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Il giorno dopo è lui a svegliarmi con tanti bacini
"Mmmm Daddy ancora 5 minuti" dico con gli occhi ancora chiusi.
"Su Gemma apri gli occhietti" ma l'unica cosa che faccio è girarmi dall'altra parte. So di dover raccontare molte cose oggi e voglio ritardare il più possibile quel momento. Ho paura del suo giudizio, di quello che potrà dire o fare. Mentre sono concentrata su questi pensieri mi arriva uno sculaccione non troppo forte
"Gemma esci da lì, ora!" dice severamente. Sbuco immediatamente dalle coperte e mi sorride. Forse non è tanto arrabbiato.
"Forza andiamo a fare colazione" Mi prende in braccio e scendiamo in cucina. Il piede sta meglio ma ancora non lo muovo del tutto. Domani  passerà Jason per controllare e porterà anche Lia. Sono felice di rivederla.
Mentre sto bevendo il latte cerco di farmi coraggio e quando ho finito sospiro e mi rivolgo a Philip
"Daddy" Lo chiamo per attirare la sua attenzione
"Dimmi piccolina"
" Possiamo andare sul divano? Devo dirti un po' di cose e nel seggiolone sono scomoda". Quell'aggeggio di plastica è infernale ma lui non vuole che mi sieda su una sedia normale, potrei cadere.
"Sei sicura?" Mi chiede fissandomi
"Nessuno ti obbliga a raccontare niente. Voglio che tu ti senta a tuo agio".
"Si daddy. Non posso garantirti che dopo andrà meglio ma almeno saprai cosa è successo".
Mi sorride, mi fa scendere dal seggiolone e ci sistemiamo sul divano, quel divano è comodissimo.
"Sai che prima di arrivare qui ero affidata agli White, un uomo e una donna senza figli. Quando sono arrivati in orfanotrofio hanno subito scelto me. Io ero al settimo cielo. Fantasticavo su dove sarei andata a vivere e su cosa avrei potuto avere. Erano molto sorridenti e non ebbi paura. Quando però arrivammo a casa qualche cosa scattò nella loro mente. Mi rinchiusero in un ripostiglio molto piccolo e quello diventò la mia nuova casa. Mi facevano uscire solo per infliggermi qualche tortura o per andare al bagno e lavarmi" Faccio una pausa. Non ho ancora rivelato niente di così estremo ma i ricordi si stanno affollando e devo buttarli fuori, ora o mai più.
"Mi feci la pipí sulle scarpe e quando se ne accorsero si infuriarono. Mi legarono le braccia dietro la schiena e i piedi e mi misero un foulard in bocca per non farmi urlare. A quel punto iniziai ad avere davvero paura. Pensavo che nessuno sarebbe venuto a prendermi. Per due giorni non mi fecero mangiare e il terzo giorno mi diedero del pane secco e dell'acqua ". È difficile dare voce a tutto quello che è successo ma lui mi sta ascoltando, come rapito dalle mie parole, pur stringendo i pugni . Forse si sta arabbiando con me ma devo dirgli tutto.
"La prima volta che mi ha toccata è stata il pomeriggio del quarto giorno. Venne a prendermi e in mano aveva delle corde. Mi fece sdraiare sul letto e mi legò mani e piedi. Poi fece sesso con me. Quando ebbe finito iniziò a picchiarmi molto forte. Svenni un paio di volte ma non se ne curò. Poi mi riportò nel ripostiglio senza neanche medicarmi."
Mi rannicchio e mi copro gli occhi con le mani. Inizio a singhiozzare, mi vergogno da morire.
" Hei Hei piccolina,vieni qui da me. Ci sono io adesso, tutto questo non accadrà più. Sei stata molto coraggiosa a raccontarmi questo episodio" dice in modo dolce abbracciandomi
"Non è colpa tua, i grandi sbagliano spesso ma ce ne sono alcuni che sono proprio degli stronzi" dice addolcendo lo sguardo.
"Daddy non si dicono le parolacce" dico ridendo e asciugandomi gli occhi.
"È vero amore, ma questo vale solo per te"  mi fa la linguaccia e decido di continuare, deve sapere.
"Una volta decise di fare un gioco. In quel caso avevo le braccia legate dietro la schiena e i piedi legati in alto. Lei mi teneva ferma e lui con una sigaretta mi bruciava sotto i piedi. Il dolore era atroce, le mie urla erano attutite da un calzino e loro ridevano ogni volta che mi lamentavo" Dico iniziando a singhiozzare di nuovo.
"Sshh Gemma adesso sei al sicuro, nessuno ti farà mai più una cosa del genere te lo prometto. Per adesso basta con i racconti. Cambiamo questo pannolino puzzolente e ci facciamo un bel bagno, poi se vuoi puoi continuare altrimenti basta così. Sei stata fin troppo brava" Acconsento, non ce la faccio più ma voglio liberarmi di questo peso. Si prende cura di me per il resto della mattinata. Scherziamo e ridiamo. Mi fa il solletico e mi pettina i capelli in due trecce meravigliose.
"Forza principessa a fare la pappa" dice battendo le mani. Quando vedo il semolino faccio una faccia disgustata.
"Gemma voglio vedere il piatto vuoto" dice accorgendosi della mia espressione.
"Ma non mi piace" e metto il broncio
"Gemma!. Per favore non costringermi a punirti oggi, fai la brava". Dopo tanti tentativi riesco a mangiarlo tutto, è disgustoso.
"Hai visto? Sei sopravvissuta ad un po' di semolino" mi dice ridendo. Ma io ho ancora il broncio e gli faccio una linguaccia. Poi però sorrido. Mi piace scherzare con lui.
Inizio a sbadigliare ma non voglio dormire.
"Daddy no nanna"
"Sssh niente nanna, ti tengo solo un po' così" Mi prende in braccio e mi culla ma non resisto e mi addormento.
Quando mi sveglio chiamo Daddy e lui subito arriva
"Ben svegliata dormigliona" Dice sorridendo. Sono ancora un po' assonnata, mi struscio un occhio con il pugno e mi limito a sorridere. Ho un po' di mal di testa ma voglio togliermi questo peso.
Ci spostiamo in salotto e lui si siede vicino a me e cominciò a raccontare di nuovo
" Ogni giorno se ne inventava una per farmi del male, non lavorava e beveva molto. Una volta tentò di soffocarmi. Ma la corda si ruppe in tempo, altrimenti adesso sarei morta. Li ho capito che non sarei uscita viva da quel posto" Mi prende la mano e me la stringe. Gliene sono grata, ho bisogno di un contatto reale.
"Quando cercavo di ribellarmi lui sorrideva. Era come un gioco, io tentavo di sfuggirgli e lui mi faceva ancora più male. Una delle ultime volte che cercai di ribellarmi decise di fare un gioco. Scrisse dei numeri su dei foglietti e me li fece pescare. Ogni numero corrispondeva ad un taglio. Me ne fece 105. Sarei morta dissanguata se il giorno dopo non fossero arrivati gli assistenti sociali. Ricordo il rumore delle sirene. Dovetti stare quasi un mese in ospedale. Ero sola, avevo 11 anni ed ero terrorizzata. Non facevo avvicinare nessuno e ogni volta dovevano sedarmi per medicarmi o fare dei controlli" mi sta guardando con gli occhi spalancati, ho paura che non mi creda
"Te lo giuro è andata così, devi credermi. Ho ancora delle cicatrici, guardale ti prego" Gli dico in modo agitato. Lui sembra tornare nel mondo dei vivi
"Scusami piccolina, non ti agitare. Certo che ti credo. Sono solo tanto arrabbiato per non aver potuto aiutarti prima. Ma non è colpa tua". Piango per non so quanto tempo. Philip mi obbliga a prendere il ciuccio per calmarmi e infatti mi addormento. Finalmente gli ho raccontato tutto e forse starò meglio.

POV PHILIP
Non posso credere a quello che ho sentito. Come può un uomo fare così male ad una bambina di 11 anni. Gemma è distrutta. Pensa che avrei potuto non crederle ma le ho viste le cicatrici sotto i piedi e sulla pancia sono ancora visibili le cicatrici dei tagli più profondi. Ma anche se non ci fossero state quelle cicatrici le avrei creduto. Avrei voluto proteggerla da tutto questo, impedire alla sua mente di crollare. Spero che dopo questo racconto stia meglio, altrimenti la costringeró ad andare da uno psicologo, ma di questo ne parleremo più avanti. Si è addormentata stremata dal pianto. Ho dovuto darle un calmante altrimenti si sarebbe potuta sentire male. Vorrei rimandare la visita di Jason ma deve controllarle il piede. Quando arrivano Gemma dorme ancora
"Ciao amico, ciao piccola Lia." Le do un bacetto in fronte e lei sorride
"Hei amico, come va?" faccio segno di mettere Lia nel box così possiamo parlare tranquillamente.
"Gemma dorme ancora. Ieri mi ha raccontato cosa le è successo quando era con quei due. Ti risparmio i dettagli se vuoi dormire la notte, io non ci riuscirò per un bel po' di tempo". Stringo i pugni e do un pugno alla parete, non mi faccio niente ma è liberatorio.
"Calmati Philip. Se ti sente starà peggio. L'importante è che adesso ci sia tu con lei. Il passato diventerà solo un brutto ricordo vedrai" Mi abbraccia forte e gliene sono grato. Mi serve un amico in questo momento.
"Che ne dici se andiamo a svegliarla tutti insieme, ci conosce e le farà piacere vedere Lia" Annuisco e andiamo da lei. Quando si sveglia e vede Lia lancia un urletto e batte le mani. Adoro vederla felice
"Vieni Lia, lasciamo che Philip cambi Gemma e poi potrete giocare"
"Daddy basta voglio andare a giocare con Lia" Dice scalciando. Per poco non mi prende
"Gemma!. Potevi farmi male. Adesso stai ferma poi bevi il latte e se ti comporti bene puoi giocare con Lia. Altrimenti li mando via. Capito?"
"Si Daddy, scusa, sarò buona."
"Brava bimba". Finisco di preparla e raggiungiamo Jason e Lia sul divano.  Vuole che la metta giù ma deve bere il latte.
"Gemma. Cosa ti ho appena detto?, stai buona". Si tranquillizza e beve tutto il latte, ha fame questa birichina.
Le lasciamo giocare nel box. Jason va a lavoro, tornerà per pranzo, e io vado nel mio studio.

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