T r e n t a

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Erano passati tre giorni da quando il cuore di Jungkook era stato spezzato, tre giorni che aveva passato chiuso in casa a piangere ed urlare fino a perdere la voce. Non andava all'università, non mangiava, non rispondeva alle infinite chiamate di Jimin. Era chiuso tra quelle quattro mura che piano piano stava riempiendo con il suo dolore, con la sua tristezza e con le sue lacrime. Non immaginava che l'amore potesse fare così male e si maledì per aver desiderato così tanto innamorarsi.

Odiava Taehyung, lo odiava per averlo fatto innamorare così facilmente e per avergli spezzato il cuore con altrettanta facilità ed odiava non riuscire ad odiarlo davvero. Odiava se stesso perché, nonostante tutto, non riusciva a non amarlo ancora. Voleva strapparsi di dosso quei sentimenti per liberarsene come faceva con le erbacce in giardino ma, l'amore che provava per il castano, aveva le proprie radici ben piantate nel cuore di Jungkook e strapparle via non era possibile.

Gli era bastato così poco per perdere la testa per Taehyung eppure per dimenticarlo non gli sarebbe bastata tutta una vita.

Era incredibile quante lacrime il corpo umano di un individuo a pezzi potesse produrre, sembravano infinite e sempre più salate. Le guance di Jungkook non erano asciutte da ormai troppo tempo, il naso gli colava come conseguenza e la gola gli bruciava. Urlava e singhiozzava come se in quel modo il dolore potesse uscire più velocemente, lasciando il posto alla pace, pace che Jungkook vedeva ancora molto lontana. In quei tre giorni si chiese varie volte se tutto quel dolore sarebbe mai sparito o se semplicemente avrebbe imparato a conviverci, ma per ora era lì, ad invadere ogni sua singola cellula.

Era la quindicesima chiamata che riceveva da Jimin quel giorno ed era la quindicesima chiamata alla quale non rispondeva. Non aveva le forze per rispondere, non le aveva per far niente. Si era ridotto ad essere un corpo col cuore trafitto da milioni di lame mentre aspettava inerme la sua fine.

Era sul divano, rinvoltato in una coperta, come se quel calore potesse guarire il freddo che sentiva al cuore. La tv era accesa ma non la stava guardando, non la sentiva nemmeno perché i suoi stessi singhiozzi erano tutto ciò che arrivava alle sue orecchie.

All'ennesima chiamata senza risposta, Jimin decise che fosse arrivato il momento di controllare di persona. Non era normale che Jungkook saltasse tutti quei giorni di università e che non rispondesse a nessuna delle sue chiamate. Gli era sicuramente successo qualcosa e lui doveva assicurarsi che stesse bene.

Erano appena le undici di mercoledì mattina ma, in quel momento, al biondo non interessava il fatto che avrebbe perso qualche ora di lezione all'università, gli interessava solo controllare lo stato di Jungkook. Corse fuori dall'aula prima che finisse la pausa e si diresse fuori dall'università. Era quasi all'uscita quando venne fermato dalla voce del suo migliore amico.

«Salti le lezioni adesso? Non ti facevo il tipo.» Scherzò Taehyung.

«Tae, non ho tempo per le tue stronzate adesso.» Rispose.

 Behind a Kiss ~ [Taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora