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24 aprile 20XX

Come avevo promesso al mio professore iniziai ad allenarmi già a partire dal mattino successivo. Sfortunatamente le attività scolastiche come le lezioni e i compiti portavano via gran parte del tempo delle nostre giornate, ragion per cui gli unici momenti in cui potevo allenarmi erano la mattina presto e la sera.
La mattina, infatti, mi svegliai un’ora prima del solito per fare una corsa. Detestavo uscire con il buio della notte non ancora finita, ma quella volta avevo decisamente un buon motivo per farlo. Appena uscii la brezza gelida contribuì a scacciare l’ultima ombra di sonno ancora persistente in me e mi costrinse a correre per scaldarmi.
All Might aveva detto che dovevo imparare a conoscere i miei limiti per poterli superare. Le sue parole non mi avevano abbandonata per tutta la notte, dandomi un bel po’ di materiale su cui riflettere. In effetti non ero mai riuscita ad utilizzare il fuoco di mia spontanea volontà, era sempre arrivato per colpa di una repentina scarica di adrenalina impossibile da controllare. Era come se il mio quirk si spostasse da un estremo all’altro senza passare per gli stadi intermedi, che però ne dovevano essere parte integrante. Non funzionava come per Todoroki che poteva arbitrariamente usare o il fuoco o il ghiaccio semplicemente attivando un lato diverso del suo corpo; per me era fondamentale conoscere quegli stadi intermedi che fino a quel momento avevo ignorato e scoprire, soprattutto, quale fosse la soglia oltre la quale non avrei più sprigionato scaglie di ghiaccio, ma lingue di fuoco.
L’unico modo che avevo per riuscirci era usare la mia unicità, perciò mentre correvo cercai un luogo appartato in cui potermi esercitare. Alla fine optai per l’esterno della piscina, il luogo più appartato e lontano dagli occhi dei professori.
Mi posizionai di fronte a un albero e con la maggior naturalezza possibile emisi del ghiaccio dalle mani per colpirne il tronco: grazie alla corsa che avevo appena fatto i livelli di adrenalina si erano abbassati, quindi non ebbi problemi.
«Se però volessi usare il fuoco dovrei costringere il mio corpo a produrne...» mormorai tra me e me scagliando un altro raggio congelato. «Come faccio a controllare una cosa del genere?»
Cercai di scavare nella memoria tutto ciò che mi ricordavo sulla produzione di adrenalina: il corpo di un comune essere umano la produce se si sente minacciato oppure a causa di stimoli ambientali come dei rumori improvvisi. Se fosse valso lo stesso ragionamento per me avrei potuto usare il fuoco solo in casi estremi, ma il mio corpo produceva più adrenalina di quello degli altri; se non fosse stato così mi sarei dovuta affidare prevalentemente al ghiaccio, mentre avrei potuto usare il fuoco solo quando mi sentivo spaventata o cose del genere.
«Praticamente quello che accade normalmente a un Pro Hero in missione.» sospirai. «Che quirk di merda.»

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