Capitolo LIX

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Loki
Thor Urlò e prese a correre. Calde lacrime mi rigarono il viso mentre osservavo mio fratello tuffarsi in acqua. Proprio mentre la nave stava per chiudere i portelloni una mano insanguinata afferrò un pezzo di metallo. 1-4-2 e Korg lo aiutarono a salire. Lui cadde in ginocchio facendo però attenzione all'esile corpo che portava tra le braccia. Hulk aveva smesso di stritolarmi appena eravamo partiti ma non avevo trovato la forza per andarmene da lì. Spinsi via le grosse dita verdi e camminai in maniera scoordinata cadendo a pochi passi da lei. Riposava a occhi chiusi sulle gambe di mio fratello mentre il suo sangue confluiva lentamente a terra. Mi inginocchiai anche io e la sollevai per posarla su di me. Aveva un grosso taglio sotto il seno destro, parecchi tagli sul volto, una brutta ferita alla testa e un'altro grosso taglio sul fianco sinistro. Afferrai il suo viso e accarezzai le sue labbra. Le mie lacrime caddero sul suo petto. Ormai i miei pantaloni erano zuppi del suo sangue. Thor mi appoggiò una mano sulla spalla. Sollevai lo sguardo e piantai i miei occhi nei suoi. Sapevo cosa voleva dirmi, solo non aveva il coraggio di farlo. Scossi la testa e spostai la sua mano. "No!" Urlai. Stremato nell'anima e fisicamente mi sollevai. Piangendo chiesi. "Chi è guaritore?" I cittadini fissavano il pavimento. "Vi prego chi è in grado di salvarla?" Due donne si fecero avanti tremando. Raggiunsi quella che sembrava una camera. Adagiai Heather sul letto e strappai quella specie di pelle che aveva addosso con tutta la forza che era in me. La spostai dal suo corpo ferito e la lanciai contro una specchiera. Poi le due donne entrarono e io uscii dalla stanza. Rimasi tutto il tempo seduto all'esterno. Dopo mezza giornata le due uscirono dalla stanza. Nonostante avessi provato a riposare per non pensarci non chiusi occhio. Mi rifiutai di farmi curare. Solamente dopo aver mangiato insieme a mio fratello e i suoi compagni mi fu permesso di entrare nella stanza. Prima di poterla vedere mi fu imposto di farmi almeno fasciare. Solo la ferita al fianco era leggermente profonda. Rimasi a fissare la porta per alcuni interminabili minuti. Trovai la volontà di entrare solamente quando Thor mi poggiò una mano sulla spalla e mi confortò un poco. Schiacciai un pulsante e la porta scorrevole si aprì di scatto. Un odore di oli e essenze mi riempì le narici. Il letto era imbrattato di sangue e non aveva più le lenzuola. Su quella stessa specchiera c'erano i suoi pugnali, le placche e ciò che rimaneva di quella specie di seconda pelle che aveva indosso. Li fissai per alcuni secondi e pensai che non avrei potuto sopportare altro. Mi voltai per uscire ma la porta si era già richiusa e sapevo che Thor sarebbe rimasto ad aspettarmi. Proseguii nell'altra stanza, un bagno. L'odore di olii si intensificò quando aprii la porta. Tenevo lo sguardo basso per paura di ciò che avrei potuto vedere. Avanzai finché non trovai una vasca piena di quella che sembrava acqua tinta leggermente di rosso. In essa galleggiava il corpo di Heather. Avevo visto una cosa simile una sola volta ad Asgard e lo sfortunato era morto dopo poco. Inspirai profondamente e mi avvicinai. Mi inginocchiai di fianco a lei e immersi una mano in acqua per sollevare leggermente la sua testa. Infilai le dita fra i suoi capelli mossi leggermente dall'acqua. Continuai a pettinarle i capelli finché non tastai la sua ferita. Velocemente ritrassi la mano. I suoi occhi erano sempre chiusi e la carne fredda come quella di un morto. Una lacrima cadde in acqua. Alcuni tagli sul volto si erano già rimarginati, forse a causa delle sue abilità fisiche Si sarebbe salvata. La avvicinai a me facendo attenzione a non toccare le fasciature. Le avevano fatto indossare una maglia e un paio di pantaloni molto larghi, se fosse stata in grado di alzarsi le maniche le sarebbero arrivate alle ginocchia e si sarebbe inciampata nei pantaloni. Quel pensiero mi strappo un sorriso. Le lasciai un delicato bacio sulle labbra e uscii da lì. Presi uno dei suoi pugnali e mi sedetti sul letto, lontano dalle macchie di sangue. Ci giocai per un po', osservandolo e tastandolo per capire meglio le sue potenzialità. Qualcuno bussò alla porta. Svogliatamente mi alzai e rimisi l'arma a posto. Erano due giovani che volevano dare un'occhiata a Heather e pulire la camera. Le lasciai entrare. Dietro di loro vidi la figura di Thor. Sfruttai il suo animo compassionevole per evitarlo. Trovai una branda e decisi di sdraiarmi e riposare. Dormii solamente in quei pochi minuti di nulla tra un incubo e l'altro. I seguenti due giorni li passai nel bagno, vicino ad Heather. Leggevo ad alta voce l'unico libro che avevo trovato su quella nave. Mi piaceva raccontarle dei progressi che avevamo fatto e di come stavano gli altri. Ormai avevo imparato a cambiarle le fasciature senza l'aiuto delle guaritrici che venivano soltanto per fare una sorta di rito che non avevo mai compreso. Per il mio egoismo nessuno era mai stato a trovarla. Non volevo lasciarla e non volevo essere disturbato quando ero con lei. Inoltre non volevo che nessuno la vedesse in quello stato. La sua temperatura corporea si alzava di giorno in giorno. Stava facendo progressi. Io dormivo nella stanza dove l'avevo lasciata due giorni prima. Mi svegliavo ogni circa due ore per controllare che fosse ancora viva. Un giorno Thor mi convocò. Sapevo perché. Non uscivo nemmeno per mangiare e non ero di alcuna utilità. Arrivai nella sua stanza. Era decorata da pareti dorate e una marea di altre cose che ricordavano molto Asgard. Mi sedetti su una sedia non troppo compostamente. "Non puoi continuare così." Appena iniziò a parlare mi piegai in avanti e appoggiai la testa sulle mie mani. "So che soffri ma non puoi continuare a stare in quella stanza e non fare nulla, noi abbiamo bisogno del tuo aiuto. Pensi che lei se ne starebbe lì?" Scattai in piedi e puntai un dito contro di lui. "Tu non sai nulla! Non sai cosa farebbe, non sai come si sentirebbe!" Ero avanzato di due passi verso di lui. "Sai che non è quello il punto. Siamo in difficoltà capisci? Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, anche del tuo." Cercava di mantenere un tono pacato. "Anche io avevo bisogno del tuo aiuto. Heather ne aveva bisogno! Tu sei un Dio e hai lasciato fare il tuo lavoro ad un'umana!" Ormai non c'era più distanza tra noi due. Con uno scatto mi afferrò la maglia. Aveva finito la pazienza. "Non osare! Non osare incolpare me!" Mi spinse di nuovo a sedere. Decisi che ne avevo abbastanza. Dopo essermi rialzato mi voltai e tornai nella nostra stanza ascoltando le urla di mio fratello. Mi fermai sulla soglia del bagno osservando il corpo di Heather galleggiare. L'acqua era limpida. Richiusi delicatamente la porta, come per non svegliarla, e mi sedetti sul letto. Tenevo tra le mani il pugnale con cui mi aveva tagliato nella cripta di Odino. Lo lanciavo in aria facendolo roteare e lo riprendevo al volo. Sentii un rumore dal bagno e per errore afferrai il coltello dalla parte della lama tagliandomi. Il mio palmo si riempì lentamente di sangue caldo mentre con l'altra mano stringevo ancora l'arma. Mi alzai per prendere uno straccio da terra per pulirmi. Lo legai attorno al taglio. Nell'altra mano non sentii più nulla. Guardai e trovai una strana sabbia. Preso dal panico corsi a vedere Heather. Dalla ferita al fianco uscivano dei rivoletti di sangue che tingevano l'acqua lentamente. Preso dal panico i miei occhi si riempirono di lacrime e corsi a chiamare le due guaritrici. Le due donne arrivano velocemente. Trascinarono Heather fuori dall'acqua, la spogliarono e iniziarono ad esaminare ciò che le stava accadendo. Cercarono invano di allontanarmi. Il bendaggio divenne lentamente color porpora. Stringevo forte una sua mano sfregandola, come per scaldarla e ridarle la vita. Le lacrime cadevano sul suo corpo e si mescolavano con l'acqua. Dopo una buona mezz'ora il sangue non si fermava nonostante gli sforzi. Le due si scambiarono un lungo sguardo e annuirono. Entrambe si alzarono lasciandomi nella più totale confusione e iniziarono a preparare una specie di liquido. Si avvicinarono lentamente e sollevarono la testa di Heather, per fargli bere l'intruglio. Le sue vene divennero gonfie e scure. La ferita però smise di sanguinare. Appoggiai una mano sul suo ventre e una sul suo petto. Mi voltai verso le donne che si erano allontanate parecchio dal corpo e, inginocchiate, si stringevano le mani. "Che diavolo le avete fatto!?" Erano terrorizzate e probabilmente si aspettavano di morire da un momento all'altro. Stavo per alzarmi quando le due spostarono di poco lo sguardo da me e caddero nel cercare di alzarsi. Ero talmente sopraffatto dalla rabbia che non mi ero reso conto che Heather sì era sollevata. Stava tossendo quel liquido scuro a terra. Sì pulì le labbra con il dorso della mano e si voltò verso di me. Credetti di cadere  quando mi specchiai nei suoi occhi, completamente neri. Lentamente le sue gambe si schiarirono e lo stesso fu per il suo corpo, fino ad arrivare agli occhi. Afferrò il collo della mia maglia e la strinse forte per sollevarsi. Arrivò a pochi centimetri dalle mie labbra quando sentii i suoi muscoli rilassarsi completamente e lei mi cadde addosso. La strinsi a me continuando a sfregare il suo corpo Per scaldarla il più possibile. Cambiai le fasciature e la vestii, poi la adagiai sul letto e uscii dalla stanza.

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Ciao a tutti! Ho appena finito le vacanze e ho deciso di graziarvi con un capitolo pubblicato ad un orario decente. Vi ho tenuto sulle spine per un po' ma alla fine ne varrà la pena. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e se avete consigli fatevi pure avanti nei commenti. Alla prossima 🖤

The apartment  // Loki LaufeysonWhere stories live. Discover now