Capitolo LXXV

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La luce era ormai scomparsa ed eravamo immersi nel buio più profondo che avessi mai visto. Sentii come il suono di una goccia cadere a terra. Poi, nell'aria, vidi dei cerchi, simili a quelli dell'acqua. E un altro, uno ancora, di nuovo il suono. I cerchi si facevano sempre più vicini a terra, fino a toccare il pavimento. Poco a poco gli occhi di tutti sì riabituarono alla luce e ritornammo a vedere chiaramente. In mezzo alla stanza c'era una donna. Heather, per la precisione. Aveva di nuovo quella seconda pelle nera e viola, ornata da quelle fascette di cuoio, gli stivali di pelle aderenti al polpaccio e il suo adorato cappuccio. Davanti a lei c'era una fila di suoi coltelli di varie forme e lunghezze sollevata a mezz'aria per permetterle di raggiungerli meglio. Mano a mano lì prese e li infilo nelle fibbie che aveva addosso. Tutti la fissavano come se fosse una bomba pronta ad esplodere. C'era chi cercava di nascondere il terrore e chi sudava freddo senza riuscire a calmarsi. Un uomo puntò il suo blaster contro di lei. Si bloccò. In men che non si dica Heather allungò un braccio nella sua direzione e una spada trapasso il ventre di quello sconsiderato ad una velocità tale da lasciarlo appeso senza toccare terra. "Può bastare." La sua voce era quasi allegra. Schioccò le dita e le armi avanzate sparirono. Alzò appena gli occhi che risaltavano come due ametiste illuminate nell'ombra. Su alcune delle sue dita si materializzarono degli artigli di supporto che scricchiolavano ad ogni suo movimento. Alzò lo sguardo, pietrificando chiunque fosse nella stanza. Aveva occhi dagli iridi velenosi e vene evidenti e scure sulla mandibola e alle tempie. Ciocche di capelli le adornavano il viso, cadendo delicatamente e dandole un'aria da folle. Finalmente sollevò anche la testa e si guardò in giro. "Ragazzi, che succede? Sembrate di pietra..." disse con un ghigno. La voce era quasi metallica. Avanzò appena un passo che uno dei pochi soldatini di Thanos sparò un colpo di blaster. Lei sollevò un braccio e il colpo lo attraversò, sporcandole il volto con il suo stesso sangue. Lei afferrò la carne con due dita e ci guardò attraverso. Immediatamente la carne si rigenerò e, lasciando cadere la mano come se fosse morta, scagliò un pugnale proprio nel bulbo oculare di quell'uomo. Il corpo cadde a terra con un tonfo, dando il via ad una battaglia quasi tutti contro tutti.
Heather
Dopo essermi tagliata la gola percepii la morte che posava un leggero bacio sulle mie labbra. Eppure, non so come, riuscii a scostarmi e resuscitare. Credo sia stato epico, peccato che non lo abbia visto. Una volta tornata dal regno dei morti, per l'ennesima volta, mi ritrovai solo con il mio corpo, senza quella che era la mia mente. Poco a poco capii che stavo riacquisendo tutto ma mi ci volle tempo, tempo in cui credo di essermi comportata come una psicopatica, ma sempre cercando di uccidere Thanos. Dopo aver fatto fuori due uomini tutti, eccetto Thor, Valchiria e Loki, si scagliarono contro di me. In pochi istanti li uccisi. Le loro grida e lamenti di dolore non mi toccavano. Ero fredda come il ghiaccio e dura come la roccia. Sorrido ripensando al fatto che essere così era l'obbiettivo di una vita e, una volta raggiunto, volevo solo ritornare ad essere quella di prima. Nella foga mi resi conto di aver ferito Valchiria ad una gamba. Thor la soccorse portandola lontana e lei si diresse verso le capsule di salvataggio. Mi voltai e vidi alzarsi da terra il dinosauro gigante e quel tipo fluttuante. Erano protetti da un qualche incantesimo e non potevano morire. Anche Proxima, la tipa con un alone nero intorno agli occhi e i capelli blu, si rialzò. Iniziammo a combattere, sferzando colpi mortali che non ebbero alcun effetto. Improvvisamente, proprio mentre saltavo alla gola di quel bestione con il martello, sentii una forte esplosione e caddi a terra, sbalzata di parecchi metri indietro. Un alone verde mi avvolse e mi ritrovai in una stanza buia. Mi rimisi subito in piedi. Mossi un passo e mi ritrovai a terra. Guardai il mio corpo. La mia gamba sinistra sembrava un puntaspilli per schegge di metallo, mentre nel mio ventre era infilzata una grossa punta di stagno. Mi voltai sulla schiena e sollevai la gamba, facendo uscire piccoli fiotti di sangue. Afferrai con entrambe le mani una delle schegge nella gamba. Con precisione tirai, schizzando del sangue per aria. Vidi un'altra luce verde e Thor ruzzolò dentro, rialzandosi e puntando la spada verso il nulla. Lo vidi voltarsi e, per l'ennesima volta, fissare un fantasma. Abbassai il cappuccio. Iniziai a rimuovere le schegge più piccole, una ad una, e guardai la carne rimarginarsi, più veloce che mai. Provai a rialzarmi senza riuscirci. "Ferma! Che diavolo stai facendo?" Sentii la voce di Loki. Mi afferrò una mano e mi aiutò a risedermi a terra. Lo guardai e sentii le parole morirmi in gola. Sapevo ciò che avevo fatto. Mi fece sdraiare di nuovo. "Non posso lasciarti questo pezzo nel ventre." Annuii. Con entrambe le mani tirai finché non mi mancò il fiato. "Che diavolo credi di fare?" Mi fermò e io caddi con la schiena sul pavimento. Loki appoggiò una mano su quel pezzo di ferro e uno spasmo muscolare mi fece contrarre fino a farmi sobbalzare. Strinsi la sua mano e lui si piegò su di me. "Non pensarci. Guarda me, stringi la mia mano." Piantai i miei occhi nei suoi e iniziai a stringere la sua mano, facendo contorcere per il dolore anche lui. Una volta estratta la lastra di metallo fiotti di sangue iniziarono ad uscire mentre la carne sì riparava. Vidi Loki tremare. Lanciò lontano il pezzo ancora tra le sue mani e cercò di bloccare il sangue. Sembrava disperato. Sapevo che era colpa mia. Mi sollevai e strinsi il suo volto nel mio petto. Lo sentii singhiozzare appena. Strinse le mani ancora sporche dietro la mia schiena. Quando si staccò da me non sembrava avesse pianto. Presi dalla foga e dalla felicità schiantammo le labbra dell'uno su quelle dell'altra. Mi baciò fino a togliermi il fiato. Appoggiando la sua mano sul mio volto mi rimase un'impronta delle sue dita insanguinate. Aspettai che la ferita sì rimarginasse del tutto e mi alzai. Thor era seduto in un angolo. Sembrava aver capito il suo destino. Sapeva di non essere abbastanza potente per proteggerci. Di tanto in tanto sentivo dei tintinnii ai miei piedi. Erano le schegge espulse dalla mia carne che cadevano a terra. Appoggiai una mano sulla schiena di Thor per sedermi a terra. "Mi dispiace." Non ricevetti alcuna risposta. Guardai Loki, con gli occhi ancora lucidi, fissava il pavimento. Poi decisi di prendere la situazione in mano. "È inutile provarci. Non moriranno mai." Entrambi mi guardarono. "Il popolo è finalmente in salvo: rallentiamoli e lasciamo il destino correre". Loki si alzò di scatto. "C'è qualcuno oltre a thanos e i suoi scagnozzi." Con uno schiocco delle dita ci ritrovammo nel salone, pronti per una nuova battaglia.

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now