Capitolo LXV

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Mi svegliai in tranquillità, stretta fra le sue forti braccia. Mi chiedevo come poteva riposare e tenere i muscoli così tesi contemporaneamente. Ero veramente riposata dopo tanto tempo. Ricordai cosa era successo la sera prima. Non mi ero svegliata, ciò significava che lui non aveva visto nulla? Rimasi pensierosa appoggiata sul suo petto per altro tempo, ascoltando il suo cuore. Ma dovevo muovermi, le gambe iniziavano a farmi male. Sollevai le braccia fino a raggiungere il suo volto. Avrei voluto scostarmi senza svegliarlo ma non ero abbastanza forte per spostare le sue braccia. Accarezzai le sue guancia e iniziai a chiamarlo silenziosamente. "Dai Loki, sveglia!" Cercai di scansarmi per muovermi un po'. Improvvisamente aprì gli occhi e strinse ancora di più le braccia, affondando, senza volerlo, la sua faccia nel mio seno. "Si può sapere che diavolo stai facendo?" Appoggiai le braccia sulle sue spalle e iniziai a spingere per alzarmi. "Oh, sei qui." Disse lui con la voce ovattata da me. "Sì, dove volevi che fossi?" Lui scosse leggermente la testa e poi alzò lo sguardo verso di me. "Niente male come risveglio." Sapevo che cosa voleva. Iniziai a dimenarmi ancora di più mentre ridevo. Lui stringeva le sue dita sui miei fianchi facendomi il solletico. Muovendomi sentii l'erezione nei suoi pantaloni. Con un po' di slancio riuscii a salire a cavalcioni su di lui, appoggiando il bacino poco sopra il suo pacco. Iniziai a baciare il suo collo mentre lui si insinuava sotto la mia maglia. Infilò le dita fra i miei capelli scompigliati e mi spostò sulle sue labbra. Sollevai anche la sua maglietta fino a sfilargliela separandoci per alcuni secondi. Lo guardai negli occhi prima di fiondarmi nuovamente su di lui. Aveva qualcosa di strano. Una specie di rassegnazione, come se si aspettasse qualcosa. Ignorai completamente quei pensieri e mi tolsi la maglia. Loki sorrise e afferrò i miei fianchi per spostarmi più in basso. La mia mente però non voleva tacere. Lui sapeva. Aveva visto ciò che era successo, o almeno ciò che ricordavo. Ancora una volta avevo fallito nel proteggere le persone che amavo. Faceva finta di nulla, come sempre, per evitare di ferirmi. Sentii che stavo perdendo sicurezza. Mentre Loki si sfilava i pantaloni appoggiai le mani sui suoi addominali nel tentativo di tenerle ferme. Continuavo a guardare in basso. Lui si sollevò per baciarmi ma si fermò a pochi centimetri da me. Scostò i miei capelli liberandomi il volto e scoprendo i miei occhi lucidi. Strinsi i pugni cercando di mandare indietro quelle lacrime. Lui appoggiò una mano sulla mia guancia e prese ad asciugare le righe che segnavano il mio viso. Tentai inutilmente di parlare. Loki si mise a sedere incrociando le gambe e mi lasciò appoggiare sul suo forte petto. "Perché lo hai fatto?" Lui sospirò. "Dovevo". Che risposta inutile. "Ti avevo chiesto di lasciar stare." La mia testa penzolava appena dalla sua spalla. "Sono in grado di gestirlo." A quel punto sentii qualcosa smuoversi dentro di lui. Mi appoggiò delicatamente sul materasso e si alzò per prendere da bere. "Che c'è ora?" Chiesi titubante. "Smettila di mentire Heather." Aveva raccolto e infilato i pantaloni. "Di cosa stai parlando? Io-" "Puoi per una volta essere sincera con me?!" Mi bloccai sul posto. "Dannazione. Io sono il Dio dell'inganno! Io! Non tu. Cazzo puoi smettere di tenermi all'oscuro di tutto?" Picchiò il bicchiere talmente forte sul tavolo che credetti si sarebbe distrutto in mille pezzi. Non pensavo di ricordare ancora quel momento. Era il peggiore da sognare. Quel momento era la conferma che non ero guarita, che non si guarisce mai. Forse le persone che mi stavano affianco facevano bene a preoccuparsi così tanto per me. Infilai lentamente la maglia e asciugai di fretta una lacrima che era sfuggita al mio controllo. Loki si voltò e buttò giù ciò che era rimasto nel bicchiere. Sistemò i capelli con una mano, poi si diresse verso l'armadio e prese una maglietta decisamente troppo grande per lui. Una spalla rimaneva scoperta e le maniche erano arrotolate sui polsi per lasciare le mani scoperte. "Hai intenzione di dire qualcosa?" Alzai lo sguardo per sostenere il suo accusatorio. "Non avevi alcun diritto di entrare nella mia testa." "Cazzo Heather! Tu ti sei lasciata morire! Non hai fatto nulla, nulla per salvarti! E io? Io ero su questa maledetta astronave con quel bestione verde che mi impediva di fare qualsiasi cosa. Mentre tu ti lasciavi morire e mio fratello ti ripescava appena in tempo." Ricordai la sensazione di stanchezza e pesantezza, quell'insicurezza che, nonostante sapessi di poter tornare in superficie, mi sussurrava all'orecchio di rimanere e morire. Vidi Loki avvicinarsi e scattai in piedi. Era a pochi centimetri da me. "Prima non eri così incazzato, o sbaglio?" Sapevo di essere in torto nel cercare di scappare da quell'argomento con scuse così infondate. "Ora piantala!" Gridò talmente vicino al mio volto che dovetti abbassare lo sguardo. "Non hai proprio pensato a me, nemmeno per un secondo." "Stavo morendo! Un mostro più grosso del tuo palazzo mi aveva appena colpito con la sua enorme spada di lava! Te ne rendi conto?" "Ero lì! Tu sapevi di poterti salvare ma non lo hai fatto!" Sbuffai ridendo. "Oh, lo trovi divertente ora?" Tornai a guardarlo. "No, niente affatto. Non questo almeno." Rimase ad aspettare che continuassi. "Come puoi essere così egoista?" Mi guardò puntando il suo dito nel centro del suo petto. "Io sarei l'egoista ora? Dopo tutto quello che ho fatto, sono io l'egoista?" Persi la pazienza. "Non si tratta di te! Diamine! Come fai a non capirlo? In quel momento non pensi a nessuno, assolutamente nessuno." Appoggiai una mano sulla fronte. "Questo è ciò che il suicidio ti fa. E hai ragione, non ho pensato a te, a nessuno di voi. Solo a me e la mia pace. Questo ti rende il suicidio, imperdonabile." La mia voce si ruppe. "Sono, imperdonabile." Fu tutto ciò che uscì dalle mie labbra. I suoi occhi erano rossi e quasi lucidi. "Non ho nessuno. Quel giorno stavo per perdere le uniche due persone che mi abbiano mai amato, una delle quali era anche l'unica che io abbia mai amato." Rimase in silenzio aspettando inutilmente il seguito del mio discorso. Un rantolo uscì dalle mie labbra e caddi in ginocchio, coprendomi il viso con le mani, con lacrime saline che mi segnavano le guance rosse. Loki mi seguì e si sedette sul pavimento vicino a me, senza però toccarmi. "Ho passato la vita a ferire le persone che mi stavano intorno. E, nonostante abbia cercato di proteggerti, ho finito per farti scappare da quella megera e per salvare noi hai rischiato di morire. Sarebbe stata colpa mia." "Non dire così ti prego." Risposi tra un singhiozzo e l'altro. "Ora l'ho capito. Non mi importa del potere, non me ne è più importato da quando ho rischiato di perderti. L'unica cosa che desidero è che tu stia bene." Aveva appoggiato le mani intorno alle mie guance per tentare inutilmente di fermare le lacrime. "Mi dispiace così tanto." Lui si limitò ad asciugarmi altre lacrime e sollevarmi per mettermi a sedere sul letto. Mi piegò in maniera da farmi aderire al suo corpo e mi strinse forte. Rimasi così per alcuni minuti, poi mi accorsi che lui si era addormentato. Dormiva abbastanza profondamente e riuscii a spostarmi per andare a rinfrescarmi e fare una corsa alla mensa per prendere del cibo.
Loki
Un colpo in pieno volto e lei cadde a terra. Hela materializzò una delle sue spade e con tutta la sua forza trapassò il suo petto da parte a parte, bloccando il muscolo cardiaco. Heather sputò sangue e cercò invano di estrarre la spada. Pochi istanti dopo Surtur le colpì entrambe facendole sparire ne mare. Rinvenii bruscamente ma rimasi disteso a letto. Avvicinai le braccia al mio petto. Qualcosa non andava. Facevo troppa poca fatica. Aprii gli occhi e lei non c'era più. Sapevo che stava bene ma ero spaventato a morte. Mi alzai di scatto guardandomi intorno. Non volava una mosca. Indossai i primi stracci che trovai a portata di mano per andare a cercarla. Appena prima di voltarmi sentii la serratura scattare. Lei entrò con un vassoio che strabordava di cibo e chiuse la porta con il ginocchio. Rimasi immobile a fissarla mentre cercava di mantenere l'equilibrio fino al tavolo nel salottino. Sembrava non avermi visto. Iniziò a spostare i barattoli dalla lastra di metallo al tavolo, disponendoli cercando di essere elegante. Lentamente mi avvicinai a lei. Prese il vassoio tra le mani e ammirò per qualche secondo la sua opera. Appoggiai le mani sulle sue spalle. Lei sobbalzò e si voltò di scatto con l'intento di colpirmi. Non so come si fermò appena in tempo e lasciò cadere il vassoio a terra, facendo un gran baccano. "Mi hai spaventata!" Sorrisi. "Ero già in piedi quando sei entrata. Come hai fatto a non vedermi?" Lei mi guardò dubbiosa. "Eri già in piedi..." "Ero già in piedi, davanti all'armadio. Stavo venendo a cercarti, quando mi sono svegliato non eri più a letto." "Volevo prendere del cibo ma forse ho esagerato." Si grattò la nuca voltandosi verso il tavolo. Non era mai stata tanto più bassa di me, ma quando faceva quella cosa mi sembrava un autentico gattino e, in men che non si dica, perdeva almeno venti centimetri dalla mia percezione. "Posso aiutarti se ti va." Appoggiai le labbra sui suoi capelli profumati di lavanda e disinfettante alcolico. Lei annuì e poi si sedette al tavolo. Iniziammo a mangiare in silenzio. "Come mai ti sei svegliato?" Lo disse con un tono calmo e pacato, come se fosse una domanda per fare conversazione. "Niente di particolare. Uno stupido incubo." Abbassò lo sguardo. "E volevi cercarmi?" "Non eri più lì, non sapevo che fare." Il pranzo continuò in silenzio. Riposammo un po' leggendo e poi ognuno andò a svolgere le mansioni assegnate per quel giorno. Lei era in mensa mentre io ero come sempre al sistema di irrigazione della gigantesca Serra che occupava quasi un quarto delle stanze della nave. Tutti i giorni si inceppava qualcosa. Passate le ore di lavoro tornai in camera prima di lei e andai a lavarmi per poi mettermi a letto. Cercai inutilmente di dormire. Quando lei arrivò era passato poco più di un quarto d'ora. Sì lavò e cambiò e si mise a letto. Scivolai nel sonno solo dopo averla circondata con le mie braccia.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now