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11 aprile 20XX

Il pomeriggio, finita scuola, decisi di fare una passeggiata subito dopo essere tornata a casa. Nonostante fossi abbastanza stanca fui contenta di aver deciso di farlo: i colori tenui ed opachi del tardo pomeriggio ripagavano ogni sforzo, infondendo in me uno strano senso di pace che stonava completamente con tutto ciò che si stava susseguendo nella mia vita.

Controllai il fuso orario di Washington DC: purtroppo a quell'ora le mie amiche stavano sicuramente seguendo le lezioni, perciò dovetti trattenermi dal chiamarle nonostante la tentazione e il bisogno fossero davvero grandi. Anche il solo fatto di parlare nella mia lingua natia mi faceva sentire meno sola, persino durante le lezioni di letteratura inglese di Present Mic. Probabilmente se lo avessi ammesso ad alta voce tutti mi avrebbero presa per pazza, ma era esattamente quello che provavo.

Avevo un costante, bruciante, disperato bisogno di sentirmi a casa.

Quando mi rendevo conto di essere praticamente da sola in un paese lontanissimo da quello in cui ero cresciuta, dalle mie radici, dalle persone a cui volevo bene, mi assaliva un prepotente desiderio di tornare indietro, a costo di farlo a insaputa di mia mamma. Cosa importava a lei d'altronde? Non aveva mai trascorso tanto tempo insieme a me e dopo esserci trasferite lo faceva ancora meno. Le cose si sarebbero sistemate per tutti. Io sarei tornata indietro, i miei vecchi amici mi avrebbero accolta a braccia aperte e quelli nuovi mi avrebbero dimenticata nel giro di una settimana e il mio ricordo sarebbe riaffiorato alle loro menti durante le future cene di ex compagni di classe come qualcosa di piccolo e insignificante.

Mi fermai a metà di un ponte mentre lo stavo attraversando e mi concessi qualche minuto per guardare l'acqua che scorreva impetuosamente sotto i miei piedi.

C'era qualcuno a cui importava qualcosa di me in quel momento?

Quei brevi attimi di felicità che avevo provato in certi momenti a scuola o al centro commerciale con Mina erano veri? O erano soltanto una costruzione mentale volta a farmi credere che le cose si stessero sistemando, che finalmente ero felice, che forse avevo trovato il mio posto nel mondo?

Presi il cellulare in mano e controllai distrattamente le notifiche: qualche messaggio dal gruppo della classe, alcune persone consigliate su Instagram, le previsioni del tempo del giorno successivo. Mi sentii dannatamente stupida quando infilai lo smartphone in tasca. Cosa speravo di trovarci? Una chiamata persa da mia mamma, forse? Che stupida. Stupida, stupida, stupida.

Senza rendermene conto mi si erano riempiti gli occhi di lacrime, ma le asciugai con testardaggine. Non potevo certo mettermi a piangere in quel momento e in quel luogo, o avrei spaventato i passanti.

Angolo autrice
Ciao a tutti! Come state?
Io purtroppo sono tornata in zona rossa e ci resterò fino a dopo Pasqua se tutto va bene :')
Comuuuunque non parliamo di cose tristi che ne abbiamo tutti abbastanza.
Prima di tutto volevo ringraziarvi perché Boku no Humor Academia ha raggiunto 100K visualizzazioni.
100K VISUALIZZAZIONI AAAAAAH GRAZIE GRAZIE GRAZIEE😍💕💞💖💗💞💕
*prende fiato*
Poi...
Siccome mi sono resa conto che questi capitoli sono davvero corti stavo pensando di pubblicarne due questa settimana (forse anche la prossima, vediamo come procede la scrittura).
Per adesso vi auguro buona giornata e settimana! Ciauu😘❤

Spicy caramelWhere stories live. Discover now