Capitolo XXXVII

198 9 2
                                    

La sua cella era la più ordinata. E anche la più simile ad una stanza. Era steso su quello che sembrava un letto e giocava con una specie di tazza lanciandola in aria e prendendola al volo. Mi bloccai davanti a quella "parete". "Tu..." la mia voce era piena d'odio. "C'è ne hai messo di tempo per riprenderti. Più di due giorni. Beh" disse alzandosi "non sei felice di vedermi? Credevo di farti un bel regalo decidendo di non separare i nostri destini." "Tu lurido verme! Mi hai rapita! Mi hai portata su un pianeta alieno e nel farlo mi hai quasi uccisa." Tirai un forte pugno sulla barriera. Loki si abbassò al mio livello avvicinando la faccia alla parete luminosa. "Ringrazia di essere lì dentro e prega perché io non trovi un modo per venire ad ucciderti." Parlavo a bassa voce per non farmi sentire da Thor. "Credo che dovresti calmarti, non ti fa bene agitarti nelle tue condizioni." "Vaffanculo." Fu tutto ciò che riuscii a dire. Il biondo ci stava raggiungendo quando iniziai a camminare verso l'uscita. Allargò le braccia e sbuffò. Poi mi raggiunse con una veloce corsetta. "Allora... non è andata bene vero?" Lo fulminai con lo sguardo. "Come torno a casa?" "C'è il Bifrost ma non credo che potrai usarlo." "Come? Perché mai non potrei usarlo? Posso sopportare un'altro salto come quello del Tesseract." Stavamo rallentando. "No, non puoi. Credimi ho provato a convincere mio padre ma dice che Heimdall non ti farà passare. Lui ti ha vista." "Chi sarebbe? Voglio andare a parlarci. Posso convincerlo." "Non penso affatto che tu possa dissuadere Heimdall da una sua decisione. Lo conosco da quando ho memoria e forse anche di più, lui non cambia idea." "Beh, c'è sempre una prima volta." Chiesi informazioni alla guardia all'uscita del castello e presi in prestito un cavallo. Iniziai a galoppare su quello strano e lunghissimo ponte, Thor mi aveva preceduta grazie al mijolnir. Arrivai sfinita e con la schiena e le gambe a pezzi. Un colosso con un'armatura in oro, un grosso elmo e un spada si palesava davanti all'entrata di una cupola anch'essa d'oro. "Lei dovrebbe essere Heimdall giusto?" Non ricevetti alcuna risposta. L'uomo continuava a fissare l'orizzonte e Thor se ne stava in un angolo a fissarmi. "Va Bene, è un tipo di poche parole. Io vorrei andare su... come la chiamate voi? Ah, giusto, Midgar. Precisamente a New York." Improvvisai un sorriso. Finalmente lui abbassò lo sguardo. "Non posso lasciarla passare." Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi facendole scontrare con le mie cosce doloranti. "Signore, io devo tornare a casa." "Se la lasciassi tornare probabilmente morirebbe durante il viaggio." Guardai in alto e lasciai andare una risatina. Poi mi voltai, salii sul cavallo e tornai indietro. Thor mi fece accompagnare da un'ancella nelle mie stanze e ordinò alle sue compagne di aiutarmi a prepararmi. Prepararmi per cosa? Nella mia camera c'era un vestito stupendo, blu con le spalle leggere di tulle e una lunga gonna che somigliava al cielo stellato di Asgard. Le ancelle mi aiutarono ad indossarlo. Dovetti indossare un corsetto per la prima volta e credetti di svenire davvero. Fortunatamente, grazie ai miei recenti problemi di respirazione, lo allacciarono abbastanza largo, per modo di dire. Mi portarono in un grande salone con due enormi tavoli imbanditi di ogni ben di Dio. O di Odino, non so, scegliete voi. Dalla porta principale iniziarono a entrare molte persone in armatura, ma comunque eleganti. Forse erano combattenti. Entrarono anche Thor con tre uomini e una donna con lunghi capelli neri. Presi posto vicino a loro. Era quasi irriconoscibile nei comportamenti. Con i suoi amici era molto più indelicato e meno composto. Verso la fine del banchetto tutti erano ubriachi. Io preferii rimanere vigile e quindi bevvi solo qualche bicchiere di quello che sembrava vino. Mentre tornavo in camera una ragazza molto elegante mi venne a chiamare e mi disse che la regina mi voleva vedere. La seguii con passo svelto. La regina si trovava su un balcone molto ampio, simile ad una terrazza, dove si poteva ammirare tutta la città. Lei era seduta su una bella poltrona davanti ad un tavolino e alla sua gemella. Mi invitò a sedere. Presi posto e ammirai le luci del paesaggio. "Sai Heather, non ho Mai visto Loki così. È sempre stato un tipo freddo e distaccato ma con te è diverso. Dopo che sei andata a parlarci sono stata a trovarlo. Era parecchio alterato e mi ha chiesto di lasciarlo solo dopo pochi minuti. Non era mai successo. Quando sei arrivata stavi morendo ed è stato lui a soccorrerti. Loki non si era mai preoccupato di nessun altro all'infuori di se, o almeno, non lo aveva mai dato a vedere." Abbassai lo sguardo. "Io e Loki abbiamo avuto una storia. È durata veramente poco e non c'era sentimento. Almeno così credevo. A quanto pare non la vedevamo dallo stesso punto di vista se mi trovo qui." Sentii gli occhi scaldarsi al pensiero di quei momenti. Frigga si allungò e mi prese una mano. "Ti capisco cara. Loki è sempre stato e sempre sarà un egoista inguaribile. Sono profondamente delusa da ciò che ha fatto su Midgar ma purtroppo non sono stupita. E non sono stupita nemmeno di questo. Mi duole doverti dare un'altra notizia spiacevole." Alzai lo sguardo. "Mio figlio mi ha pregata di permettergli di vederti. Ne ho parlato con il padre degli dei e lui ha acconsentito." Mi alzai di scatto e mi allontanai di qualche passo. "La prego, non mi faccia questo." "Mi dispiace. Da domani passerai un'ora al giorno nelle segrete con lui. Sono profondamente addolorata nel doverti dare questo dispiacere." Senza dire una parola uscii dalla stanza e corsi per i corridoi fino a trovare la mia camera. Mi lanciai sul letto e piansi fino a scivolare nel sonno.

The apartment  // Loki LaufeysonKde žijí příběhy. Začni objevovat