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18 aprile 20XX

«La febbre sta scendendo!» esclamò sorridente Mitsuki dopo aver controllato il termometro. «Mi raccomando, continua a riposare se vuoi guarire in fretta.»

«Certo.» le sorrisi. Devo ammettere che vederla così tranquilla e premurosa mi sembrava davvero strano.

«Spero che quel baka di mio figlio ti lasci in pace mentre siamo via.»

«Vaffanculo.» si sentì urlare dal corridoio.

«Mi dispiace di aver congelato la stanza degli ospiti.» mormorai stringendo un lembo della coperta.

«Non è certo stata colpa tua, cara.» mi tranquillizzò agitando una mano. «E poi ormai si è asciugato quasi tutto. Abbiamo portato fuori le tue cose e recuperato anche il computer e il cellulare...»

«Immagino che siano fuori uso.» la interruppi.

«Beh, il cellulare in realtà mi sembra essere a posto.» rispose estraendo il suddetto smartphone da un cassetto del comodino accanto a me e porgendomelo. «Il computer era spento, ma dobbiamo ancora controllare se funziona.»

Masaru sbucò dal corridoio e si appoggiò allo stipite della porta. «Mitsuki? Coraggio, o faremo tardi.»

La donna raggiunse suo marito immediatamente. «Buona giornata, cara.»

«Rimettiti e se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamare!» aggiunse Masaru prima che i due si allontanassero.

Katsuki, rimasto fuori dalla porta tutto il tempo, entrò sbuffando e con le braccia incrociate. «Quante cerimonie.»

«Io li trovo adorabili.»

Il biondo soffocò una risatina mentre andava a sedersi alla scrivania. «Si vede che hai la febbre.»

Alzai gli occhi al cielo senza che mi notasse. «Va bene, ammetto che vedere tua mamma così tranquilla e premurosa mi fa un po' paura.»

«Dillo a me...»

«Cosa?»

«Niente.»

Scossi la testa e decisi di cambiare discorso. «Senti... Domani vai a scuola?»

Prese il grosso volume di letteratura giapponese che usavamo in classe e si mise a gambe incrociate sulla sua comodissima sedia da gamer nera e rossa. «Se dipendesse da me non sarei mai stato a casa.»

Gli rivolsi uno sguardo divertito. «Hai paura che tua mamma ti picchi?»

Mi guardò con un'occhiataccia delle sue. «Scusa?»

«Breaking news! Il forte e potente Dynamight, terrore dei villain e invincibile eroe, ha paura di sua madre! Terrificante.»

Di tutta risposta mi lanciò con forza il volume da 800 pagine che teneva in mano, ma riuscii a schivarlo abbassandomi sul letto.

«Ma sei matto?» ridacchiai. «Se mi ammazzi ti tocca pulire.»

Aggrottò le sopracciglia, ma poi fece un sorrisetto. «Perspicace.»

Presi il libro di letteratura e glielo restituii. «Per me vale lo stesso, angry pomeranian.»

Nel sentire questo soprannome mi strappò il libro di mano. «Non ti faccio esplodere solo perché non sarebbe una vittoria leale.» ringhiò puntandomi il dito contro. «Ma se mi chiami ancora così giuro sulla mia testa che...»

La sua minaccia di morte venne interrotta dalla suoneria del mio telefono. A cercare di contattarmi era Ochaco.

«Uraraka? Strano...» commentai prendendolo in mano e rispondendo. «Pronto?»

«Konnichiwa Jade! Come stai?» mi domandò con tono allegro, ma un po'preoccupato.

«Ciao Ochaco! Sto abbastanza bene, grazie.»

«Che cos'hai?»

«Solo un po' di febbre.»

«"Solo un po'".» mi scimmiottò Bakugo mentre giochicchiava con una matita.

«Hai detto qualcosa?» domandò Ochaco perplessa.

«No, non ho detto niente.» risposi fulminando il biondo con lo sguardo.

«Va bene... Pensi di riuscire a tornare prima di sabato?»

«Spero di sì. Comunque mi sento già molto meglio, perciò penso di riuscirci.»

«Bene, allora ti aspettiamo qui! Guarisici presto!»

«Grazie Ochaco. Buona giornata!»

«Anche a te!»

Solo dopo aver chiuso la chiamata mi rivolsi a Katsuki. «La prossima volta non scimmiottarmi. A momenti ci scopriva.»

«Cosa dovete fare sabato?» mi chiese alzando lo sguardo dal libro per scrutarmi e incutere timore.

Dovetti inventarmi una scusa su due piedi che fosse abbastanza credibile per i suoi gusti. «Visto che è la mia prima volta ai dormitori della scuola le ragazze hanno deciso di fare una specie di... pigiama party, ecco.»

Sollevò un sopracciglio con aria sospettosa, ma poi tornò a concentrarsi su ciò che stava leggendo. «Certo...»

Non capivo se ci avesse creduto o meno, ma l'importante era che non avesse intuito quale fosse il vero programma del successivo sabato sera.

I preparativi per la festa procedevano a meraviglia: ognuno aveva già provveduto a fare la propria parte comprando tutto il necessario, mancava solo decorare un po' la sala comune senza farsi scoprire da Katsuki. Ad offrirsi di distrarlo per permetterci di agire inosservati fu Kirishima, che essendo il suo migliore amico era la persona più insospettabile per qualunque tipo di proposta. Sfortunatamente essendo ammalata non avevo potuto occuparmi del compito che mi era stato assegnato per la festa (ossia comprare delle bibite), ma grazie al cielo mi venne comunicato che se n'erano occupati Kyoka e Sero, gli altri due addetti insieme a me.

Tutto stava andando a gonfie vele: dovevo soltanto guarire nel giro di due giorni e il piano si sarebbe potuto concludere al meglio. Potevo farcela, no?

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