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22 aprile 20XX

Lavorai tutta la domenica al progetto per il mio nuovo costume poiché con grande stupore la faccenda mi aveva coinvolta molto. Quello che indossavo lo stavo usando ormai da quasi due anni. Ridisegnarlo da zero mi era sembrato un modo per piantare dei nuovi paletti nella mia vita, un primo segno lasciato nella terra del Sol Levante, una piccola rivoluzione personale.
Fusi le idee migliori che mi erano venute in mente nel corso del tempo e con i consigli di alcuni dei miei compagni riuscii a mettere su carta quella che sarebbe stata la mia nuova divisa da eroe, con le versioni estiva e invernale.
I concetti fondamentali erano sostanzialmente due: ogni materiale doveva essere isolante e la schiena doveva restare scoperta per permettere al mio corpo di espellere l’adrenalina più velocemente attraverso il sudore.
Dopo mille ripensamenti e una decina di fogli cestinati potevo tenere in mano il progetto definitivo: la versione estiva comprendeva una canotta corta priva della parte posteriore, una gonna corta, delle calze e un paio di stivali simili a quelli di Momo ma senza tacco. Come accessori avevo optato per una cintura, dei polsini e delle cavigliere dalla forma tondeggiante simili a quelli di Ochaco. La versione invernale era simile: la canotta era sostituita da una maglia a maniche lunghe e la gonna da un paio di pantaloni cargo. Mina mi aveva consigliato di aggiungere della pelliccia su tutta la divisa, così ascoltai il suo consiglio.
Oltre a tutto ciò nel tardo pomeriggio mi ricordai che quella domenica era nientepopodimeno che il giorno di Pasqua, perciò telefonai ai nonni per far loro gli auguri. Grazie al cielo in Italia era ancora mattina, perciò evitai i rimproveri della mia religiosissima nonna. Era sempre divertente sentirli parlare un italiano misto al dialetto, perché quando lo usavano capivo metà dei loro discorsi.

Spicy caramelWhere stories live. Discover now