13

8.7K 115 6
                                    

Mi sveglio e sono completamente sudata. Ho avuto l'ennesimo incubo ma fortunatamente Philip non si è svegliato. Fa già tanto per me e si merita un po' di riposo. Pensavo che mi avrebbe punito per il morso ma è stato molto comprensivo.
C'è qualche cosa che mi rende inquieta. In realtà non ho detto tutta la verità a Philip. La psicologa veniva in ospedale ma non ero mai molto gentile con lei. A volte le tiravo quello che avevo di più vicino. Ma lei è stata così paziente da farmi abituare alla sua presenza e alla fine è diventata la mia unica amica. Ma per lei sono sempre rimasta solo una paziente. Una bambina che andava aggiustata.
Mi fido, o quasi, solo di Philip e non voglio dover stare da sola in una stanza con uno sconosciuto. Forse se gli racconto tutto basterà o forse no. Ma è così difficile dover ripensare a quello che ho subìto. Vorrei uscire un po' per schiarirmi le idee, come facevo all'orfanotrofio, ma Philip mi punirebbe sicuramente e poi sta iniziando a piovere e io odio i temporali. Un tuono mi fa sobbalzare e mi vado a nascondere in bagno. Li non ci sono finestre, sarò al sicuro. Non so per quanto rimango lì ma non dormo per tutta la notte. Philip si sveglia e inizia a chiamarmi, sento che è preoccupato dalla voce.
"Gemma? Dove ti sei cacciata??"
Sono paralizzata dalla paura. Vorrei   rispondere ma il rumore dei tuoni mi fa nascondere ancora di più. Inizia a cercarmi per tutta la casa e solo dopo mezz'ora entra in bagno. Appena mi vede si rilassa ma poi assume un'espressione arrabbiata.
"Che cosa ci fai qui?!, perché non sei a letto? Lo sai che non devi scendere da sola, potresti farti male. Ti devo mettere nella culla?" dice in tono arrabbiato.
"Sss-cusa Daddy ma..." Un tuono mi fa urlare e lui sembra capire all'istante che cosa mi turba.
"Hai paura dei tuoni?" Dice in tono un po' più dolce
"sss-i" e scoppio in lacrime. Mi prende in braccio e mi coccola per un po'. Mi fa bere il latte e poi mi guarda con sguardo serio.
"Da quant'è che eri in bagno? Devi svegliarmi lo sai. Adesso ti prendi una bella punizione e poi stai anche 10 minuti nell'angolino a riflettere.
" Ma io ho avuto paura" dico a bassa voce.
"Non mi interessa se hai avuto paura, io sono il tuo daddy e se ti dico che mi devi svegliare lo devi fare. Se ti dico che non devi scendere da sola dal letto non devi azzardarti a scendere, capito?
" Si Daddy". Mi toglie il pigiamino e il pannolino e mi da 30 sculacciate con la spazzola. Quell'aggeggio è terribile ma nonostante le mie lamentele non smette. Non smette mai durante una punizione, posso agitarmi quanto voglio tanto non smette mai.
"Adesso vediamo se diventi una bambina ubbidiente. Vai nell'angolo e non muoverti fino a che non te lo dico io". Obbedisco, non voglio un'altra punizione. Lo sento sospirare, forse non è facile per lui dovermi educare. Ho molti problemi e non sa come affrontarli e io non lo aiuto di certo tenendomi tutto dentro.
"Vieni qui Gemma, sei stata brava". Corro tra le sue braccia e mi beo delle sue coccoline. Dopo un po' però si fa di nuovo serio, ha uno sguardo preoccupato
"Gemma oggi verranno i miei amici con le loro little. Lo so che ti spaventa conoscere gente nuova ma penso che ti faccia bene, quindi voglio che ti sforzi. Non voglio che si ripeta come con Lia. Non vorrei doverti punire ancora". Non posso rifiutare. Vediamo come va, magari sono brave persone.
"Va bene daddy, sarò brava te lo prometto". Mi mette la crema sul culetto e mi aiuta a vestirmi.
"Ti va di aiutarmi a preparare il pranzo?"
"Siiiiiiii, sono bravissima a cucinare". È vero, cucinavo sempre io all'orfanotrofio, anche se spesso poi non mi facevano mangiare, ma cucinare mi rilassa e non vedo l'ora.
"Allora Daddy, taglia le verdure e mettile in una teglia, poi condiscile"
"Agl'ordini capitano" dice ridendo. Non posso che ridere con lui, i ruoli si sono momentaneamente invertiti.
Cucino tutto io, lui si limita a guardarmi meravigliato. Sono a mio agio in cucina e mi metto pure a canticchiare una canzone che ascoltavo spesso in orfanotrofio.
" Che c'è daddy?, perché mi guardi così?"
"Niente piccolina, mi piace vederti sorridere, vorrei che lo facessi sempre". Divento tutta rossa e lui scoppia a ridere. Ma poi suonano alla porta ed io mi incupisco. So che non permetterebbe mai che qualcuno mi faccia del male ma l'incertezza non mi fa stare tranquilla.

POV PHILIP
Non so se ho fatto bene ad invitare i miei amici. Vorrei che Gemma facesse amicizia con le altre little così da potersi confidare. Spero che sia una buona idea, l'ultima volta non è finita bene. Faccio entrare Liam, Marco, Josh e jason. Insieme a loro ci sono Olivia, Amelia, Cecilia e Lia. Le conosco da 3 anni e spero che Gemma un giorno diventi come loro. Si, è già molto ubbidiente ma lo fa solo per paura e voglio che capisca davvero il suo errore e che si impegni a non commetterlo più. Faccio accomodare tutti in salotto e vado da Gemma.
"Hai finito? Sono arrivati gli ospiti, che ne dici di venire a salutare?" mi dice di sì anche se si sta torturando le mani. Decido di prendergliele per farla smettere.
"Piccolina mia non devi avere paura. Non farò mai niente che ti possa ferire. Voglio solo che tu conosca i miei amici e che ti faccia delle amiche. Non sarebbe bello poterti confidare con qualcuno?, Mica puoi dire tutto al tuo daddy" dico sorridendo e lei fa un piccolo sorriso. È già una vittoria.
"Si, però potresti prendermi in collo?" Esaudisco il suo desiderio ed andiamo di là. Nasconde subito il visino nell'incavo del mio collo. Ho istruito i miei amici, mi sono raccomandato di essere cauti e di non farle troppe domande. Tutti si presentano ma Gemma non si muove da quella posizione. Quando è il suo turno le tocco un braccio per farla girare e saluta con la manina. Ci accontentiamo, per adesso è già un piccolo traguardo. Di solito nemmeno si gira e la devo tenere in collo per tutto il tempo. Decidiamo di far mangiare prima le bambine, almeno dopo potranno conoscersi meglio. Preparo una pastina con l'omogeneizzato. Gemma non l'ha mai mangiata e non so come reagirà. Ma le altre sono abituate e forse è arrivato il momento anche per lei di imparare. Ognuno si occupa della sua bambina. Gemma non ne vuole proprio sapere. Chiude la bocca e fa no con la testa. Provo altre due volte e poi perdo la pazienza.
" Gemma!, se non mangi tutto ti punisco davanti a tutti e non ti lascio giocare con le altre bambine. Hai capito?" abbassa subito lo sguardo. Lo fa sempre quando la sgrido
"Rispondimi quando ti faccio una domanda, hai capito?" la vedo tremare un po', ho usato un tono abbastanza
alto. Jason si avvicina e mi stringe il braccio per farmi calmare. Con Gemma ci sto andando piano perché comprendo il trauma che ha subito ma Jason mi conosce e sa che non tollero che qualcuno non mi porti rispetto, figuriamoci se è la mia bambina.
"Si daddy ho capito". Dice abbassando lo sguardo. Dopo quell'episodio mangia tutto e trattengo a stento le risate per le sue facce disgustate, sono davvero buffe , ma apprezzo l'impegno che ci sta mettendo e decido di farle un regalo. E comunque ha ragione quegli omogeneizzati fanno schifo, ma questo non glielo confesserò mai. Dopo il pranzo delle piccole le mettiamo a giocare nel box e noi possiamo pranzare con calma
"Allora amico, come sta andando?" Mi passo una mano tra i capelli e sbuffo
"Non lo so Liam. Non credo di star facendo un buon lavoro. È sempre terrorizzata da qualunque cosa. Ieri a causa del temporale si è nascosta in bagno per tutta la notte e quando mi sono svegliato mi è preso un colpo. Per non parlare della storia dell'ago" Finalmente posso sfogarmi con qualcuno che davvero mi capisce. Ogni tanto chiamo i miei fratelli ma loro si limitano a dire che con il tempo la situazione  migliorerà.
"Ma Philip è normale. Non abbiamo idea di quello che ha passato in quella casa. Ci sono traumi che non puoi superare ma con cui puoi imparare a convivere. Ma le serve una guida severa e anche amorevole che la aiuti a fidarsi di nuovo del mondo. Una ragazzina di 11 anni che subisce delle vere e proprie torture come può tornare veramente ad essere serena senza un adeguato aiuto? " Ha ragione e mi sento ancora di più un mostro
" Non stiamo dicendo che non la devi punire. Deve comunque imparare ad obbedirti ma prima ho capito che stavi per perdere il controllo e non deve succedere. Rischieresti di perderla per sempre e sappiamo quanto le vuoi bene"
"Quando Olivia è arrivata a casa piangeva tutte le notti. La prima volta che sono riuscito a metterle il pannolino ho notato delle bruciature su tutto il corpo. Solo dopo un anno mi ha confidato che il patrigno la torturava bruciandola con la sigaretta" Rimango spiazzato, posso solo provare ad immaginare il dolore che ha provato quella povera bambina.
"Questo per dirti che ci vorrà tanto tempo e tanta pazienza ma prima o poi tutto si risolverà". Mi danno un abbraccio e decidiamo di andare a vedere che cosa stanno combinando le bambine.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora