Capitolo XL

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Quella mattina mi fu permesso di prepararmi da sola. Ero carica e piena di energie. Dopo una buona colazione scesi nei giardini reali per una corsetta. Avevo imparato un trucchetto per sistemare il vestito in maniera che non mi intralciasse. Presi un paio di mele dalle mense e indossai il vestito che mi aveva donato la regina. Era semplice ma di un tessuto pregiato, verde chiaro con intarsiature in oro. Lasciai la mela verde in camera e mi diressi verso le prigioni saltellando e giocando con quella rossa. Non mi capitava quasi mai di svegliarmi così positiva. Saltellai fin dentro la cella di Loki che stranamente era sveglio ed era seduto su una sedia a leggere. Lo raggiunsi, mi lasciai cadere poco elegantemente sulla sedia libera e appoggiai i piedi sul tavolo di fronte a me. Finalmente addentai quella succosissima mela. Il cibo su Asgard era veramente sublime. Avevo indossato i miei anfibi sotto l'abito e avevo raccolto i capelli in una treccia poco ordinata. Finalmente alzò lo sguardo. "Quello?" Indicò il mio abito. "Un regalo di tua madre. Dice che lei non lo usa e che sta molto meglio a me." "Ha ragione." Mangiai la mela guardandomi in giro e, una volta finita, la lanciai nel cestino facendo canestro. "Che leggi?" Prima di litigare decisi che potevo essere gentile. "Un libro asgardiano." Roteai gli occhi. Poteva essere un po' più preciso almeno. "Come mai oggi sveglio?" "Non avevo sonno." "Sei per caso arrabbiato con me?" "Perché dovrei esserlo?" Stavo iniziando a scaldarmi. Tolsi i piedi dal tavolo e mi sedetti composta. "Non lo so. Se vuoi posso fornirti una serie di motivi per i quali sono arrabbiata io invece" mentre lo dicevo tolsi quel poco di cipria che avevo messo per coprire il segno della sua mano. Loki mi guardò e rise. Poi chiuse il libro e tornò serio. "Ogni azione ha una conseguenza." "Significa che venire a letto con te comporta l'essere quasi uccisi in un sogno? O magari l'essere rapiti e quasi uccisi davvero?" Scattammo in piedi contemporaneamente. "Tu non sai il favore che ti ho fatto. Sei solo una stolta." "Io sono stolta? Stolta per aver ascoltato la tua ultima richiesta? Sai... l'ho trovata. Quella maledetta spilla difettosa che per poco non mi ha uccisa. Me l'hai messa addosso quando sono venuta a trovarti l'ultima volta, vero? Beh se io sono stolta tu sei un lurido verme." Ora non parlava più. Il silenzio era calato come un velo pietoso sulla cella. "Tu eri la prima persona con cui ho immaginato di poter andare avanti. Sentivo di essere al sicuro e non so per quale stupido motivo." I suoi occhi erano lucidi. Mentre si avvicinava per trattenermi scattai verso l'uscita. Sapevo che mi sarei messa a piangere di lì a poco. Loki rimase bloccato a fissarmi mentre andavo via. I suoi pugni erano talmente stretti che credevo sarebbe colato sangue dalle sue mani. Camminai per il corridoio lentamente finché non sentii un urlo straziante e qualcosa infrangersi contro la barriera. Un gruppo di guardie corse verso la sua cella e io mi bloccai. Non riuscivo ad andare avanti e mi rifiutavo di voltarmi indietro. Una guardia mi appoggiò una mano fredda sulla spalla facendomi rinvenire. Scappai il più lontano possibile. Corsi per non so quanto tempo tra le lacrime. Raggiunsi una spiaggia vicino a degli scogli. L'odore di sale e mare mi riempiva le narici. Le onde che si infrangevano sugli scogli mi schizzavano leggermente il viso e il vento aveva ormai sciolto la mia treccia. Per un secondo guardai il profondo blu immaginando di lanciarmi. Potevo farla finita. Ricordai la sensazione durante il teletrasporto con il Tesseract. Pensai che era un'ottima modo di morire. Cullata dal mare nel silenzio più totale. Chiusi gli occhi. Poi un raggio di luce interruppe i miei assurdi pensieri. Qualcuno aveva usato il Bifrost. Presi un cavallo e corsi lungo il ponte arcobaleno cavalcando a tutta velocità. A pochi metri dalla cupola dorata trovai Thor e Heimdall. Il primo teneva in braccio una giovane donna con i capelli castani svenuta e il secondo le teneva una mano sulla fronte. "Cosa è successo?" "Ti spiegherò dopo. Ora prendila e portala dalle guaritrici." Caricai la ragazza sul cavallo come se fosse un sacco di patate e corsi velocemente verso il palazzo. La giovane aveva un aspetto piuttosto familiare ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi vista. Arrivai nella stanza dove mi ero svegliata ad Asgard e ordinai alla guardia che aveva portato la giovane di adagiarla sulla lastra in oro. In men che non si dica una quindicina di guaritori entrarono nella stanza e io mi feci da parte. Aspettai su una panchina all'esterno l'arrivo di Thor. Quando lo vidi gli corsi incontro. Stavo riacquistando ogni mia abilità molto velocemente. "Thor cosa diavolo è successo?" "È una lunga storia. Non riuscirei a finire di raccontarla prima di sera." Appoggiai la mano sulla fronte. "Intendo a lei. Perché l'hai portata qui? E perché eri sulla terra?" "Lei è Jane Foster. La donna di cui mi sono innamorato durante il mio esilio sul tuo pianeta. Dopo aver distrutto il Bifrost e salvato New York la osservavo senza poterla raggiungere, per tenerla al sicuro. Finché, pochi giorni fa, Heimdall non riuscì a trovarla. Sono andato sulla terra è ho scoperto che dentro di lei ora c'è un'antica reliquia chiamata Aether che, però, è anche cercata dagli Elfi oscuri, nemici di Asgard dall'inizio dei tempi. Loro vogliono L'Aether per raggiungere il potere ottenendo le tenebre perpetue." Ero allibita. "Quella è Jane Foster?! Mi stai prendendo in giro? O mio Dio." Stavo saltellando in giro per il corridoio come una bambina mentre Thor mi guardava allibito. "Aspetta, tu la conosci?" "Mi stai prendendo in giro? Ti rendi conto di chi sia la tua fidanzata? Lei è una scienziata pluripremiata! I suoi studi sull'astrofisica sono brillanti e sono stati fondamentali per lo sviluppo di molti apparecchi dello shield. È una celebrità, un genio." Thor improvvisò uno stupido sorriso fiero e iniziò a giocare con il suo martello come se fosse quasi imbarazzato. Sentii dei passi e lo sbatacchiare di molte armature. Intravidi un vecchio con i capelli bianchi e una benda di metallo su un occhio. "Spostati immediatamente." Thor mi prese per le spalle e mi mise dietro ad una colonna insieme ad un'ancella che sembrava impaziente di dirmi qualcosa. Una volta che l'anziano arrivò davanti alla porta lo riconobbi. Quello era Odino in persona, il padre degli dei. Mi sentii piccola piccola e mi avvicinai all'ancella che si aggrappò al mio braccio. "Il principe desidera vederla signorina White." Roteai gli occhi. "Andiamo." Senza troppi teatrini corsi nuovamente alle prigioni ma questa volta non entrai. "Bene. Volevi?" Era tutto in ordine. "Potresti entrare?" "Scusa ma vorrei rimanere in vita." "Per favore." La guardia aprì per farmi entrare così sbuffai e salii gli scalini. Mi trovai dentro. Loki teneva lo sguardo basso e batteva freneticamente il piede a terra. Alzò lo sguardo e non riuscivo a capire cosa volesse da me. Eravamo entrambi nel centro della stanza. Improvvisamente iniziò a camminare verso di me. "Loki? Cosa stai facendo?" Arretravo alla sua stessa velocità. "Loki. Fermati per favore." Aumentò il passo è ben presto mi ritrovai al muro per l'ennesima volta. Arrivò vicino a me, mi fissò per qualche secondo e poi mi abbracciò forte, quasi togliendomi il fiato. Rimasi interdetta. Non era il mio forte rispondere alle dimostrazioni d'affetto. Lentamente appoggiai le mani sulla sua schiena. Lui appoggiò il mento sulla mia spalla, facendo attenzione a non farmi male. "I tuoi capelli... odorano di mare. Sei stata alla spiaggia." "Sì, il mare era molto agitato e qualche schizzo mi ha colpita." Il suo respiro era rallentato molto. "Non sono bravo in queste cose. Purtroppo però, non posso proprio fuggire oramai. Io... mi dispiace." Si era alzato e mi guardava negli occhi. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Lo vedevo muovere le labbra ma non capivo nulla. Riuscii a sentire solo le ultime parole. "... so che è difficile e che il mio comportamento non ha aiutato, ma ti chiedo di perdonarmi, o di provarci, almeno." Lo guardai senza riuscire a dire nulla. Lui sorrise come se avesse capito. Mi accarezzò una guancia spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si avvicinò lentamente e mi baciò. Cavolo quanto mi mancava. Allacciai le braccia dietro il suo collo e lui si staccò da me, appoggiando le nostre fronti insieme. "Sì. Ti perdono." Loki rise leggermente e mi sollevò facendomi volteggiare. Lo baciai nuovamente. "Mi era mancato vederti sorridere." Accarezzai la sua pelle fredda e un brivido mi percorse la schiena. Decisi di rimanere ancora un po' e raccontargli ciò che era successo. Il mio sguardo era leggermente vacuo. "Va... va tutto bene?" Mi avvicinai a lui. "Sì, sì tutto benissimo." "Sicuro? Sembri molto pensieroso." "Heather. Ho detto che sto bene, ok? Ora però devi andare." Mi allontanai ma non riuscii a fare più di qualche passo. Loki mi stava tenendo per un polso. "Aspetta, ti prego." Si avvicinò ancora e mi abbracciò da dietro. Istintivamente gli accarezzai una guancia. Loki si avvicinò sempre di più al mio collo, sentivo il suo fiato scontrarcisi e dei brividi mi percorrevano la schiena a intermittenza. Iniziò a baciarmi e lasciarmi piccoli succhiotti. Lo fermai. Dovevo andare e non volevo altri segni sul collo. Uscii dalle prigioni con il suo odore ancora impresso addosso.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now