Capitolo LX

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Infondo Thor aveva ragione. Dovevo essere utile in qualche modo. Nonostante i cittadini non si fidassero affatto di me si lasciarono aiutare. Fu una giornata infinita. Tornato in camera mi lavai e lavai Heather mentre aspettavo la cena. Tremavo sempre quando la toccavo, avevo una paura tremenda di rompere il delicato equilibrio che la faceva rimanere viva. Mi sdraiai di fianco a lei dandole la schiena nonostante sapessi che durante la notte l'avrei stretta a me. Non potevo farne a meno. Può sembrare un'azione involontaria ma la verità è che lo è solo in parte. Infatti ad ogni contatto con la sua carne fredda i miei occhi iniziavano a buttare fuori tutte le lacrime trattenute durante il giorno. Mi svegliai dannatamente presto e mi scostai da Heather. Avevo afferrato una sua mano e stringevo il suo esile e ormai scheletrico corpo a me con il braccio libero. Lentamente raggiunsi il bordo del letto e mi sedetti sostenendo il mio busto con le braccia appoggiate sulle ginocchia. Due lacrime caddero sul pavimento. Inspirai tutta l'aria possibile e mi alzai. Dopo essermi sistemato diedi un ultimo sguardo a lei e uscii velocemente. Non avevo più parlato con mio fratello dopo la litigata dell'altro giorno. Aiutai dei ragazzi a sistemare un'area danneggiata della nave e in men che non si dica arrivò la sera, se così possiamo chiamarla. Anche io ero molto dimagrito dato che avevo un solo pasto al giorno. Dovetti litigare con 1-4-2. Voleva entrare e vedere Heather e si lamentava del fatto che non lo permettessi a nessuno. Usai tutta la mia cattiveria e la allontanai in fretta. Purtroppo Thor mi avevo visto. Con passo svelto arrivai in camera prima di lui, in maniera da farlo rinunciare al confronto. Chiusi la porta schiacciando il pulsante con violenza.
Heather
Ricordavo solo brevi flash di ciò che era successo. La mia spada conficcata in un polpaccio di Hela. La mia voce che risuona come se ci fosse l'eco. La mia vista sfocata che mi impedisce di distinguere Loki. Quando le lacrime cadono alzo lo sguardo e ciò che vedo è il volto di lava di Surtur e la sua spada a pochi metri da noi. Inalo aria e intorno a me c'è il più totale silenzio. Cadiamo in acqua. Sento sapore di sangue e un dire lancinante al fianco. Lotto per scostarmi dall'arma del demone quando una fitta appena sotto il seno destro mi blocca. "È finita." Penso immersa nell'acqua e nel mio sangue. I miei muscoli si rilassano e i miei polmoni si dilatano. "La Mia storia finisce qui." Perdo i sensi definitivamente con una botta alla testa. Poi buio. Completamente. Non sento più nulla. Fino a quel momento. Due forti colpi metallici. Erano lontani. Sentii due voci familiari urlarsi contro in lontananza. Una luce bianca mi impedì di aprire gli occhi. Presi a respirare più forte finché una fitta non mi bloccò, costringendomi a piegarmi su di me. Appoggiai una mano su una tempia e iniziai a massaggiarla cercando di far passare quel terribile mal di testa. Le urla si fecero sempre più vicine. Un altro colpo metallico mi fece sobbalzare e aprire gli occhi. Ero in una stanza non troppo piccola con due porte, seduta su un letto con lenzuola blu. Mille fasciature coprivano quasi completamente il mio busto. Mi guardai intorno per qualche secondo prima di rendermi conto di essere ancora viva dopo ciò che mi era successo. Guardai il mio corpo. Ero diventata talmente magra che potevo contare le mie ossa a vista. La mia pelle era grigia e fredda come quella di un morto. Un sospiro mi riportò alla realtà. Loki. Stava davanti alla porta e si stava voltando verso di me. Teneva una mano davanti alla fronte come per togliervi il sudore.  Anche il nostro combattimento mi tornò alla mente. Presa dall'istinto materializzai un pugnale e lo scagliai contro di lui. Mi resi conto di ciò che avevo fatto solo dopo che la l'arma aveva lasciato la mia mano. All'ultimo istante Loki riuscì ad afferrarlo a pochi centimetri dal suo volto. Rimase a fissarlo per alcuni istanti e poi alzò di scatto la testa nella mia direzione. Una strana paura si faceva strada dentro di me. Con frenesia iniziai ad arretrare strisciando sulle lenzuola, fino a cadere quasi a terra. Appoggiai un piede a terra e lentamente mi misi in piedi. Loki continuava ad avvicinarsi ma il pugnale era caduto a terra. Stringeva forte i pugni e la tensione superficiale era l'unica cosa che impediva alle sue lacrime di sgorgare copiosamente. Anche lui era molto più magro e sciatto. Indossava una vecchia maglia rovinata del colore delle lenzuola e un paio di vecchi jeans strappati in numerosi punti. Da alcuni buchi della maglia riuscii a intravedere l'ombra di una cicatrice verticale. Sotto uno zigomo ormai molto incavato c'era una macchia scura, forse fuliggine. Era scalzo, aveva tolto quello che rimaneva di un vecchio paio di stivali appena entrato, mentre quel qualcuno batteva sul pannello di metallo. Ormai era a qualche metro da me. Arretrai fino a scontrarmi con quello che sembrava un comodino. Le mie gambe cedettero e, di nuovo, mi sarei schiantata a terra se lui non mi avesse afferrata al volo. Stringeva una mia mano tremando e cingeva la mia vita con il braccio libero. Ripresi fiato. Velocemente scannerizzò il mio corpo con i suoi occhi chiari e quando lo guardai nuovamente una lacrima aveva silenziosamente rigato il suo volto ligio. Come un flash tutto ciò che avevamo passato mi tornò alla mente. Appoggiai la mia mano ossuta sul suo volto e trascinai il pollice vicino al suo occhio per asciugare la lacrima. Con uno scatto mi tirò a se. Strinse il mio corpo incastrandomi in una specie di morsa dalla quale non avrei mai voluto uscire. Anche io iniziai a piangere. Accarezzai i suoi capelli rovinati e le sue spalle. Lui continuava a tremare. Aveva appoggiato le mani nei pochi lembi di carne non coperta dalle bende. Affondai le dita nei suoi capelli e le trascinai fino alle guance. Si staccò da me leggermente. Continuava a sostenermi poiché sapeva che non sarei riuscita a rimanere in piedi. Scesi con una mano fino ad un suo fianco per aggrapparmi. A quel punto Loki risalì fino ai miei capelli morbidi e scuri. Vi affondò le dita e trascinò la mano fino al mio viso. Dopo pochi secondi si allontanò un poco da me e tornò a guardare nei miei occhi violacei. La tristezza e la malinconia nei suoi occhi lasciarono spazio alla gioia. Si abbassò all'altezza dei miei fianchi e mi sollevò stringendomi delicatamente. "Sei viva!". Lo urlò a squarciagola mentre raggiungeva il centro della stanza. Poi prese a volteggiare tenendomi in braccio. Le nostre risate riempirono il vuoto della stanza. Purtroppo quel momento si interruppe a causa dei suoni che provenivano dal mio stomaco. Avevo una fame terribile. "Abbiamo da mangiare?" Loki sorrise e appoggiò un delicato bacio sulla mia fronte. "Aspettami qui." Lasciò la stanza velocemente. Mi guardai ad uno specchio davanti a me. La pelle era già tornata più rosea e le occhiaie erano sparite, anche il mio volto sembrava più pieno. Ero sempre stupita da come il mio corpo fosse in grado di riprendersi in fretta. Un rumore metallico e Loki entrò di nuovo. Aveva il fiato corto e sembra ancora scosso da qualcosa. Stringeva un vassoio tra le mani con qualche fetta di pane, una minestra e quella che sembrava una mela. "So che non è granché ma i viveri scarseggiano e abbiamo trovato da poco il modo di coltivare." Sorrisi e, senza preoccuparmi, molto mi sedetti sul letto e iniziai a mangiare con grande voracità. Tra un boccone e l'altro cercai di parlare con lui. "Da quanto tempo siamo in viaggio?" "Circa tre giorni, quasi quattro ormai." "Sono" appoggiai il cucchiaio "Ho dormito per tutto questo tempo?" Senza dire nulla lui annuì guardando il pavimento. "E Asgard? Che è successo?" "Thor è riuscito a salvarti poco prima che la spada di Surtur la distruggesse completamente." Una fitta mi attraverso il petto. Fu tanto il dolore che dovetti aggrapparmi alle coperte. Loki si allungò verso di me appoggiandomi una mano sulla spalla. "Stai bene? Che succede?" Non riuscivo a trovare le parole. "Hela? Il popolo? Sono tutti morti?" "No... no, perché pensi questo? Sono salvi, per la maggior parte. Grazie a te, li hai salvati tu." Gli occhi mi si riempirono di lacrime mentre continuavo a fissare le lenzuola. Tornai a guardarlo negli occhi quando mi appoggiò una mano sulla guancia. "Hey, va tutto bene, ok? È tutto a posto, tu stai bene, gli altri stanno bene. Hai già fatto troppo." Mi gettai fra le sue braccia e iniziai a piangere senza alcun freno. Lui iniziò ad accarezzarmi i capelli e la schiena per tranquillizzarmi. Avevo ancora fame ma mi addormentai tra le sue braccia. Tornai cosciente solo quando mi appoggiò sul materasso e mi coprì per farmi dormire meglio. Lo sentii raccogliere ciò che era rimasto del mio pranzo per poi uscire dalla stanza. Mi riaddormentai velocemente. Non sapevo cosa mi stesse succedendo. Un attimo prima ero felicissima e super positiva mentre un secondo dopo mi sento depressa e non riesco a fare nulla. Forse dovevo farmi tempo, infondo mi ero appena svegliata da un coma e mi stavo ancora riprendendo. Dopo qualche ora Loki non era ancora tornato ma non avevo le forze per andare a cercarlo. Decisi solo di alzarmi e andare in bagno per rinfrescarmi. Ormai la mia forma fisica era tornata quella di una persona sana. Raccolsi i capelli e poi tornai a letto. Loki era però sdraiato nel letto e sembrava addormentato da parecchio. Ok, ora avevo la prova che dovevo darmi solamente tempo.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now