Capitolo XVIII

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Arrivai sotto il mio palazzo. Fissai per un secondo il portone. Iniziai a salire le scale di corsa. Avevo rischiato di cadere tre o quattro volte. Inserii la chiave nella serratura e girai. Misi una mano sulla maniglia, presi un respiro profondo e entrai velocemente. Mi chiusi la porta alle spalle e scivolai lungo essa fino a sedermi sul pavimento. Spostai leggermente la testa e vidi Loki. Aveva un piede sporco di sangue, le unghie distrutte, un livido sulla guancia e i vestiti sgualciti. Mi guardò. I suoi occhi sembravano leggermi l'anima. Era effettivamente ciò che stava facendo, stava entrando nella mia testa. Mi salutò con un cenno della testa. "Dio sono un'idiota" bofonchiai tra me e me mentre mi alzavo. Andai vicino a lui e gli tolsi le manette. Lui si sfregò i polsi e poi mi guardò. Prima che potesse iniziare a parlare mi alzai. Lui fece lo stesso. Mi stavo dirigendo verso la mia camera ma lui girò attorno al tavolo e, se pur zoppicando, mi raggiunse. Mi afferrò per il braccio e mi fece voltare bruscamente. Tenni lo sguardo basso. Mi vergognavo profondamente delle mie azioni e francamente non avevo il coraggio di guardarlo. Poi percepii un movimento veloce, come se stesse sollevando il braccio per tirarmi uno schiaffo. Strinsi gli occhi e i denti, pronta all'impatto, ma sulla mia guancia si posò solo una leggera carezza. La sua mano avvolse il lato sinistro del mio viso e lo sollevò, obbligandomi a guardarlo. La sua espressione affranta si tramutò nel suo solito sorrisetto malvagio. Cercai di allontanarmi ma lui spostò la mano dalla guancia al collo e prese a stringere. Mi piegò facendomi appoggiare la schiena sul tavolo. Aumentò la presa e iniziò a mancarmi il fiato. Non mi dimenai troppo e non so il perché. Il mio stupido cervello bacato probabilmente credeva che me lo meritassi. Con il piede colpii la piega del ginocchio di Loki che cadde a terra. Riuscii a liberarmi e presi la pistola che avevo infilato nella cintura prima di entrare (come avrete ormai intuito non ho grande fiducia nel genere umano). La puntai contro l'asgardiano che però si rimise in piedi e iniziò ad avanzare verso di me. Stavo sudando freddo. Sapevo che non avrei mai sparato. "Allora... hai fatto un buon viaggio? I tuoi amichetti avengers ti hanno accolta di nuovo. Ecco perché odio così tanto la compassione, rende le persone false. False quanto te. Almeno sanno di noi? Gli hai detto come ti ho scopata o devo pensarci io? Non credo. Dove è finito tutto il tuo coraggio?" sputò fuori le ultime frasi con la voce più cattiva che avessi mai sentito. Sentii le lacrime spingere per uscire. Presi un lungo respiro e avanzai poggiando la pistola sulla sua fronte. "Non sparerai. Lo sai bene quanto me" disse con voce calma e pacata. Finalmente alzai lo sguardo, puntandolo nei suoi occhi. Una lacrima mi sfuggì. Poi lentamente tolsi la pistola. Lui fece uno scatto per avanzare. Allora con il retro dell'arma lo colpii alla tempia destra, facendolo svenire. Lo scavalcai senza preoccuparmi troppo. Andai in camera e presi nuovamente il kit per suture. Nel frattempo Loki stava rinvenendo. Lo avevo nuovamente ammanettato e gli avevo messo la museruola. Pulii la ferita e mi preparai ad iniziare. "Non ho più anestetico mi dispiace". Poi infilai l'ago. Loki scattò rischiando di strapparsi la carne. Allora mi sedetti sulla gamba per tenerla ferma. Mentre lavoravo sentivo i suoi lamenti e una specie di sorrisetto si increspò sulle mie labbra. Uno strano piacere provocato dal suo dolore si faceva strada dentro di me. Appena me ne resi conto lo scacciai subito, non ero una cazzo di psicopatica. Finito il lavoro misi un cerotto e poi mi tolsi. Loki puzzava di sudore. Non mi stupii affatto, probabilmente era stato come una tortura. Tolsi il bavaglio e lui sputò sangue. Sì era morso ripetutamente la lingua. Lo slegai e me ne andai a dormire. Era stata una giornata infinita.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now