Capitolo XXXVI

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Mi svegliai indolenzita. Una grande luce calda puntava su di me. Mi guardai intorno e, per un secondo, mi sembrò di vedere una figura con indosso mascherina e guanti. Ovviamente mi sbagliavo. La donna in realtà indossava una veste elegante, i capelli erano raccolti in un'acconciatura strana. Si voltò verso di me appena mossi il braccio per toccarmi la testa. Mi resi conto di avere indosso una veste viola simile a quella della donna. Mi allungai per alzarmi ma ricaddi subito sulla dura lastra dove ero stesa. Lei si avvicinò a me. "In che ospedale mi trovo?" Chiesi velocemente. "Oh no. Qui non abbiamo ospedali. Questa è la stanza in cui curiamo i malati." Strabuzzai gli occhi. Effettivamente non era un ospedale. Il soffitto era altissimo e dipinto con affreschi classici. Nel voltarmi verso la donna notai anche che non avevo flebo collegate alle braccia e che la dura superficie su cui ero stesa era in oro. Andai nel panico. "Dove mi trovo?" Forse alzai troppo la voce dato che entrarono altre donne e due guardie con delle armature in oro. Colei che mi stava accudendo mi mise le mani sulle spalle per calmarmi. Ormai ero seduta. "Ti trovi nel palazzo reale di sua maestà, il padre degli dei, Odino. Sei su Asgard. Davvero non ricordi nulla?" Il mio cuore perse un battito. Cosa? Non era possibile. Ero sulla terra qualche minuto fa. "Io... come è possibile? Mi sono sentita male per caso? È per questo che mi avete portato in questo posto stranissimo. Non posso essere su un altro pianeta. Ero sulla terra qualche minuto fa. Me lo ricorderei se avessi affrontato un viaggio spaziale di recente." Stavo dando in escandescenze. Mi misi in piedi e iniziai a muovermi intorno al "letto" dove prima ero stesa. "Signorina la prego, si calmi. Evidentemente non ha ancora recuperato tutte le sue forze. Lei si trova qui da due giorni ormai. È arrivata insieme ai figli di sua maestà. Non stava bene ed è finita in un coma profondo. Per fortuna ora si è svegliata." Poi si rivolse alle altre. "Andate a chiamare la regina Frigga." Io ero paralizzata in mezzo alla stanza. "Mi sta prendendo in giro vero? Ok, bello scherzo Nat. Ora puoi anche venire fuori e mettere fine a questa pagliacciata." Stavo gridando al soffitto. Lei si avvicinò a me e mi prese per farmi sedere. Forse ero troppo inquieta e la presi per un braccio rischiando di farla cadere a terra. Le guardie si scagliarono contro di me puntando le loro lance alla mia gola. "Mi perdoni non so cosa mi è preso, forse è l'abitudine." La damigella si ricompose e poi mi passò un braccio dietro la schiena in modo da potermi accompagnare meglio. In quell'istante entrò un'altra donna. Era bellissima e maestosa. La sua fierezza era palpabile ed indossava un vestito stupendo. Gli occhi erano azzurri e la pelle candida. I capelli erano mezzi sciolti e mezzi raccolti. Tutti si inchinarono ed istintivamente lo feci pure io. Grave errore. Una fitta al torace mi fece perdere l'equilibrio e rischiai di schiantarmi con la faccia per terra. La donna che era entrata si chinò velocemente per sorreggermi. Appena riuscii a riprendere fiato mi alzai subito e la ringraziai balbettando. "Suvvia. Non preoccuparti. Sarai stata vittima di una delle liti dei miei figli probabilmente." Dei miei figli... questo voleva dire che... lei era la regina? Diventai rossa per l'imbarazzo. La regina si era chinata per aiutarmi. Si voltò e chiese all'ancella che avevo trovato al mio risveglio di aiutarmi per seguirla. Mi portò in una stanza non troppo grande ma abbastanza luminosa. Aveva anche un piccolo balcone. Rimasi nella stanza per alcune ore, poi decisi di uscire. C'erano due porte e io non mi ricordavo da quale ero entrata. Oh andiamo! Dopo una breve conta scelsi una porta. Entrai stringendo gli occhi. La stanza che avevo scelto era molto più grossa e molto più curata. E anche molto più disordinata. I vestiti erano sparsi per terra e il letto era completamente disfatto. Qualcosa si mosse nel grosso letto facendo un gran fracasso. Si voltò e cadde. "S-Stai bene?" Chiesi timidamente. Una testa bionda di levò dall'ammasso di lenzuola sul pavimento. Aspetta un secondo... "Thor?" Lui si girò verso di me con fare stupito. Poi si alzò e venne verso di me. Era senza maglia e aveva solo un paio di pantaloni corti fatti di qualche tessuto povero. Allargò le braccia e mi strinse forte. "Allora stai bene!" "Thor, Thor i miei polmoni hanno qualche problema, mi manca l'aria." Lui mi lasciò andare e poi prese una maglia totalmente a caso da quelle sul pavimento. "Scusa se ti ho svegliato non riuscivo a capire quale delle due porte fosse quella che dava sul corridoio." Lui fece spallucce. "Sono stati accoglienti?" "Assolutamente. Ho conosciuto la regina, tua madre. E il palazzo è veramente stupendo. Mi hanno detto che sono stata in una specie di coma per due giorni e ora ricordo poco o niente." Lui abbassò lo sguardo. "Andiamo a fare due passi." La vita su Asgard scorreva piacevolmente lenta. Erano una civiltà tecnologicamente evoluta. Possedevano cose che sulla terra erano solo fantascienza. Eppure la società ricordava quella del 17-18 secolo. I giardini del palazzo erano stupendi. "Vedi Heather... io..." si grattò la testa. "Ah dannazione. Non so come dirtelo." Gli presi una mano per farlo calmare almeno un po'. Era sempre stato impacciato. Guardò nel cielo come se aspettasse un segno divino. "Io avevo intuito qualcosa. Sapevo che tra voi due c'era o c'è qualcosa. Non mi sbagliavo. Ti ha messo addosso un prototipo delle spillette che abbiamo usato per teletrasportarci. A quanto pare era difettosa, ecco perché stai male. Le coordinate inserite erano per Asgard e, al momento del l'attivazione del Tesseract, anche tu sei arrivata qui." Abbassai lo sguardo. "Quando sei arrivata eri davvero messa male. Sei caduta veramente male, per un momento credetti che ti fossi spezzata la schiena. Hai iniziato a sputare acqua e poi sei svenuta. Le nostre migliori curatrici si sono prese cura di te." Piano piano realizzai. "Loki ha fatto cosa?" Chiunque fosse nei paraggi si voltò verso di me. Corsi da una guardia e mi feci indicare la posizione di quel bastardo. "Heather è dentro una cella, non potrai mai raggiungerlo." Thor stava cercando in tutti i modi di dissuadermi dal trovarlo e pestarlo. Arrivai davanti ad un enorme portone. Ero qualche piano sotto il palazzo. Thor mi raggiunse, aveva il fiatone. "Sai... non ero più abituato a correre così." Era piegato e si sosteneva con le mani sulle ginocchia. "Apri questa porta." "Non mi sembra una buona idea. Sei appena guarita ma devi ancora rimetterti e-" lo afferrai per la maglia e lo abbassai al mio livello "Ho detto di aprire questa dannata porta." Scandii ogni parola per risultare ancora più minacciosa. Sapevo di avere gli occhi furenti di odio. Thor deglutì rumorosamente, abbassò lo sguardo e poi, con un cenno della mano, ordinò alla guardia di aprire. Sentii un meccanismo mettersi in moto e le porte si aprono lentamente. Lasciai andare Thor e mi pulii le mani sul vestito. Scesi le scale velocemente e iniziai passare in mezzo al corridoio circondato da celle. Erano stanzette bianche con le pareti fatte da campi energetici color oro. Alcune celle erano più affollate di altre, alcune erano vuote. Non ci impiegai molto per trovarlo.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now