Capitolo XXXV

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Non riuscii a dormire nemmeno quella notte. Stavo perdendo ore di sonno eppure mi sentivo sempre più carica. La tazza del caffè era diventata la mia migliore amica. Erano le 7:45 ed eravamo tutti al quartier generale dello shield, pronti per la partenza della missione per il recupero del Tesseract. Banner e Selvig sarebbero rimasti a terra mentre Stark e i duri fratelli asgardiani avrebbero effettuato il vero e proprio recupero. Per effettuare il viaggio avrebbero usato il Tesseract artificiale di Selvig. Era riuscito a renderlo grande come una spilla da appuntare sulle giacche. "Inizio il conto alla rovescia: 3... 2... " "Aspettate!" Gridò Loki interrompendo tutto. "Che c'è ancora?" Rispose Stark infastidito. "Io non sono equipaggiato. Potrei avere almeno il mio pugnale?" Aveva una voce da saccente, davvero fastidioso. Thor roteò gli occhi e lo ignorò completamente. "Buon viaggio." Disse Banner e, in un istante, i tre sparirono in una specie di portale fatto di nuvole scure e piccoli fulmini. Sinceramente non credevo che avrebbe funzionato. Gli altri rimasero lì per monitorare la situazione, invece io tornai a casa. Cercai di fare mille cose lasciando tutto a metà. Non riuscivo a concentrarmi su nulla. Verso le 15:30 mi chiamò Clint "Sono tornati." Aveva un tono di voce un po' spento. Mi preoccupai subito e corsi la. Erano passate 8 ore da quando erano partiti. Chissà come avevano fatto a nascondersi per tutto quel tempo. Arrivai e Nat mi corse incontro. Oh no. Mi disse che c'era stata una complicazione. Non riuscivo a ragionare ma nascosi tutte le mie emozioni dietro una poker face. A quanto pare mentre scappavano Tony era stato colpito. Grazie al cielo. Solo una ferita superficiale ma gli aveva fatto fermare l'aggeggio che aveva conficcato nel petto. Ora stava già meglio. Ringraziai mentalmente tutti gli dei dell'universo. Stavano tutti bene. Mi disse anche che lui voleva vedermi di nuovo. Dannazione. Non avevo voglia di parlare con lui. Stava bene no? Rifiutai e tornai a casa. Stavo per inserire la chiave nella serratura quando mi arrivò da Natasha. Risposi velocemente. "Hey Nat, ho scordato qualcosa?" "Sì, ti sei scordata di me." Non era la voce di Natasha. Era una voce maschile e familiare. Era Loki. "Come fai ad avere il suo cellulare?" "Se vuoi vederla ancora viva vieni subito qui." Corsi di nuovo in auto e guidai come una furia per tornare indietro. Rischiai di schiantarmi un paio di volte. Corsi dentro e gli altri erano fuori da una cella. Mi guardarono come se dovessi dirgli io che fare. Passai tra di loro ed entrai a testa bassa dentro la stanza chiudendomi la porta dietro. Loki era in piedi e teneva Nat per il collo incollandola al muro. "Sono qui. Ora lasciala." Senza farselo ripetere due volte tolse la mano facendola precipitare sul pavimento. Allungai un braccio per avvicinarmi ma lui si interpose tra noi due. Mi ricomposi velocemente. Aveva il suo solito sorrisetto da pazzo sadico e mi fissava negli occhi. "Che cazzo vuoi ancora da me?" Ero furiosa. "Ancora non hai imparato le buone maniere?" Avrei voluto vederlo bruciare in quel momento. Gli sferrai una schiaffo sonoro che gli fece arrossare una guancia. Lo aggirai e presi Nat mettendo un suo braccio intorno alla mia spalla. Aveva un brutto taglio sulla fronte e una sul labbro. Uscii velocemente dalla stanza e portai Natasha in infermeria. Grazie al cielo stava bene. Rimasi con lei finché non iniziò a sentirsi meglio. Aveva preso un brutto colpo sullo stomaco e doveva essere monitorata per evitare emorragie. Ma perché doveva fare così? I suoi sbalzi d'umore non riuscivo a comprenderli. Forse aveva qualche tipo di disturbo bipolare? Forse era solo un bravo attore? Dopotutto era il Dio degli inganni e non potevo farci nulla. Mi sentivo una stupida ad aver pensato che potesse essere la persona giusta per me.
Loki
Erano le 17 passate e mancava sempre meno alla mia partenza da questo insulso pianeta. Sapevo cosa mi avrebbe aspettato a casa. Questa missione non sarebbe bastata per redimermi. Per quanto avrei cercato di convincere Odino a lasciarmi libero sarebbe stato inutile. Completamente inutile. Mi portarono a lavarmi, per la prima volta senza nessuno che mi fissava. Mi vestii con l'armatura che avevo indossato durante l'attacco a New York e finalmente mi permisero di sistemarmi i capelli. Ero come un carcerato che andava incontro alla pena capitale. Dopo essermi sistemato mi caricarono su un camion blindato insieme ad una scorta. Il posto era una specie di ponte dove si poteva ammirare il tramonto sul magnifico specchio d'acqua sottostante. Mi si avvicinò Thor con il Tesseract inserito in una macchina con due maniglie. Era il momento di andare.
Heather
Loki scese dal camion in tutto il suo splendore. Mi sembrava di essere tornata indietro di qualche mese, all'attacco alieno. Aveva le manette e il bavaglio. Fissava il pavimento come se lo avessero bastonato. Thor gli si avvicinò con quell'affare che conteneva il Tesseract e lui lo afferrò. Dopo aver girato gli anelli intorno al cubo. Ci salutò tutti. Mentre lui azionava il marchingegno arrivò anche Nat che si mise vicino a me. Thor la salutò e poi schiacciò un pulsante. Loki alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi. Sorrideva. Mentre loro sparivano nella nebbiolina grigio-azzurra del portale mi voltai verso i miei compagni. La testa iniziò a girarmi vorticosamente e qualcosa su di me iniziò a vibrare. Vidi gli sguardi di tutti cambiare e diventare preoccupati. Nat allungò un braccio verso di me e sembrò gridare, ma io non sentii nulla. Uno strappo dietro l'ombelico e la stessa nebbiolina grigiastra furono tutto ciò che riuscii a percepire. Poi il buio più completo. Ero cosciente. Mi sembrava di affogare. Provai a nuotare ma non riuscii a muovermi. Vedevo come dei fulmini in quell'acqua. Sentii che il mio corpo lentamente mi stava abbandonando e che i miei occhi si facevano sempre più pesanti. Negli ultimi istanti di coscienza mi resi conto che probabilmente era la fine ed ero inconsapevole di come è dove stessi morendo. Mi schiantai contro una superficie dura e sentii i polmoni svuotarsi dell'acqua che contenevano. La mi schiena dolorante si inarcò in cerca di aria quasi fino a spezzarsi. Svenni.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now