31 - i don't believe you

815 54 5
                                    

✎. . .

Jisung sobbalzò di scatto al suono insistente del campanello. Si sollevò piano dal divano, con la maglia di Minho ancora stretto al petto; la testa gli pulsava. Aprì a fatica gli occhi, sfregandoseli con la mano, guardandosi poi intorno. Si era addormentato sul divano nel salotto, ma non sapeva che ore si fossero fatte. Diede una sbirciatina sul suo cellulare per così scoprire che erano le quattro del pomeriggio, schiuse sorpreso la bocca. Aveva dormito per tutto quel tempo e per giunta aveva saltato il lavoro, ma sentendosi all'improvviso senza forze ideò che era stata una scelta saggia, se fosse andato a lavoro avrebbe sicuramente fatto qualche guaio ed era l'ultima cosa che voleva. Sobbalzò di nuovo a sentire il campanello, con uno sbuffo sonoro si alzò dal divano per poi andare barcollante ad aprire la porta; rimase un paio di secondi bloccato ad osservare la figura davanti a sé. «Era ora!» Jisung guardò accigliato Hyunki. «Cosa ci fai qui?» chiese gelido. Fu la prima volta per Jisung parlare così freddamente con una persona, soprattutto con Hyunki, ma oramai aveva messo le distanze con quello che una volta considerava suo amico. «Sono venuto a trovarti, oggi non sei venuto al lavoro e mi sono preoccupato» rispose Hyunki con la sua solita sincerità, Jisung la stava trovando fastidiosa. «Non ti devi preoccupare più per me» la voce di Jisung continuava ad essere fredda, il suo sguardo era serio. Il sorriso di Hyunki si spense pianamente, nei suoi occhi balenò una piccola scintilla, Jisung non seppe distinguere se fosse tristezza o rabbia. «Finché non sarai finalmente chiaro con me continuerò a farlo» concluse Hyunki, serio, lasciando solo Jisung sulla soglia della porta, senza avergli dato il tempo di rispondere. Il moro pensò che in parte Hyunki avesse ragione; doveva fare chiarezza con lui, ma prima doveva fare chiarezza con se stesso. Jisung ammise che quella lontananza con Minho lo stava aiutando a schiarirsi le idee, il dolore che stava sentendo stando lontano da lui gli stava facendo capire che Minho era la persona più importante della sua vita e che non voleva perderlo, però si maledì per averlo confermato solo attraverso quella situazione. Non fece in tempo a sedersi sul divano che il campanello suonò di nuovo, Jisung aveva perso la pazienza. Ritornò alla porta con aria stizzita, ma quando la riaprì la rabbia gli scivolò via da dosso come acqua, sostituendola con la sorpresa. «Mi dispiace non sono Hyunki, non essere troppo deluso» Minho disse quelle parole con la sua solita aria fredda e velenosa, a Jisung ci vollero alcuni secondi per riprendersi. Sapeva che Minho sarebbe tornato per prendere le sue ultime cose, ma la sua improvvisa presenza l'aveva comunque sorpreso. Nel profondo sperava che fosse tornato per rimanere, ma sapeva che non era così. «Non sono deluso, anzi.» Jisung lasciò un po' di spazio per farlo entrare, Minho lo fece senza guardarlo in faccia. «Vedo che non hai perso tempo» continuò Minho, guardandosi intorno; sembrava stesse controllando l'intera casa. Jisung l'osservò confuso. «Te lo sei già portato a letto?» a quelle parole gli occhi di Jisung si sbarrarono. «Vivrà qui? Allora devo muovermi a prendere le ultime cose» Minho aveva detto quelle cose con cattiveria, Jisung non ci vedeva più. A passo svelto si avvicinò a lui e con sorpresa da parte di entrambi, sì, anche da Jisung, quest'ultimo tirò un ceffone al viso di Minho. «Per chi cazzo mi hai preso?» lo sguardo di Jisung era serio ma la voce tremolante lo tradiva; era stato ferito nel profondo. Minho si limitò a guardarlo con occhi che brillavano di rabbia, massaggiandosi la parte dolorante. Dopo un'interminabile silenzio Minho decise di andare nel suo studio, recuperando le ultime cose rimaste. Jisung ricominciò a respirare, come se avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo che lui e Minho si erano guardati. Non si era mai sentito così a disagio, così teso. Cosa stavano facendo? Minho uscì dalla stanza dopo alcuni minuti, trattenendo due scatole enormi. Superò Jisung senza guardarlo per la seconda volta, il moro però non si fece intimidire. «Ti aiuto.» Jisung stava per prendere la scatola più in alto ma Minho glielo impedì, divincolandosi. Appoggiò le scatole a terra, aprendo la porta, Jisung lo stava guardando con una morsa al petto. «Ti amo e non smetterò mai di farlo» Jisung disse quelle parole senza pensarci, sincero. Minho si bloccò per alcuni secondi, girandosi nella direzione di Jisung lentamente. «Mi è difficile crederti» non lasciava trasparire nessuna emozione, Jisung notò che si era chiuso ulteriormente e che adesso era difficile pure per lui leggere i suoi sentimenti. Minho riprese le scatole da terra e in seguito uscire, lasciando la porta aperta. Jisung poté vederlo entrare nella macchina e andare via, stranamente quella volta non era triste; era arrabbiato, più con se stesso che con qualcuno. 

minsung; married lifeWhere stories live. Discover now