43 - mark

748 54 2
                                    

✎. . .

Il luogo era sotto indagine, era circondato dalla scientifica e dalla polizia che cercava indizi ovunque. Minho mostrò agli agenti la sua carta, quella che dimostrava che era un procuratore, ottenendo il permesso di entrare sulla scena del crimine. Si trattava di una fabbrica abbandonata, al piano terra. Lì fu trovata una delle quattro vittime, la prima, Minho incominciò da lì per scoprire alcuni indizi. «Sono il procuratore Lee Minho.» Mostrò di nuovo il tesserino ai detective che risposero con un veloce inchino. «Trovato qualcosa?» Minho aveva intenzione di svolgere le indagini da solo, senza immischiarsi in quelle degli altri, ma in quel caso almeno un aiutino per cominciare doveva per forza averlo. «Ancora nulla, stiamo perlustrando l'intera zona» rispose uno dei detective e Minho liquidò la conversazione annuendo. Si allontanò, recandosi nel punto esatto in cui fu trovata la vittima. Osservò le foto di quest'ultima che si era portato con sé, spostando poi lo sguardo di nuovo su quel punto. C'erano ancora tracce di sangue, Minho si abbassò alla loro altezza per guardarle meglio. La vittima era stata prima uccisa con un'arma e poi era stata legata a quel pilastro di cemento, Minho si concentrò soprattutto sul modo in cui fu legata. Era strano, perché aveva prima ucciso l'uomo e poi legato? Si domandò. E soprattutto perché l'aveva legato in un modo che non aveva senso? In realtà non sapeva se il termine "legato" fosse corretto, alla fine la vittima aveva solo un polso incatenato, quello destro, e il resto della catena non era attaccato a nulla, era sparsa libera sul pavimento polveroso e sanguinoso. Sembrava quasi... una sorta di marchio, di firma. Minho posò le foto nella sua borsa, dirigendosi poi all'uscita. Il prossimo passo era quello di verificare ogni telecamera del luogo, per vedere se quest'ultima avesse ripreso il colpevole. Scoprire cose come le impronte digitali non era compito suo, sarebbe stato solo d'intralcio ai detective e alla polizia, a Minho bastava osservare un pezzo di puzzle alla volta per poi metterli tutti insieme e dare il suo verdetto finale, il più oggettivamente possibile. Per Minho fu difficile trovare qualche telecamera perché il luogo in cui si trovava la fabbrica era abbastanza lontano dalla città, le uniche telecamere che trovò furono quelle di due semafori e di un anziano agricoltore che sorvegliava il suo campo, ma non trovò nulla di particolare. Le telecamere erano posizionate in un punto o troppo lontano dalla fabbrica o non la inquadravano direttamente, Minho stava per osservare il video procurato da uno dei due semafori un'ultima volta, scoraggiato, quando un'immagine attirò la sua attenzione. Lo bloccò, facendolo ripartire di nuovo. In lontananza poté avvistare una macchina nera lasciare la fabbrica abbandonata, erano le dieci e mezza di sera, più o meno l'ora in cui la vittima era morta. Controllò la targa ma l'immagine era troppo sfocata, prese il suo cellulare digitando il numero velocemente. «Sono Lee Minho, ho bisogno di un favore» Minho raccontò la situazione all'addetto della videosorveglianza di tutta la città, oramai erano in confidenza per tutte le volte che Minho era andato lì per i casi, chiedendo di verificare meglio il video della macchina per così leggere la targa. «Ci vorrà qualche giorno» aveva risposto l'addetto. «Va benissimo, grazie mille per la collaborazione» Minho terminò la telefonata, avviandosi alla sua macchina. «Bene, abbiamo già un possibile sospettato» parlò tra sé e sé, sempre più determinato a risolvere il caso. 

minsung; married lifeWhere stories live. Discover now