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6 aprile 20XX

Quella mattina mi svegliai con un mal di pancia difficilmente ignorabile. Ero reduce da una notte in bianco passata a pensare.

Sì, ho sempre pensato troppo durante la mia vita e continuo a farlo.

Nonostante ciò non potevo buttare una giornata appena iniziata la scuola e decisi di aggirare il problema.

In cucina, nonostante fosse molto presto, Mitsuki e Masaru non c'erano. L'unico a star consumando la sua colazione era Katsuki.

«Buongiorno...» mormorai a bassa voce per paura di farlo arrabbiare.

Non servì a molto poiché si limitò a lanciarmi un'occhiataccia e voltarsi senza dire niente.

Mi avvicinai a testa bassa al frigorifero e lo aprii, dando le spalle al biondo.

«Senti... Non voglio continuare così. Possiamo smetterla?» chiesi dopo essermi voltata.

I suoi occhi rosso cremisi puntarono dritti ai miei. «Non sono io quello che deve delle spiegazioni all'altro.»

Mi morsi il labbro e distolsi lo sguardo.

«Come immaginavo.» ridacchiò sarcastico. «Allora teniamoci pure i nostri segreti e smettiamo di parlarci.»

«Smetti di essere così stronzo.» borbottai a denti stretti. «È complicato, non puoi capire.»

«Certo.» rispose con indifferenza.

Non capivo se ero più frustrata per il modo in cui si comportava o perché non avevo il coraggio di dirgli come stavano davvero le cose.

Pensai che forse dopo quasi un mese trascorso insieme nella stessa casa (per giunta la sua) avrei anche potuto rompere il silenzio. Il peso dei miei segreti iniziava a diventare un fardello troppo pesante perché continuassi a sostenerlo da sola.

«Non taccio perché non voglio dire niente a te.» specificai. «Non ho parlato neanche con i professori di... del mio quirk.»

Scosse la testa e si alzò in piedi con la tazza ormai vuota in mano. «Se pensi di cavartela così, ti sbagli.» Tornò a fissarmi negli occhi con aria severa. «Nessuno ce la fa da solo.»

Mi stupì sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Non sembrava proprio il tipo che vuole farsi aiutare dagli altri.

«Stai perdendo lucidità.» mi rimproverò lasciando la tazza nel lavandino. «Si vede lontano un miglio.»

Avrei voluto reagire e rispondergli che si sbagliava, ma la parte di me più razionale e introspettiva frenò la mia lingua. Dopotutto non aveva tutti i torti.

«Quando hai combattuto contro il procione rosa, l'altro giorno... Tutti hanno notato il panico nei tuoi occhi.» confessò. «Non penso che sia sfuggito a uno come Aizawa.»

Il mio cuore iniziò a palpitare più forte e per un attimo sentii la testa girare. «Non può esserne a conoscenza.» ragionai ad alta voce. «Non ho parlato con nessuno, ti ripeto.»

Stavo cercando di convincere me o lui?

«E continuerai a non farlo perché sei una fottuta testarda.» sbottò allontanandosi dalla cucina. «A questo punto, arrangiati.»

«Non ho mai sperato che mi aiutassi!» urlai con la voce più alta di quanto desiderassi.

Quando mi trovai fuori dal suo campo visivo mi lasciai sfuggire un piccolo singhiozzo, ma soffocai i seguenti scolandomi qualche bicchiere di succo di frutta.

❀ ❀ ❀

A scuola le cose non procedevano meglio. Sentivo che i miei compagni e i professori erano sempre più sospettosi nei miei confronti e percepivo i loro sguardi puntati su di me praticamente sempre. Ero costantemente pervasa da un'irrequietudine incessante.

L'unica che interagiva con me nel modo più normale possibile era Mina, che si comportava sempre come se l'incidente durante l'allenamento non fosse mai avvenuto. Non sapevo se i suoi sentimenti fossero sinceri, e il mio dubitare persino di quelli stava iniziando a sopraffarmi.

«Allora? Hai deciso che fare per la festa di Bakugo?» mi chiese prima che iniziassero le lezioni mattutine.

«Ci ho parlato stamattina...» le spiegai senza aggiungere altro.

«Deduco non sia andata bene.»

Rimase zitta per qualche secondo, lasciando che il brusio generale colmasse il silenzio che si era creato tra noi due.

«Beh, non ti preoccupare! Hai ancora due settimane esatte di tempo a partire da oggi!» esclamò allegra mettendosi le mani sui fianchi. «E in ogni caso non devi sentirti obbligata a partecipare, se non ti va.» concluse con meno entusiasmo nella voce.

"Peccato che viviamo nella stessa casa", pensai.

Quanti cazzo di segreti dovevo tenere ancora per me? Perché era tutto così complicato?

Sapevo che Bakugo aveva ragione quando diceva che non avrei potuto continuare a comportarmi così ancora per molto, ma ero anche consapevole del fatto che per risolvere il problema con lui avrei dovuto dirgli tutto, e non mi sentivo ancora pronta a farlo.

«Ehi, cos'è quella faccia?» esclamò Mina appoggiando i gomiti sul mio banco. «Dico sul serio, non devi sentirti in colpa.» mi rassicurò scrutandomi con quei suoi curiosi occhi neri.

Annuii distrattamente per farle capire che l'avevo sentita. Subito dopo, per fortuna, giunse in mio aiuto Present Mic che entrò in classe con aria allegra, come al solito, pronto a impartire un'altra lezione di storia e imprese degli heroes all'estero.



Angolo autrice
Ciao a tutti ragazzi, come state?
Io bene, ho ricominciato oggi le lezioni in presenza e devo dire che sono abbastanza contenta di essere tornata in classe perché non riuscivo proprio a stare 5 ore o di più davanti al computer, avevo sempre sonno.
Ho cominciato con una bella interrogazione di fisica che speravo di fare tre settimane dato che è da 3 settimane che il prof dice "la prossima volta interrogo" ma poi non la fa😒
Sto traducendo questa storia anche in inglese, non so chi me lo faccia fare però sono abbastanza contenta e soddisfatta di quello che sto facendo🥰
Grazie mille a tutti, Spero possiate passare una buona settimana. Ciao!🥰❤











Spicy caramelWhere stories live. Discover now