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17 marzo 20XX

Il mio primo risveglio in Giappone non fu neanche troppo strano, considerando la famiglia in cui mi trovavo: a parte Katsuki che dalla stanza accanto mi urlava di spegnere la sveglia non successe niente di particolarmente eclatante. Quando fummo scesi entrambi per fare colazione, Mitsuki iniziò da subito a scocciare il figlio con le sue richieste.

«Che ne diresti di portare Jade a fare un giro? Almeno così inizierà ad ambientarsi un po'.» propose.

«Non ci penso neanche.» rispose il biondo. «Sono appena iniziate le vacanze, che durano solo due settimane, e devo perdere tempo a fare da guida turistica?» domandò seccato, parlando come se io non fossi lì a sentirlo.

«E quali sarebbero i tuoi programmi? Passare le mattine a cazzeggiare e i pomeriggi a giocare alla sala giochi con Eijiro e gli altri?»

«Non vado alla sala giochi da due mesi, quindi non rompere il cazzo.»

Sospirai guardando il mio piatto di riso. «Non c'è bisogno che vi disturbiate tanto per me.» dissi rivolgendomi alla donna con un sorriso. «Non voglio rovinare le vacanze a nessuno.»

Al contrario di quel che pensavo, lei si infervorì ancora di più. «Hai sentito? Non si trattano così gli ospiti!» rimproverò il figlio.

«Posso restare qui.» le dissi appoggiando una mano davanti a lei sul tavolo per farmi ascoltare. «E poi devo ancora riprendermi dalle ore di aereo che ho fatto per venire qui.»

Mi scrutò con aria poco convinta per qualche secondo, ma poi si arrese. «Va bene, come vuoi tu.» sospirò. «Ma se ti parla ancora così dimmelo, che lo prendo a colpi di mestolo.» ringhiò adocchiando il figlio, che rispose limitandosi a guardarla male.

Finita la colazione me ne andai in camera mia, decidendo di preparare le tabelle con gli orari scolastici e la scansione delle ore. Controllando l'orario constatai che non era meno duro di quello che avevo in America, anzi. A partire da due settimane a quella parte avrei dovuto seguire ben quattro ore di lezioni per eroi, senza contare quelle di ginnastica tradizionale. Probabilmente le ore di quei corsi non erano sempre state così tante, magari dipendeva solo dal fatto che quello fosse l'ultimo anno di studi. E pensare che a confronto degli altri studenti giapponesi io avevo già fatto un anno di scuola in più. Speravo che questo mi avrebbe portato a dei vantaggi almeno nel combattimento, ma non ne ero così certa. Mentre trascrivevo la scansione oraria su un foglio in bella copia, mi chiesi a che sezione era iscritto Katsuki; sicuramente non poteva essere nel corso per eroi dato il carattere di merda che aveva. Non doveva far parte neanche della sezione di supporto, perché non mi dava l'idea di uno che spendesse tempo a progettare e costruire dispositivi di potenziamento. Le uniche due opzioni rimanenti erano la sezione di management e quella ordinaria; probabilmente apparteneva a una di quelle due, ma non spesi altro tempo a domandarmi a quale di preciso.

Tre decisi colpi alla porta mi fecero sobbalzare dalla sedia, e per poco rischiai di lasciare un segno di indelebile sulla scrivania. «Sì?»

La porta si aprì prima ancora che potessi rispondere, e una testa appuntita fece capolino dal corridoio. «La racchia vuole sapere se per pranzo ti va bene il pollo alle mandorle.»

«La smetti di chiamarla così?» lo rimproverai, riportando la sedia girevole alla posizione che aveva poco fa. «Comunque sì, va bene.»

«Non è carino dare le spalle alla persona con cui si sta parlando.» disse avvicinandosi dietro di me.

«Parli proprio tu di educazione.» sbottai.

Non rispose, ma si limitò a guardare quello che stavo facendo. «Stai scherzando?» ridacchiò in modo odioso. «Addirittura le tabelle con gli orari? Forse ti stai gasando un po' troppo per questa storia che sei entrata nella Yuei.»

Spicy caramelWhere stories live. Discover now