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12 aprile 20XX

Il fine settimana era ormai alle porte e tutti fremevano di eccitazione per l'imminente ritorno ai dormitori. Persino Bakugo, che sembrava non conoscere altri sentimenti oltre la rabbia e la seccatura, aveva dimostrato un minimo di contentezza: aveva preparato le valigie con le sue cose già la sera del venerdì prima. Anche io le avevo pronte addirittura dal giovedì, complice il fatto che ormai a furia di preparare e svuotare valigie ero diventata molto rapida e conoscevo bene la corretta disposizione di tutte le mie cose al loroi nterno.

«I dormitori sono quegli edifici enormi dietro la scuola?» chiesi a Bakugo osando interrompere il rituale di preparazione della sua lettura serale.

«Sì.» sbuffò senza aggiungere altro e sedendosi dalla parte opposta del divano rispetto a me.

«Che libro è?» chiesi senza cercare di sporgermi per spiare il titolo.

«Sempre a fare domande?» chiese scocciato. «Roba mia.»

«Hai paura che io scopra che leggi Anna Todd?» ridacchiai.

Il biondo mi lanciò un'occhiata assassina e alzò la voce. «Ma ti pare che io legga quella robaccia??». Sembrava quasi offeso. «La lascio volentieri alla tua amica procione.»

«Mina legge quella roba?» Effettivamente non era un'ipotesi così azzardata, conoscendola. «Sai cosa? Non rispondermi.»

«Ci sei addirittura arrivata da sola, che brava.» ribatté sarcastico.

«Insomma, che libro è?» insistei prima che lo aprisse.

Alzò gli occhi al cielo, probabilmente pregando di farmi tacere. «"L'idiota". Contenta, idiota?"»

Rimasi colpita dalla risposta. Pensavo leggesse solo libri riguardanti gli heroes, da nerd represso qual era. «Dostoevskij?»

«No, mio nonno. Mai sentito nominare Dostoevskij?»

Il modo buffo in cui aveva pronunciato quel nome mi fece sfuggire un sorrisetto. «"Dostoskichi" non l'ho mai sentito, ma Dostoevskij sì.»

Rendendosi conto dell'errore di pronuncia commesso si mise subito sulla difensiva. «Ti sembra che io parli russo??»

«Neanche io parlo russo.» ribattei.

Lasciammo perdere la discussione e ognuno tornò a occuparsi di ciò che stava facendo.

Poco dopo lo spiai con la coda dell'occhio, e mi accorsi con stupore di un dettaglio che non avevo notato in precedenza. «Quando ti sei messo quegli occhiali?»

Chiuse il libro producendo il suono di un botto. «Ma quanti anni hai? Sei? Finiscila con tutte queste domande, cazzo.»

Ignorai completamente il suo ordine. «Non avevo mai notato che li porti.»

Li tolse e si strofinò gli occhi con pollice e indice della mano sinistra. «Ho dovuto ricominciare da poco. Sono fottutamente astigmatico.»

«Non li avevo notati prima, a scuola.»

«Figurati se li porto mentre sono là.» sbottò alzando la voce. «Sembrerei ancora più nerd di quel dannato Merdeku.»

Non avrei mai pensato che Bakugo si facesse problemi per cose del genere, ma evidentementemi sbagliavo. «Smetti di chiamarlo così! E comunque non ci vedo niente di male.»

«Certo, ci sbavi dietro, a quello.»

«Parlavo degli occhiali.» precisai. «Insomma... Non ti stanno male. E poi se non li indossi ti verrà un gran mal di testa.»

Inizialmente non rispose e rimase a guardarmi perplesso. «Tsk. Non dirmi quello che devo fare, icecube

«"Miss bipolaretto" è già passato di moda?»

«Più qualcuno mi sta sul cazzo e più soprannomi ha.» rispose beffardo. «Dovresti ringraziarmi.»

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