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26 aprile 20XX

Quando mi svegliai la prima cosa che vidi davanti ai miei occhi fu il televisore della sala comune. Quello fu il segnale d'allarme che provocò in me una scarica di energia dovuta al panico. Trasalii e mi alzai in piedi così velocemente che mi si offuscò la vista. «LO USJ!!» urlai senza pensarci due volte.
Solo dopo notai dei dettagli che mi fecero riacquistare la calma. Fuori era ancora buio, non si sentivano i canti degli uccellini tipici delle prime ore del mattino e nell'edificio non c'era il solito viavai per prepararsi alle lezioni. Mi guardai intorno alla ricerca di un orologio, e sul display del lettore DVD lessi "02.18".
Emisi un sospiro di sollievo, sentendomi in colpa per aver urlato e pregando di non aver svegliato nessuno.

«Che scema.» borbottai tra me e me, e ricevetti come risposta un mugolio svogliato.
Di primo acchito mi si gelò il sangue nelle vene. Spostai lo sguardo sul divano di fronte a quello dove mi trovavo io e mi accorsi che sopra c'era uno dei miei compagni, addormentato a pancia in giù e con tutte le coperte per terra.
Mi avvicinai in punta di piedi per vedere di chi si trattasse e per coprirlo. E rimasi a bocca aperta nello scoprire la sua identità.
La sua schiena si alzava e abbassava lentamente quando respirava. Non russava, ma si poteva sentire che emetteva l'aria dai polmoni con una certa forza. Aveva i capelli più spettinati del solito e un'espressione estremamente rilassata che probabilmente assumeva solo durante le ore di sonno. Sembrava quasi un bambino, cullato tra le braccia di Morfeo.
Provai tenerezza nel vederlo in quello stato. Sembrava quasi che si fosse privato del guscio protettivo fatto di sguardi truci e insulti e ora fosse completamente esposto alle insidie del mondo nella sua forma più pura e indifesa. Ebbi la tentazione di toccare quei capelli all'apparenza così acuminati per scoprire che invece erano morbidi e setosi.
Un po' come lui.
La mia mano si fermò a qualche millimetro da essi, appena in tempo per impedirmi di commettere un errore. Lo avrei svegliato, si sarebbe infastidito e mi avrebbe mandata a cagare.
Sorrisi nel guardarlo un'ultima volta, poi presi la coperta ormai ai piedi del divano e gliela misi sopra. Emise un altro mugolio poco prima che la lasciassi cadere sulle sue spalle, e mi bloccai pregando che non si svegliasse.
Fu inutile. Le sue palpebre si schiusero con una certa difficoltà e le sue iridi color rubino fecero capolino nell'oscurità della notte.
Nessuno dei due si mosse quando i nostri sguardi si incrociarono.
Restammo immobili come statue ad analizzare la situazione e a pensare a cosa dire. Cosa avrebbe pensato? Cosa mi avrebbe detto? Ma soprattutto, come mai era lì?

«Ehm…» mormorai imbarazzata. «Buongiorno?»

Si strofinò gli occhi con la mano che fino a poco prima penzolava dal divano. Iniziai a scommettere mentalmente su quale insulto avrebbe usato contro di me, scommettendo tra "stronza sonnambula" e "ghiacciolo ambulante". Invece, con tono estremamente calmo e la voce assonnata, chiese semplicemente «È già mattina?».

«No, in effetti sono solo le due e venti circa.»

Si voltò a pancia in su e guardò le mie mani, strette intorno alla coperta. «Che stai facendo?»

Deglutii nel vederlo così tranquillo. Sembrava un'altra persona. «Ti coprivo. Le coperte erano per terra e quindi…»

Le lasciai andare quando si mise seduto. Mi squadrò da capo a piedi e scosse la testa. «Hai tutti i vestiti stropicciati.»

Abbassai lo sguardo e mi resi conto che aveva ragione. «Per fortuna dobbiamo andare allo USJ…»

Rialzai lentamente lo sguardo su di lui, esitando sulla mia prossima mossa. «Allora… come mai sei qui?»

Intravidi i suoi muscoli quando, stiracchiandosi, gli si era alzata leggermente la maglietta. «Aspettavo che ti svegliassi per parlarti.»

«Come mai tutta questa urgenza?» chiesi sedendomi per terra ai piedi del divano. «Sei arrabbiato con me?» aggiunsi timorosa abbassando il tono della voce.

Spicy caramelWhere stories live. Discover now