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Un mese dopo...

Le giornate passano lente. La mattina posso andare a trovare Philip. Mi permettono di stare un'oretta con lui ma poi devo uscire. Quello è il momento più difficile. Jason spesso deve costringermi mentre mi ripete che gli dispiace tanto. Il resto del pomeriggio lo passo a fissare un punto o a mettere in ordine la casa. L'unica cosa che posso fare per ringraziare Jason e Lia è tenere pulito. Mi ripetono sempre che non ce n'è bisogno ma è il minimo e poi serve a distrarmi. Lia parla molto con me. Spesso non so che risponderle ma lei non si perde d'animo e continua. Fortuna che è una gran chiacchierona. Invidio molto il loro rapporto,sono bellissimi insieme. Cercano di non farmi sentire a disagio e io cerco di dargli più spazio possibile. Sto spesso chiusa in camera. Per Lia è giusto rispettare la propria routine e non vorrei che Jason la punisse per colpa mia. Ma allo stesso tempo per me è difficile guardarli mentre lui si prende cura di lei.Mi mancano addirittura le punizioni.
"Gemma?" Jason entra dopo aver bussato. Sono andato a prendere la macchina. Ho recuperato anche le valigie,te le lascio qui. Appena se ne va apro subito quella di Philip. C'è il suo odore. Spargo sul letto tutti i suoi vestiti e mi ci stendo sopra. Sembra quasi di averlo vicino. Piango molto e finisco per addormentarmi

POV JASON:
Ho finito di compilare delle cartelle finalmente. Ho deciso di lavorare meno per potermi prendere cura di entrambe ma spesso devo portarmi il lavoro a casa. Sono mentalmente distrutto. Lia sta guardando un cartone e Gemma non so bene cosa faccia. Non voglio intromettermi troppo ma vorrei starle il più vicino possibile. Quando vado a controllarla la trovo addormentata sopra i vestiti di Philip. Chiudo la porta per non svegliarla e scoppio a piangere. Lia mi abbraccia e cerca di consolarmi. Dovrei essere forte per loro ma Philip è il mio migliore amico e non voglio perderlo.
"Sssh daddy ci sono qua io. Senti qui" Lia mi mette una mano sulla pancia e sento scalciare,la mia piccolina. Si abbiamo scoperto che è una femmina e si chiamerà Camille. Non è una gravidanza facile, la mattina vomita spesso e tutto questo stress non aiuta. Poco dopo vediamo arrivare Gemma, non ha un bell'aspetto. Si siede in cucina, fa di tutto per non darci fastidio ma vorrei solo che facesse quello che vuole. Vorrebbe tornare a casa lo so ma Philip non me lo perdonerebbe mai.
"Ehi Gemma. Hai fame?" annuisce. Non parla mai molto. So che non è mai di molte parole ma ora lo è anche meno. Vorrei che si sfogasse con Lia ma non c'è molto da dire. Le sue condizioni non migliorano e chissà se miglioreranno mai. Philip ha un testamento per questo e oggi pomeriggio l'avvocato ce lo leggerà.
"Sei pronta?" annuisce ed usciamo. Aiuto Lia ad entrare in macchina mentre Gemma è già in posizione con la cintura legata. So che darebbe qualsiasi cosa per farsi mettere sul seggiolino da Philip. Io non sono il suo daddy quindi evito di fare tutto quello che comporta ma mi prendo comunque molta cura di lei. Quando arriviamo le tremano un po' le mani. Lia gliele prende e le sorride
"Buonasera, prego accomodatevi". Facciamo come ci ha chiesto e ascoltiamo
"Allora... Io Philip Thompson chiedo che, in caso di prolungato coma, sia staccata la spina. Dovrà passare un anno e non ci dovranno essere più speranze" sapevo di questa sua scelta ma evidentemente Gemma no. Appena l'avvocato finisce di leggere si alza
"È tutto?" chiede gentilmente
"Si signorina" non gli da modo di continuare
"Grazie, arrivederci" apre la porta e se ne va. Ci affrettiamo a raggiungerla mentre lei è già arrivata alla macchina
"Gemma io..." non mi lascia finire
"Possiamo andare a casa mia? Ho bisogno di stare un momento lì da sola" l'accontento e mi dirigo a casa sua. Io e Lia rimaniamo in giardino mentre lei quasi corre dentro. Ho paura di come esploderà ma ha bisogno di stare sola. Quando decidiamo di raggiungerla la troviamo distesa nel letto mentre piange disperatamente. Ci stendiamo vicino a le e l'abbracciamo
"Perché?"
"Perché non mi dà la possibilità di salvarlo?" chiede sconsolata
"La medicina fa passi da gigante, può darsi che trovino una cura"
"Lo so bambolina ma queste sono le sue volontà. Le ha scritte quando tu non esistevi ancora per lui.
Sono sicuro che avrebbe fatto diversamente adesso ma purtroppo non possiamo cambiare le sue volontà" la lasciamo sfogare e poi torniamo a casa.
Sono le tre di notte. Io e Gemma siamo seduti sul divano. Ho parecchio sonno ma lei non accenna a voler dormire. Non mi va di lasciarla sola. Il mio telefono prende a squillare ed è strano, non sono reperibile.
" Pronto?"
"Dottore, chiamo per il signor Thompos" deglutisco sonoramente e ascolto.
"Lo abbiamo rianimato due volte e...."
"È morto?" chiedo senza lasciarlo finire
"No anzi, ha aperto gli occhi. Stanno eseguendo i test neurologici ma il paziente chiede di una certa Gemma. Lei sa chi è?" si è svegliato. Piango come un bambino e mi dimentico di rispondere.
"Dottore? È ancora lì?"
"Si mi scusi. Conosco la ragazza. Arriviamo tra poco" butto giù e torno da Gemma. È in lacrime.
"È morto vero? Oddio è morto lo so." parla a raffica e non mi lascia parlare
"Gemma ascoltami" si blocca e mi guarda
"Philip ha aperto gli occhi e chiede di te" La prendo al volo mentre perde i sensi. Il suo fisico non ne può più. La schizzo con un po' di acqua e apre gli occhi
"Eccoti bambolina. Adesso mangi un po' di cioccolata e poi ti porto da lui". Per la prima volta in un mese mi sorride davvero. Vado a svegliare Lia ma è già in bagno che vomita. Gemma ci raggiunge correndo e le tiene i capelli. Lia sembra sorpresa e mentre vomita le spiega quello che è successo. Lia piange, anche Gemma piange e forse tra poco piangerò anche io. Lia deve rimanere a letto quindi chiamo mia sorella. Aspettiamo che arrivi e poi Gemma corre alla macchina. Piange da quando siamo partiti. Penso che lo stress fisico che ha subito sia davvero troppo. Non so come avrebbe reagito se Philip fosse rimasto ancora a lungo in coma. Quando arriviamo lo vediamo dal vetro. Gli occhi sono aperti e Gemma mette una mano sul vetro. Come se l'avesse sentita si gira e la guarda. Spero che la riconosca. Non sappiamo il danno che ha subito. Potrebbe ricordarsi il nome ma non riconoscere la persona che lo porta. Stanno ancora facendo degli esami e non possiamo entrare. È troppo debole e il medico concede a Gemma solo 5 minuti. Lui comunque non può parlare. Gli hanno tolto il respiratore ma la gola ha subito un trauma e deve riprendersi. Spiego tutto a Gemma e lei mi ascolta attentamente. Non vuole fargli male. Appena entra si siede sulla sedia e gli prende la mano.

"Ciao daddy" gli dico prendendogli la mano. Ci mette un po' a girare la testa verso di me ma poi mi sorride.
"Mi riconosci vero?" chiedo speranzosa. Annuisce quasi impercettibilmente e qualche cosa torna a vivere dentro di me. Scoppiamo a piangere insieme ma lui non deve agitarsi.
"Ssh basta, adesso sono qui. Sono sempre stata qui". Gli accarezzo i capelli e lui si addormenta. Il tempo è finito quindi a malincuore esco. Jason sta parlando con il medico ma io voglio sapere.
"Mi ha riconosciuta" informo entrambi.
"Non sembra ci siano danni al cervello. L'intervento è andato molto bene. È giovane. Si riprenderà. Tra un paio di giorni, salvo complicanze, lo trasferiamo in reparto. Adesso scusatemi ma devo andare" saluto il dottore e abbraccio Jason
"Grazie per non avermi fatta affondare"
"Fai parte della mia famiglia Gemma, non avrei mai potuto lasciarti da sola. Adesso però torniamo a casa e andiamo a dormire". Protesto un po' ma poi lo seguo. Quando torniamo troviamo  Lia sveglia e Jason la rimprovera.
"Che ci fai sveglia?"
"Volevo sapere come sta Philip"
"È ancora molto debole ma si riprenderà perfettamente" rispondo sorridendo. Sorridiamo tutti, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Sbadigliamo tutti quindi decidiamo di andare a dormire. Finalmente mi addormento serenamente, domani andrà meglio lo so.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora