Capitolo XIX

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Mi svegliai la mattina presto. Nel togliere le coperte una bottiglia di birra cadde sul tappeto. Spostai il bicchiere dal comodino e presi il cellulare. Erano solo le 5:38 ma il sole entrava già dalla mia finestra. Andai in cucina barcollando. Non mi ricordavo perché mi ero ubriacata. Posai il bicchiere nel lavandino e buttai la bottiglia nel vetro. Mi voltai e Loki era di fronte a me. Puntava uno dei suoi pugnali dritto alla mia gola. Aveva il suo solito sorrisetto che svanì non appena vide che non ero spaventata. Lo fissai squadrandolo dalla testa ai piedi. Poi con la punta dell'indice spostai la lama e lo aggirai, dirigendomi verso il divano. Lui mi guardò allibito. Una volta arrivata presi il telecomando e mi lanciai sopra il divano. Feci partire una delle mie serie tv e mi sdraiai stravaccandomi. L'asgardiano mi raggiunse e si mise davanti alla televisione. "Spostati non vedo nulla" dissi senza muovermi di un millimetro "cosa stai facendo? È una tecnica midgardiana?" "Sì chiama nullafacenza e sopraggiunge nella parte finale della settimana" risposi sarcastica. Presi un cuscino e glielo tirai, colpendolo in pieno volto. "Ouch" disse incazzato. Lo guardai sollevando la testa dal cuscino. Cazzo. Il suo tono profondo mi fece eccitare. Velocemente mi avvicinai a lui e misi una mano sul suo petto. Ero mezza ubriaca e cercavo di flirtare con un Dio. Ormai mi ero tolta il peso della dignità. Loki mi guardò non sapendo cosa dire. Allora lo presi e lo buttai sul divano, salii su di lui muovendo il mio bacino sul suo mentre gli baciavo il collo. Lui infilò una mano sotto la mia maglietta, cercando il reggiseno che non avevo. Allora scese e mi palpò un gluteo. Si staccò un attimo e mi guardò. Cercava consenso. "Senti è un post sbronza non sono totalmente ubriaca." Continuò a fissarmi. Mi alzai, presi un foglio e scrissi una specie di testimonianza in cui confermavo di acconsentire. Poi tornai a sedermi su di lui. Loki mi prese il volto rudemente e iniziò a baciarmi mordendomi le labbra. Mi staccai un secondo. Sentivo sapore di ferro in bocca e mi tastai l'interno del labbro inferiore. Avevo il dito sporco di sangue. Gli tirai un pugno sulla spalla. "Cazzo mi hai tagliata. Non sai cosa sia la delicatezza?" Loki mi guardò un po' dispiaciuto cercando di nasconderlo. Mi spostò delicatamente, si alzò e corse via. Ero furiosa. Dannazione era appena scappato. Ogni mio muscolo mi suggeriva di piangere. Ma lui tornò con del cotone. Si mise vicino a me e prese delicatamente il mio viso tra le sue mani. Cercò di medicare il taglio con scarsi risultati. A quel punto non riuscii più a trattenermi e mi buttai sul suo petto, lo strinsi e iniziai a piangere. Non sapevo nemmeno io il perché. Forse era la sbronza. Forse erano i sensi di colpa. L'asgardiano non sapeva come comportarsi e prese ad accarezzarmi i capelli."Che cosa hai?" Mi chiese quasi svogliatamente. Non risposi per alcuni minuti, continuando a singhiozzare. Allora lui mi afferrò per le spalle,mi asciugò le lacrime e poi disse "Non voglio vederti così. Spiegami che cosa hai. Ti prego". Non era mai stato così dolce. Tra un singhiozzo e l'altro balbettai un "Mi dispiace". Loki mi abbracciò forte. Dopo qualche minuto smisi di piangere, lo guardai, e lo baciai. Lui però si tirò indietro. Voleva sapere a tutti i costi cosa avessi. Così gli spiegai tutto, dai sensi di colpa alla fuga in Corea, dal fatto che ero distrutta da ciò che gli avevo fatto al fatto che nessuno oltre a noi sapeva che ora ero "libera". "Aspetta. Tu non hai detto a nessuno che puoi vedere gente?" Era più stupito di me. "Non sono pronta. Ciò che è successo tra noi due prima o poi salterà fuori e loro non lo accetteranno". Ero spaventata da ciò che sarebbe accaduto.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now