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La vita ci spezza tutti. Solo alcuni diventano più forti nei punti in cui si sono spezzati.

E. Hemingway

16 aprile 20XX

Poiché la febbre non accennava a scendere in maniera significativa rimasi a casa anche il giorno successivo. Mi ero trasferita sul divano per non rimanere sempre sola in camera (per giunta in quella di Katsuki) ed essere più vicina alla cucina: in questo modo non dovevo costringere nessuno a portarmi la cena a letto, cosa che trovavo parecchio triste. Avevo spesso bisogno di stare sola, ma non mi piaceva isolarmi per troppo tempo; nonostante quella con cui vivevo non fosse la mia famiglia ero riuscita a sentirmi un po' meno sola grazie ad essa.

Trascorrevo così, quindi, la ricorrenza del mio primo mese in Giappone: su un elegante divano in pelle color ebano, rifugiata sotto due grandi coperte di lana e con il termometro sempre a portata di mano.

Durante il sonno avevo delle confuse visioni che non mi consentivano di dormire ininterrottamente e serenamente, perciò riuscivo a "riposarmi"a intervalli di mezz'ora al massimo.

La cosa che apprezzavo maggiormente era la calma che Bakugo stava mantenendo in quei giorni; gli unici battibecchi che si verificavano erano quelli tra lui e Mitsuki, seppur molto più blandi del solito.

Mi domandavo continuamente se sarei riuscita a guarire in tempo per la festa di Katsuki, che si sarebbe tenuta nel giro di quattro giorni. Speravo che tutto si potesse sistemare in tempo, ma con quella febbre avevo grossi dubbi.

«Ehi, idiota.» sbuffò il biondo avvicinandosi al divano con una tazza biancastra tra le mani. «Ti sei dimenticata questa.»

La afferrai con esitazione e ne scrutai il contenuto: era la medicina che avevo preparato e che avrei dovuto bere subito dopo colazione, ma che invece avevo distrattamente dimenticato sul bancone della cucina.

«Grazie...» mormorai prima di ingurgitarla.

Katsuki si era seduto a un metro da me e mi fissava tenendo le mani congiunte e i gomiti sulle ginocchia. «Si può sapere che ti è successo?» chiese quasi con compassione, suscitando in me un grande stupore.

Mi strofinai la punta del naso con la manica della felpa. «Ho litigato con le mie amiche americane e mi sono lasciata sopraffare di nuovo.»

«E ti sei congelata.» concluse.

«Sono un disastro.» sospirai coprendomi il viso con una mano. «Cosa avevo in testa quando mi sono iscritta alla Yuei?»

Fece un verso scocciato di disapprovazione. «Finiscila con questa storia.» mi rimproverò. «Anche in America facevi parte della sezione hero, ma non mi pare che tu abbia mai menzionato episodi simili.»

Scossi la testa. «Mi è successo solo una volta, poi ho imparato a controllarmi.»

«Tu finirai male se continui così.» mi ricordò appoggiando la schiena al divano. «Devi farti aiutare da qualcuno.»

Feci un sorrisetto guardandolo negli occhi. «È strano sentirselo dire da te.»

«Ho imparato dai miei errori.» rispose con aria assente come se la sua mente fosse proiettata verso il passato. «E vedi di parlare con All Might o Aizawa. Non vorrei doverlo fare io.»

Sospirai e appoggiai la tazza sul tavolino di fronte a me. «Credo che tu abbia ragione.»

«Certo che ho ragione.»

Ridacchiai poiché avevo previsto che lo avrebbe detto. «Va bene, lo ammetto. Adesso mi puoi portare un impacco di acqua calda?»

Voltò la testa verso di me con aria perplessa. «Perché?»

«Mi sto congelando la pancia.»

«E come cazzo ti preparo un impacco se non ho una borsa per l'acqua?» si domandò ad alta voce.

Mi strinsi l'addome emettendo un verso di dolore e mi rannicchiai sotto le coperte, perciò Katsuki si alzò con aria seccata. «Va bene, va bene. Spostati.» mi ordinò picchiettandomi una spalla con il dorso della mano.

Eseguii l'ordine che mi aveva dato avvicinandomi allo schienale del divano. Appena gli ebbi lasciato spazio si sedette accanto a me e mi guardò negli occhi per un millisecondo prima di distogliere lo sguardo.

Per un attimo ebbi paura di ciò che stava per succedere.

Ad un certo punto fece un rapido movimento con il braccio destro e appoggiò i polpastrelli sul mio stomaco, a contatto con il tessuto della felpa. Inizialmente non capii il senso di quel gesto così delicato e inadatto a lui, ma bastarono pochi istanti per far sì che percepissi un lieve tepore accarezzare la mia pelle, insinuandosi attraverso il tessuto della felpa.

Ero talmente sconvolta che per un attimo persi coscienza di quello che stavo facendo, come in una specie di ascesi. D'istinto sfiorai le nocche di quella mano mascolina segnata da tanti anni di combattimenti, ma il suo proprietario la ritrasse in un battibaleno.

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, silenziosi e immobili come statue. Ogni mio muscolo si era irrigidito e la lingua si era incollata al palato.

Deglutii. «Hai le mani calde.»

Voltò rapidamente la testa e si massaggiò l'arto che avevo sfiorato. «E tu fottutamente fredde.» sbottò seccato. «Comunque è il mio quirk che fa questo effetto.»

Rimasi a guardare quella mano pensando che il calore che emanava mi avrebbe donato un gran sollievo, ma poiché provavo sia timore che imbarazzo all'idea di chiedergli di porgermela mi limitai a spostare lo sguardo sugli occhi del ragazzo.

Dopo qualche secondo ringhiò e alzò gli occhi al cielo in segno di sconfitta. «Fanculo.» sbuffò appoggiandola tutta sulla mia pancia.

Era proprio come avere una borsa d'acqua calda addosso, ma un po' più brontolona.

«Non sorridere come una cretina.» mi rimproverò. «Sei inquietante.»

Arrossii per l'imbarazzo poiché non me ne ero minimamente resa conto. «Non sorridevo per quello.» mi giustificai alzando involontariamente la voce.

«Certo che sei proprio fredda.» commentò. «Sembri un merluzzo surgelato.»

Misi il broncio. «Non è divertente. Invece di prendermi in giro perché non mi aiuti?»

«Solo se parli di questo fottuto problema che hai con il tuo quirk.»

Assottigliai lo sguardo. «Mi stai ricattando?»

«Direi piuttosto che ti sto facendo un favore. Dovresti ringraziarmi.» ghignò.

«Va bene, prometto che appena torno a scuola ne parlerò con Aizawa.» giurai. «Adesso mi aiuti? Non mi sento più le mani.» dissi mettendone una sopra a quella che stava tenendo sulla mia pancia.

«Merluzzo surgelato.»

«Stronzo.»

«Raccontalo a qualcuno e ti faccio saltare in aria.» mi minacciò prima di prendermi anche l'altra mano per scaldarla. «Chiaro?»

«Chiarissimo.» sorrisi senza farmi notare.

Iniziai finalmente a sentirmi sollevata sia nel corpo, sia, in parte, nello spirito.

Angolo autrice
Ma ciao signore e signori
Come state?
Non ho molto tempo per scrivere questo angolino spelacchiato perché domani ho verifica di matematica e siccome oggi ne avevo anche una di arte non sono riuscita a fare molti esercizi su integrali ed equazioni differenziali.
Ma che ne sanno i liceali americani aaah
Inoltre domani ci diranno la commissione d'esame e forse anche gli argomenti per l'elaborato di matematica e fisica. Ammetto che mi sto un po' cagando sotto :)
Inoltre domani è pure il compleanno di Katsuki e volevo un sacco fare una fanart per l'occasione ma non ho avuto tempo😭😭
Nel frattempo beccatevi questo capitolo un po' fluffoso :)
Ora vado a farmi uno shottino di caffeina e mi metto sotto con lo studio.
A g a i n
Ciao a tutti e buona settimana!😘❤

Spicy caramelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora