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POV PHILIP
Sto sonnecchiando ma non riesco a dormire. Ho un brutto presentimento. Dopo poco mi squilla il telefono
"Pronto? "
"Ehi, sono Jason"
"Ciao amico, tutto bene? Gemma?" temporeggia qualche secondo e mi allarmo subito
"Sta bene stai tranquillo ma poco fa ha avuto un brutto attacco di panico" rimango spiazzato. Sarà terrorizzata e io non sono li con lei.
"Che cosa è successo?"
"È passata Christine con le bambine. Mentre parlavano lei ha detto di essere sconcertata dal gesto di Nathan visto che con le sue figlie è fantastico". Capisco subito cosa è stato a scatenarle l'attacco, cerco di stare calmo ma è difficile
"Non deve essere il massimo quando tuo padre cerca di ucciderti e sentirsi dire che è una merda solo con te non aiuta" dico sospirando. Dovrò parlare con Christine, so che le vuole bene ma deve sapere come comportarsi. Dio sto cercando di farle avere una vita normale ma tutto si ritorce contro di noi" dico alzando la voce
"Non ti agitare Phil, lo sai che potresti stare male. Adesso te la passo" aspetto due secondi e poi sento la sua bellissima voce. Cerco di tranquillizzarla ma so benissimo che stanotte non chiuderà occhio. Quando chiudo la chiamata sono mentalmente spossato. Non posso restare qui un minuto di più. Inizio a togliermi tutti i fili e le macchine a cui sono collegato  fanno un rumore tremendo. Dopo due secondi entra il dottor Parker.
"Che stai facendo?" dice venendo vicino a me.
"Devo andare da lei. Ha bisogno di me"
"No Philip tu devi stare a letto e permettermi di curarti. Domani potrai andare da lei". È alto quanto me e molto robusto e io sono troppo debole in questo momento per vincere. Mi aiuta a rimettermi a letto e riattacca tutto
" Mi dici che è successo?" gli racconto tutto e lui mi ascolta molto attentantemente.
"Sai quando Ava è arrivata nella mia vita ero un dottore alle prime armi. Lei è stata vittima del traffico di organi. L'hanno salvata per miracolo ma uno dei reni era già stato venduto. All'inizio non riuscivo a stare nella sua stessa stanza. Mi vergognavo di essere un uomo. Stiamo ancora affrontando le conseguenze della sua infanzia. Ha provato a suicidarsi due volte. Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. Sta provando a vivere e io cerco di aiutarla come meglio posso"
Sono sconcertato dal suo racconto. Avrà passato le pene dell'inferno, povera bambina.
" Domani stringila forte e falle passare la paura ma stasera rimani a letto e non voglio vedere più scenate, intesi?" controlla tutti i parametri e poi mi saluta
"Grazie dottor Parker" mi sorride e se ne va.
Non ho chiuso occhio tutta la notte. La mattina faccio un po' di riabilitazione e mentre cammino attaccato al corrimano vedo Gemma corrermi in contro. Mi abbraccia forte e mi fa barcollare
"Piano principessa, così cadiamo"
"Oh scusa daddy" dice arrossendo. Mi aiuta a tornare in camera e mi siedo sul letto. Adesso la osservo meglio. Ha il viso molto pallido, si notano delle leggere occhiaie ed è dimagrita molto. Evita il mio sguardo, come se avesse paura che le chiedessi qualche cosa. Non sa dire le bugie. Mi sta facendo la valigia ma riesco ad intercettarla e la faccio sedere vicino a me
"Ehi piccola mia, vieni qui. Parla con me. Lo sai che puoi dirmi tutto" le dico alzandole quello splendido visino.
"Non hai dormito vero?" scuote la testa e sbadiglia.
"Che ne dici se io e te adesso ci stendiamo qui? Ti racconto di come ieri il tuo daddy ha dato spettacolo" le racconto della mia sfuriata e la faccio ridere.
"Quindi hai preso ordini da qualcuno per la seconda volta, sono davvero commossa" dice prendendomi in giro
"Spiritosa" sbadiglia di nuovo e si accoccola a me.
"Vieni qui scimmietta" la copro con il lenzuolo e le accarezzo i capelli. Appena si addormenta entra il dottor Parker. Gli faccio segno di parlare piano e lui annuisce
"Quindi questa è la famosa Gemma" dice indicandola. Annuisco sorridendo
"Ha avuto una nottataccia. Ne ha sempre dopo gli attacchi di panico". Parker sembra capire perfettamente. Si avvicina a lei e le tocca la fronte per accertarsi che non abbia la febbre
"Philip è un po' calda ma penso sia solo lo stress. Mi passa un'altra coperta e mi aiuta a sistemarla. Sono felice di averlo conosciuto.
" Ero venuto a dimetterti ma lasciamola dormire un po'. Quando si sveglia suona il pulsante e arrivo"
Mi fa l'occhiolino e se ne va. Nel frattempo la guardo dormire. Sembra così rilassata quando sono al suo fianco. Dopo un po' inizia a svegliarsi.
"Ecco la mia principessa"
"Possiamo andare a casa?" chiede strofinandosi un occhio
"Certo amore. Firmo dei foglio e poi andiamo" chiamo Parker e dopo poco entra. Sembra un po'intimorita da lui ma cerca di nasconderlo.
"Ciao Gemma io sono Parker"
"Buongiorno" lo saluta educatamente e poi non dice più niente.
"Sai Gemma anche Parker ha una little, si chiama Ava" appena sente quel nome si pietrifica.
"Hh-ai una sua foto?" dice balbettando.
"Qui no ma posso fartela conoscere se vuoi, mi sta aspettando nel mio studio" Sono un po' incuriosito, di solito Gemma non mostra interesse per gli sconosciuti. Ma ogni volta mi sorprende. Annuisce e Parker esce dalla stanza. Appena entrano nella stanza Gemma alza lo sguardo e si immobilizza. Lo stesso vale per Ava. Non so cosa stia succedendo ma sembra che si conoscano. Iniziano a piangere e si abbracciano. Io e Parker siamo molto straniti dalla situazione e cerchiamo di intervenire.
"Ehi ehi calmatevi o vi sentirete male" si staccano sorridendo ma non smettono di piangere.
"Ti ho cercata tantissimo" le dice Gemma.
"Ogni sera percorrevo tutta la città ma non ho avuto molto successo". Quindi ogni sera scappava dalla sua camera e girava per la città da sola? Credo di sentirmi male
"Sono finita subito in un brutto giro e non ho potuto contattarti". Si intristiscono e decido di prendere in mano la situazione.
"Ci spiegate come fate a conoscervi?" chiedo sorridendo.
"È mia sorella" dicono insieme e poi scoppiano a ridere
"Insomma non di sangue, lei è una mozzarella non vedete?" dice Ava facendo ridere Gemma. Che bella risata amore mio.
"Eravamo compagne di stanza in orfanotrofio. Cioccolatino e mozzarella ci chiamavano, perché stavamo sempre appiccicate. Siamo state insieme per 6 anni" dice Ava tristemente.
"Poi è successo quello che è successo. Spero che a te sia andata meglio"
"Ava" l'ammonisce Parker
"non proprio ma posso dire che adesso sto bene" dice Gemma in imbarazzo.
"Ok ragazze. Adesso torniamo tutti a casa nostra e ci vediamo presto così voi potrete recuperare il tempo perduto e noi avremo un po' di tregua" dice Parker ridendo
"Ehi" rispondono arrabbiate entrambe. Ridiamo tutti e l'atmosfera si alleggerisce. Ava e Gemma si abbracciano ancora e fanno fatica a staccarsi. Quando finalmente siamo soli mi alzo e l'abbraccio.
"Sono contento per te Gemma, ci voleva una bella notizia" dico sinceramente.
"Pensavo di non rivederla mai più" mi confessa
"perché non me ne hai mai parlato?"
"Perché il modo in cui ci hanno separate è stato così brusco che ancora faccio fatica a non pensarci. Lei era la mia àncora di salvezza quando le punizioni erano troppo dolorose o quando semplicemente diventava difficile vivere quella vita. Jason ci aspetta fuori dall'ospedale. Non posso ancora guidare. Quando entriamo ad aspettarmi ci sono Lia, Elisabeth e Skyler con uno striscione. Sorrido e le bacio tutte sulla guancia. Gemma mi aiuta a sedermi sul divano e festeggiamo il mio ritorno.
"Che cosa hai fatto?" chiede Skyler curiosa. Gemma si irrigidisce ma so come rispondere
"Sono inciampato nei miei piedi" dico facendola ridere. Sky sembra crederci e non fa più domande, io so come trattare i bambini. Guardo Gemma indaffarata a mettere in ordine e a farci sentire a nostro agio. È diventata una donna bellissima. Dopo tutto quello che ha passato e che sta passando adesso riesce sempre a pensare agli altri. Verso l'ora di cena rimaniamo soli finalmente. La faccio sedere sulle mie ginocchia e la bacio. Mi sono mancate le sue morbide labbra. Ci baciamo a lungo e quando ci stacchiamo siamo senza fiato.
"Forza scimmietta adesso torniamo alle nostre regole d'accordo?" annuisce sorridendo, penso che le siano mancate. La stendo sul fasciatoio ma fa un po'di capricci.
"Guarda che posso stare anche senza" prova a dire.
"Non vorrai guadagnarti una punizione proprio stasera, vero?" le chiedo con voce seria
"No daddy, scusa" si lascia mettere pannolino e pigiamino e poi la porto a letto. Siamo molto stanchi e ci addormentiamo subito. Finalmente sono a casa con la persona che amo di più al mondo.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora