne uno; stava osservando Minho con un ghigno. Minho strinse così forte i pugni che fuoriuscì un fiotto di sangue dal palmo delle sue mani; aveva immaginato fosse lui, Minho se lo sentiva. Era quell'uomo che l'altra volta voleva sapere il nome di Minho, era Lee Kangdae. «Stai sorridendo?» Minho l'aveva chiesto sbuffando una risata ironica, non sapeva fin a quando avrebbe resistito. «Procuratore siete molto scosso, è successo qualcosa?» continuò Kangdae, facendo finta di niente. Minho l'osservava in silenzio. «Come sta il suo ragazzo? Come si chiama... ah, Han Jisung» a sentire il nome di suo marito, Minho scoppiò come una bomba. Tutta la rabbia che aveva accumulato era uscita fuori e si stava riversando sul criminale. Minho aveva aperto la cella, (anche lui aveva momentaneamente una chiave quando doveva andare lì per interrogare i colpevoli), e si era scatenato su Kangdae a suon di pugni. Un pugno, due pugni, tre pugni; Minho era accecato di rabbia, non capiva più niente, voleva soltanto far provare dolore ai colpevoli tanto quanto l'aveva sentito Jisung. Non gli importava se in questo modo si fosse abbassato ai loro livelli, Minho non riusciva a levarsi dalla testa l'immagine di Jisung a terra, pieno di sangue e lividi, non riusciva a perdonarselo. Mentre Minho colpiva Kangdae, quest'ultimo sorrideva, come se Minho fosse caduto nella sua trappola; era noto per avere sempre il sangue freddo e non farsi raggirare dai criminali, ma quella volta era diverso, quella volta avevano messo in mezzo Jisung. Tutti alla fine avevano un punto debole, Jisung era quello di Minho. Intervennero i poliziotti, separando Minho da Kangdae anche se fu difficile perché Minho si stava dimenando come un pazzo, ci vollero tre poliziotti per fermarlo. Kangdae svenne, anche se sul suo viso aveva ancora dipinto quel suo fastidioso ghigno che fece infuriare Minho ancora di più. «Non finisce qui, giuro che vi farò marcire in carcere a vita» urlò Minho mentre veniva trascinato via. 

minsung; married lifeWhere stories live. Discover now