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Settembre si sta avvicinando e Gemma dovrà andare a scuola. Non so a che livello sia e soprattutto se ci sia  mai andata.
"Gemma"
"Si daddy?" dice sorridendomi
"Ci sei mai andata a scuola?"
"No, ma all'orfanotrofio c'erano delle insegnanti quindi sono abbastanza in pari" Ci penso un attimo.  dovrebbe andare in quarta superiore e non  sarà semplice. Sicuramente all'orfanotrofio non avranno avuto soldi per mandare tutti a scuola e non avranno seguito i programmi ufficiali.
"Ti piacerebbe andarci?" le si illuminano gli occhi
"Si daddy, così potrò farmi degli amici" dice sincera. Forse si sente un po' sola ma con tutti gli eventi che sono successi non ci ho pensato, dobbiamo frequentare di più Jason e gli altri
"Va bene. Che ne dici se facciamo un test per vedere a che punto sei?"
Annuisce incerta. Cerco qualche esercizio di matematica su internet e lei lo scrive
"Fai con calma" Nel frattempo vado in cucina a prepararle il latte. Quando torno da lei è in lacrime.
"Che succede?" chiedo allarmato
"Nn-on mm-e ne rr-iesce nesss-uno" dice singhiozzando. Questo è un bel problema.
"Sssh Gemma non fa niente. Non è colpa tua. Risolverò anche questa cosa e diventerai bravissima vedrai" Le dico asciugandole le lacrime
"Non voglio andare a scuola e fare una figuraccia, ti prego Daddy non mi ci mandare. Farò la brava ma non ci voglio andare" dice agitandosi
"Tranquilla amore mio, vedremo come fare. Adesso non ci pensiamo"
Vado a prendere il latte e lei lo beve tutto. Poi piano piano si addormenta. La metto nella culla e torno in soggiorno
"Pronto?"
"Jason sono Philip"
"Hei amico, come te la passi?"
"Bene dai. Senti ho un problema con Gemma"
"Spara"
"Vorrei mandarla a scuola ma le ho fatto fare degli esercizi di matematica e non sa farne nemmeno uno. Non credo sia pronta. In orfanotrofio faceva qualche lezione ma niente di più" gli racconto
"Beh io non ho permesso a Lia di andare a scuola, troppi ragazzini arrappati e lei è solo mia" dice con tono duro
" Ho assunto un professore che tutte le mattine viene a farle lezione. All'inizio lei non voleva ma poi ho trovato il modo di convincerla" dice ridendo
"Si a suon di sculacciate" rido
"Ovvio. Lo sai quanto ci tengo alla scuola. Ma Lia è abbastanza brava e le punizioni sono poche"
"Potrebbero studiare insieme. Gemma mi sembra che abbia bisogno di un'amica con cui parlare e in questo periodo non c'ho dato tanto peso"
"Certo amico, bella idea. Informo il professore e poi ci mettiamo d'accordo"
"Grazie Jason"
Sono molto più sollevato ma temo che Gemma non  accetterà tanto volentieri, prevedo diversi capricci. Povero me. Dopo poco sento dei rumori alla radiolina, Gemma si è svegliata.
"Buongiorno principessa"
"Sonno daddy" dice strusciandosi l'occhio con il pugno. La prendo in braccio e si accoccola sulla mia spalla. Forse ha dormito male e ha ancora sonno. La cullo un po' ma non si riaddormenta.
"Non dormi più piccolina?" le dico per assicurarmi che sia sveglia
"No daddy, basta nanna. Però mi piace stare così". L'accontento e restiamo ancora un po' così. Le cambio il pannolino e scendiamo in salotto.
"Allora Gemma ho pensato che sarebbe meglio per te studiare a casa con un insegnante privato. Che ne pensi?"
"No, sarei sola e non potrei farmi degli amici. No e no" dice incrociando le braccia al petto
"Gemma non farmi arrabbiare, mi prudono già le mani. Fammi finire di parlare" ma lei mi interrompe ancora
"Non mi interessa quello che hai da dire non voglio rimanere chiusa in casa da sola con uno sconosciuto" mi sbraita contro. Inizio ad arrabbiarmi
"Secondo te ti lascerei con uno sconosciuto?" dico alzando la voce
"Stavo per dirti che non sarai sola ma che sarai con Lia. Studierete insieme" non se lo aspettava
"Oh..." dice abbassando lo sguardo
"Non ti permettere più di urlarmi contro, hai capito? " le dico severamente
"Io so cosa è meglio per te e non mi piace che lo metti in dubbio"
"Scc-usami daddy" dice torturandosi le mani
"Adesso ti prendi una bella punizione e vediamo se impari a rispettare le mie decisioni. Decisioni che prendo per il tuo bene" puntualizzo
"Vieni qui, forza" ma lei non si muove
"Ti prego scusami Daddy non mi punire"
"Gemma non farmelo ripetere" dico guardandola in modo molto duro. Lei si alza e si sistema sulle mie ginocchia. Ho solo una ciabatta a mia disposizione e la utilizzo.
"Ad ogni colpo ti scuserai" Annuisce. Le do il primo colpo
"Voglio sentirti rispondere con la voce"
"Si daddy" dice asciugandosi una lacrima.
Si scusa per tutti e trenta i colpi mentre piange disperata. Ma se l'è meritata. Pensavo che si fidasse di me e invece ha messo in discussione una mia decisione. Se la mandassi a scuola la boccierebbero e la prenderebbero in giro e non voglio che accada. Gli incontri con la psicologa stanno migliorando e gli incubi notturni ormai sono rari. Ho paura di una ricaduta e non lo permetterò.

Mi ha punita duramente. Il mio sedere va a fuoco. Se mi avesse detto subito che sarei stata con Lia non mi sarei opposta e mi sarei risparmiata questa umiliazione. Si perché è umiliante doversi scusare. Mi sento mortificata per aver dubitato di lui. So benissimo che tutto quello che fa lo fa esclusivamente per il mio bene
"Gemma alzati e vai nell'angolo" controvoglia mi alzo e con sguardo basso faccio quello che mi ha ordinato
" Adesso vediamo se diventi una brava bambina" mi dice in tono arrabbiato. Io sono una brava bambina o almeno cerco di esserlo. Pensavo di impegnarmi molto ma evidentemente non è così e rimango delusa. Non voglio deludere Philip, presta molta attenzione alla mia educazione e io l'ho deluso. Piango molto mentre sono in piedi. Quella punizione deve servire a farmi riflettere sui miei errori e puntualmente riesce nel suo scopo.
"Vieni Gemma, sei stata brava" mi dice prendendomi in braccio. Mi stende sul divano e mi spalma la crema. Continuo a piangere delusa per il mio comportamento. Io non sono così, sono buona e non discuto per le decisioni di Daddy. Lui mi ha insegnato che lui decide ed io devo obbedire perché quello che fa lo fa per il mio bene.
"È così che capirai di poterti fidare di me" disse una volta. Ma io mi fido di lui ma a volte non riesco ad accettare le sue decisioni. Come quella volta in cui voleva farmi il clistere perché da tre giorni non mi liberavo e avevo dei forti crampi. Ma non volevo e scappai per tutta la casa, urtai un vaso e si ruppe. Mi bloccai e lui mi prese. Non solo mi fece il clistere ma mi puní prima di potermi liberare con la minaccia di aumentare i colpi se solo mi fossi fatta sfuggire una goccia d'acqua. Fu terribile ma dopo mi sentii rincuorata. Dopo una punizione torna sereno e nel profondo gli sono grata per la mia educazione.
"Basta piangere, è tutto finito" mi dice accarezzando i capelli
"Scusami daddy se ho dubitato di te" gli dico guardandolo negli occhi
"Non lo faccio più mi dispiace" mi butto tra le sue braccia e mi lascio coccolare. A pensarci bene sono emozionata di poter studiare con Lia. Ormai siamo molto amiche e ci  divertiremo insieme .

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora