52 - give up

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«Minho si può sapere che cazzo hai fatto?!» Kim Hyunsik, collega e amico di Minho, stava sbraitando contro quest'ultimo oramai da dieci minuti. Minho lo ignorava, stando seduto con sguardo assente nell'ufficio del suo superiore. Lo stava aspettando per ricevere una ramanzina che sarebbe durata ore e una diminuzione dello stipendio, ma a Minho non importava, non si sarebbe pentito e non avrebbe chiesto scusa per quello che aveva fatto. Hyunsik si trovava lì per informarsi e allo stesso tempo aiutare l'amico, Minho l'aveva aiutato parecchie volte e Hyunsik voleva ricambiare. «Non è da te» Hyunsik si era calmato, guardando Minho preoccupato. Quest'ultimo continuava ad ignorarlo, non voleva spiegargli dei criminali e di Jisung, voleva solo andare da suo marito al più presto possibile e stargli vicino. «Comunque farò tutto il possibile per aiutarti, anche se ti avviso che sarà difficile. Sai che il nostro superiore non ama queste cose, non adora avere l'attenzione su di sé quando si tratta di cattiva condotta» e non appena finì di parlare, la porta dell'ufficio si aprì. Sia Minho che Hyunsik si alzarono, chinando poi la testa come segno di rispetto per il superiore. Quest'ultimo avanzò dietro la sua cattedra, facendo poi un segno ai ragazzi di sedersi. «Procuratore Lee Minho, sono davvero deluso» Minho aveva lo sguardo basso, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, piano piano la rabbia stava svanendo facendo capolino la vergogna. «Sai abbiamo parlato di te proprio qualche giorno fa, prima di questo incidente» Minho a sentire quelle parole alzò di scatto lo sguardo, quando si riunivano per parlare di un procuratore era o per complimentarsi con egli o per lasciarlo fuori, Minho aveva la sensazione che fosse la seconda opzione. «Siamo molto preoccupati per questo caso che stai svolgendo, sei andato troppo oltre» Minho lo guardò confuso. «Sapete che non la finisco finché non scopro tutta la verità e arresto dal primo colpevole all'ultimo» aveva parlato serio, con aria di sfida. «Tutto ha un limite» anche il superiore era serio, più che serio Minho notò una punta di minaccia nella sua voce. Minho si lasciò sfuggire una risata sarcastica. «Tutto ha un limite quando vi fa comodo» sapeva che non si trattava soltanto del casino che aveva combinato nella stazione di polizia, i suoi superiori volevano fermarlo perché stava scoprendo sempre di più la verità. Non si stupiva che la prima ad essere corrotta era la legge, gli veniva da vomitare per lo schifo. Il suo superiore contrasse la mascella, Minho ci aveva azzeccato. «Ya, Minho! La prego di scusarlo, oggi non ci sta proprio con la testa» Hyunsik voleva salvare almeno un pochino la situazione, ma fu inutile. Il superiore lo ignorò, continuando a parlare. «Abbiamo deciso che questo caso non fa per te. Lee Minho, tornerai ad essere un semplice procuratore, questa posizione attuale è troppo per te.» Sorrise nel dare la notizia a Minho, quest'ultimo sbarrò gli occhi, stringendo furioso i pugni. Hyunsik si lasciò sfuggire una parolaccia sottovoce, Minho in quel momento era un turbine di emozioni. «Arrivederci» disse dopo un po' alzandosi, senza guardare in faccia il suo superiore, fuoriuscendo dall'ufficio; aveva bisogno di aria. Minho si sentiva frustrato, arrabbiato, in colpa. Voleva maledire qualcuno, prendersela con qualcuno, ma in fondo sapeva che la colpa era soltanto sua. Aveva sempre esagerato e sapeva delle conseguenze, ma le aveva sottovalutate troppo. Adesso si trovava di nuovo punto a capo, a partire da zero ed era successo tutto nel giro di pochi secondi, quando invece per salire così in alto aveva faticato per anni. Tra l'altro Jisung era stato ferito, tutta per colpa sua, del suo mestiere. L'aveva ferito anche all'interno, dedicandosi soltanto al lavoro e trascurando lui. Minho voleva quasi lasciarlo quel maledetto lavoro, arrendersi. A cosa serviva battersi così tanto per la verità, per la giustizia se poi proprio quest'ultima ti puniva, ti tappava le ali. Minho non sapeva più cosa fare. 

minsung; married lifeWhere stories live. Discover now