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POV PHILIP
Sono un po' provato dai vari eventi. Sapevo che sarebbe stato difficile averla a casa. Sono consapevole che dovrò fare le cose con calma, senza spaventarla. È come un cucciolo ferito. Devo pensare bene alle parole da dirle e al tono. Mi piace toccarla, coccolarla, ma lei non sembra gradire molto il contatto fisico. Sono rimasto deluso dallo schiaffo. Naturalmente non mi ha fatto alcun male ma desidero sapere che cosa le è accaduto. La paura che leggo nei suoi occhi è disarmante. E quando ha avuto l'attacco di panico pensavo che sarei svenuto prima di lei. Lo so sono il suo Daddy e devo essere più forte ma vorrei solo che dimenticasse tutto. Vorrei costruire nuovi ricordi felici e ci riuscirò. Prima o poi ci riuscirò. Per adesso le farò mangiare cose da grandi, ha già accettato tante novità e per ora penso possa bastare. La imboccherò comunque, da sola si potrebbe fare male. Le ho promesso una sorpresa, ha accettato la punizione ed è rimasta immobile quindi merita un premio. So che lo ha fatto per paura e non perché ha capito la gravità del suo gesto. Ma con il tempo imparerà a fidarsi di me e a non avere paura. Io non le farò mai del male per puro piacere e ho intuito che la sua vecchia famiglia invece ha proprio fatto così. Decido di ordinare una pizza gigante. Quando Gemma arriva in cucina spalanca gli occhi sorpresa
"Daddy che cos'è?" Rimango stupito, non ha mai mangiato la pizza. Non ha mai avuto un'infanzia felice e io gliela darò.
"amore mio è la pizza, provala sicuramente ti piacerà" Ne mangia quasi metà e le permetto di bere anche la coca cola. Passiamo una serata felice, ridiamo tanto e lei mi fa un sacco di domande. Capisco che è molto curiosa, vuole sapere tutto quello che succede e a me piace parlarle di me.
" piccolina, quando sarai pronta ti farò conoscere i miei amici e anche il resto della famiglia" questa notizia la fa ammutolire e abbassare lo sguardo.
" No Daddy" sussurra. Ha paura di dirmi di no ma io non la obbligherò ne la puniró mai per qualche cosa che non vuole fare. Certo deve ubbidirmi ma deve sentirsi a suo agio con me.
"Piccolina mia, nessuno di loro ti farà mai del male. Non vedono l'ora di conoscerti e di riempirti di coccole"
"Si ma io non voglio che mi tocchino" dice sotto voce
"Starai sempre in collo a me se vuoi. Ma ci tengo che tu sia educata quindi dovrai salutarli, capito?
" Si daddy".
L'unico modo per non farla replicare è alzare un po' la voce, anche se un po' si spaventa ma deve imparare che questo tono non ammette repliche.
Dopo la pizza la porto a letto, è stanca e sta iniziando a sbadigliare.
"No daddy non voglio dormire"
"Nono certo, bevi il latte e poi ti racconto una storia su". Beve tutto il latte e si addormenta con il biberon ancora in bocca. È davvero tenera. La metto nella culla, accendo la lucina e prendo la radiolina. Sono davvero fortunato ad averla trovata.
Non riesco a dormire, ho paura che possa avere un altro incubo. Prendo una coperta e decido di sdraiarmi sul divanetto, almeno le starò vicino. Domani sposterò la culla in camera mia, è ancora troppo scossa per dormire da sola. Finalmente mi addormento ma ad un certo punto un urlo mi sveglia. Gemma è tutta sudata e agita le braccia in modo frenetico
"Lasciami stare ti prego, farò la brava te lo prometto ma non mi toccare". Cerco di trattenere le lacrime. Cosa ti hanno fatto piccina mia. La scuoto energicamente e lei apre gli occhi, si guarda in torno e si rannicchia nella culla. Singhiozza forte e appena cerco di toccarla si ritrae ancora di più.
"Amore mio vieni da Daddy, non ti succede niente" Ma sembra bloccata. Mi guarda e mi studia per capire se può fidarsi. Odio vederla così intimorita
"Gemma, vieni in braccio. Ti preparo il latte, si? E poi ci laviamo questo visino pieno di lacrime e ci mettiamo nel lettone ti va?" dico sorridendo. Ci pensa su ma poi si lascia prendere in braccio. Non so proprio come comportarmi, ho paura di farla stare male. Scendo in cucina e scaldo il latte mentre tiene la testa nell'incavo del collo. Forse si sta anche riaddormentando. Cammino su e giù per la cucina sussurrandole quanto sia brava e garantendole di essere al sicuro e poco dopo si addormenta. Metto il latte in frigo e torno in camera.
Vengo svegliato dal suono insistente del campanello , chi può essere a quest'ora? Certo sono le 11 e noi stiamo ancora dormendo ma è stata una notte pesante. Vado ad aprire e trovo Jason insieme alla sua little Lia. Saluto e li faccio entrare.
"Buongiorno dormiglione" mi dice quello che è il mio migliore amico
" È stata una notte infernale, Gemma dorme sempre per fortuna".
"Ciao piccola Lia" mi da un bacio sulla giancia e Jason la mette nel box e la lascia giocare.
"Come sta andando questa nuova vita? Te lo avevo detto che all'inizio sarebbe stato difficile"
"Difficile? Sono terrorizzato. Non voglio ferirla o farla piangere ma le è successo qualche cosa di veramente brutto. Ha paura di me lo vedo. L'altro giorno si è buttata dal fasciatoio perché non voleva che la spogliassi, sappiamo entrambi cosa significa e vorrei spaccare la faccia a quel coglione" dico esasperato.
Jason mi abbraccia, sa quanto tengo a questo rapporto, voglio che tutto sia perfetto.
"Dalle tempo. Si deve abituare a questa situazione. Vedrai che quando sarà pronta te ne parlerà e allora potrai veramente aiutarla a dimenticare"
"La notte non dorme quasi mai, urla, scalcia e quando si sveglia rimane intimorita. Per farla smettere di piangere mi ci vogliono ore"
" Lo so amico mio, lo so. Ti ricordi quando è arrivata Lia? Non mi guardava mai, non sorrideva e nemmeno parlava. C'è voluto un anno intero per farla abituare, per non parlare delle punizioni. Mi sembrava di traumatizzarla ogni volta, ma doveva imparare piano piano ad obbedire e rispettare le regole."
Mi rilasso con il mio amico fino a quando non sento una vocina che mi chiama.
" Daddy? Dove sei? "
" Gemma vieni sono in salotto". Non ci penso ma appena vede Jason inizia a tremare. Gli sconosciuti la intimoroscono. Abbassa lo sguardo e inizia a torturarsi le mani. La prendo subito in braccio e cerco di tranquillizzarla.
"Piccolina non avere paura, questo è il mio amico. L'hai già visto quella volta all'orfanotrofio".
"Cc'è una bb-bambina con te?" Dice sottovoce. Rimango stupito dal suo coraggio. Jason coglie subito l'occasione, le sorride e va a prendere Lia dal box
"si amore, anche Jason ha una little. Si chiama Lia"
Dopo essersi conosciute decido di mettere anche Gemma nel box e noi andiamo a preparare il pranzo. Le bambine giocano tranquille ma ad un certo punto sentiamo un urlo.
"Che cosa succede qui?" Lia piange e Gemma la guarda come se volesse ucciderla. Jason prende in braccio Lia e la fa parlare.
"Volevamo lo stesso orsetto e Gemma mi ha tirato uno schiaffo". Mi giro verso Gemma e lei abbassa lo sguardo.
"Gemma!!" dico in tono autoritario. Lei scatta e alza subito la testa
"È vero?" annuisce con le lavrime agli occhi
"Chiedi immediatamente scusa. Le bambine brave si comportano bene con gli ospiti. Dopo parleremo di questo tuo comportamento" lei trema visibilmente impaurita ma chiede scusa e regala il pupazzo a Lia. È davvero dolce. Dopo pranzo Jason e Lia devono andare via. Le bambine si salutano con un sorriso e rimaniamo soli. Decido che è il momento di affrontare la questione. Spengo la televisione e lei protesta
"Gemma!, ti sembra bello quello che hai fatto prima? Non si danno gli schiaffi. Devi diventare una bambina brava e ben educata, capito?!" Dico alzando un po' la voce
"Si daddy ma..."
"Niente ma, adesso vieni che ti punisco e poi vediamo se hai imparato la lezione".
La stendo sulle mie ginocchia e le do 10 sculacciate. Piange per tutto il tempo
" Scusa Daddy, non lo faccio più. Te lo prometto"
"Lo so bambina mia, lo so. Adesso calmati, è tutto passato". Piano piano smette di piangere e mi sorride. È bellissima quando sorride.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora