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26 marzo 20XX

Non riuscii a dormire bene quella notte, ragion per cui la mattina mi svegliai con un aspetto a dir poco raccapricciante; capelli spettinati, occhiaie, matita per gli occhi (che mi ero saggiamente dimenticata di rimuovere) sbavata sulle guance.

Avevo bisogno di un bagno. Un rilassante, caldo e lungo bagno.

Erano le sette e mezza del mattino, perciò Mitsuki e Masaru dovevano già essere usciti per andare a lavorare. Mi sarebbe bastato non fare troppa confusione e non avrei avuto problemi con Katsuki.

Presi un cambio pulito e i miei flaconi di shampoo dalla valigia e mi affrettai ad entrare in bagno e chiudermici dentro; non avrei voluto che il biondino mi beccasse durante il tragitto, perché sarebbe stato capace di rovinare i miei piani se avesse avuto bisogno del bagno.

Quando ebbi appoggiato tutto il necessario ad un mobiletto mi guardai intorno, e mi tornò in mente che in Giappone hanno un concetto un po' diverso di "lavarsi"; innanzitutto la vasca di acqua calda serve solo a rilassarsi e liberarsi dell'eventuale sapone residuo, ma non bisogna assolutamente utilizzarla se si ha il corpo sporco. Per insaponarsi e lavarsi corpo e capelli bisogna stare seduti su uno sgabellino, a volte (come nel mio caso) davanti a uno specchio, un po' come quando le donne si truccano, e solo dopo essersi risciacquati con cura ci si può immergere nell'acqua calda.

Notai che quel bagno aveva anche un box doccia e per un attimo mi passò per la mente l'idea di lavarmi lì, ma l'idea di un bel bagno caldo mi allettava molto di più.

Poiché l'idea di mettermi nuda davanti allo specchio mi imbarazzava parecchio, gli diedi le spalle. Non mi piaceva vedermi senza vestiti, mi sentivo... Indifesa, ecco. E non andavo matta per il mio fisico, che a differenza di quello di altre mie compagne di scuola era cresciuto un po' troppo poco in certi punti cruciali per una ragazza.

Quando ebbi finito di risciacquarmi capelli e corpo e mi fui asciugata un po' la testa, arrivò finalmente il momento di immergersi nell'acqua calda e fumante. Feci attenzione a non scivolare durante il tragitto e raccolsi i capelli umidi in uno chignon prima di rilassarmi nella vasca e tirare un sospiro di sollievo mentre mi adagiavo al suo interno.

Ad interrompere la mia pace fu la maniglia della porta del bagno che si abbassava; trasalii rannicchiandomi in un angolino, ma la porta non si aprì. Per un attimo mi ero scordata di averla chiusa a chiave.

«Ma che...» disse la voce ovattata di Katsuki.

«Non buttare giù la porta, non è rotta.» lo avvertii prima che facesse cazzate.

«E ti pareva, la principessa di 'sto cazzo doveva farsi il bagno mattutino.»

«"Principessa di 'sto cazzo"?!» ripetei alzando la voce. «Ma vaffanculo! Hai altri due bagni che puoi usare.»

«Questo è il mio, idiota.» urlò.

«Non sta scritto da nessuna parte.»

«Chiedilo all'acqua della vasca.»

Strabuzzai gli occhi abbassanso lo sguardo sulle mie gambe. «Perché? Cos'ha?»

«Sai, quando noi ragazzi ci svegliamo la mattina a volte abbiamo un piccolo... Inconveniente dovuto al nostro essere maschi.» spiegò diventando improvvisamente calmo. «E siccome è doloroso e scomodo muoversi in quelle condizioni, ogni tanto sono costretto a usare le mani per...»

Lasciò la frase in sospeso, ma non servì che la finisse perché capissi. Diamine, avrei dovuto svuotare la vasca prima di immergermici dentro!

Mi precipitai urlando fuori dall'acqua finendo seduta per terra e presi un asciugamano per coprirmi il corpo. Stavo sudando freddo. Davvero Katsuki si era... lì dentro?!

«Ma perché cazzo non hai cambiato l'acqua??» gridai battendo un pugno sulla porta oltre la quale si trovava.

«Non si cambia ogni volta, è uno spreco. In Giappone funziona così.»

«E ME LO DICI COME SE NIENTE FOSSE?!» risposi. «HAI LA MINIMA IDEA DI QUELLO CHE POTREBBE SUCCEDERE ADESSO?»

«Stai calma, non è la fine del mondo.»

«Forse non per te.» dissi appoggiando la testa alla porta in segno di disperazione. «Gli spermatozoi sopravvivono in un ambiente con temperatura inferiore a quella corporea... Quindi in acqua calda dovrebbero già essere morti, tecnicamente...»

Dal corridoio il biondo scoppiò a ridere in quel suo fastidiosissimo modo sadico. «Stavo scherzando, deficiente. Non ci ho fatto niente in quella vasca.»

Se non fossi stata coperta solo da un asciugamano avrei spalancato la porta e gli avrei rifilato un calcio nelle palle.

Tuttavia non potevo nemmeno fargliela passare lisica.

Mi asciugai e vestii in fretta, e quando ebbi riordinato il bagno scesi per la colazione. Katsuki era già seduto al bancone della cucina.

Mi avvicinai a rapide falcate e sbattei le mani davanti a lui. «Non è stato affatto divertente.»

«Perché non ti sei sentita.» rispose con un ghigno divertito sul volto.

«Potevo... Tu... Ho rischiato di...»

«E comunque», mi interruppe, «gli spermatozoi sopravvivono a lungo solo nel corpo di una donna. Quanto hai in biologia?»

Aggrottai le sopracciglia e tentai di tirargli un pugno sulla spalla, ma i suoi riflessi felini non lo tradirono neanche stavolta. Riuscì a difendersi con facilità prendendomi per il polso.

«Sei ridicola se pensi di farmi del male.» disse abbassando il tono di voce, che adesso suonava quasi minaccioso.

«Mi fai male se stringi così forte.» mormorai strattonandolo per far sì che mollasse la presa, ma invano.

«Smetti di agitarti. Il più forte qui sono io.» Si alzò imrovvisamente in piedi e sbatté il mio polso sul tavolo, facendomi sussultare non tanto dal dolore quanto dalla sorpresa. «Se provi ancora una volta a mettermi le mani addosso te le spezzerò entrambe. Ci siamo intesi, Amerikajin

Cercai di sostenere il suo sguardo, ma era davvero troppo minaccioso. Voltai la testa e annuii piano, e finalmente mollò la presa.

Non mi aveva slogato il polso, ma ci era andato decisamente vicino.

Fu in quel momento che capii che forse mi conveniva davvero non alzare più le mani su di lui neanche per scherzo. Rischiavo di farmi più male contro di lui che contro un villain.

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