Capitolo 1.

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CLARISSA'S POV:

24 ore prima dell'arresto.

Io odio la mia vita.
Sono cresciuta in una buona famiglia, mio padre è un avvocato molto importante e mia madre è la sua segretaria. Sono figlia unica, e anche se a volte mi è pesato stare sempre da sola, non posso nascondere che tutte le attenzioni dei miei genitori su di me, mi hanno fatta sentire una principessa. Frequento l'istituto Vittorio Emanuele indirizzo classico, e mi impegno tanto perchè un giorno spero di diventare medico. Nel tempo libero suono il pianoforte, è una passione che ho fin da piccola e da un paio di anni finalmente i miei genitori mi hanno iscritta a lezioni private.

Potrebbe sembrare una vita felice ma non lo è. Mio padre lavora per i Di Salvo, una famiglia poco raccomandabile qui in zona. Il capo famiglia è stato arrestato anni fa ed ora a comandare è il figlio maggiore Ezio, mentre il minore, Carmine, che è mio coetaneo, ha sempre odiato l'ambiente familiare in qui è cresciuto. Mio padre dice sempre che è costretto a fare ciò che fa, ma io non ci credo, se uno vuole una soluzione la può trovare, potrebbe collaborare con la giustizia e farli arrestare tutti e invece no, lui dice che è troppo pericoloso.

Mentre sono intenta a studiare fisica, mi arriva un messaggio dalla mia mia migliore amica.
Mi affretto subito a leggere che c'è scritto: "Amo' stasera sei dei nostri?"- mi chiede aggiungendo tanti cuoricini. Ci siamo conosciute al primo anno di liceo e da lì non ci siamo mai più lasciate, credo proprio che saremo migliori amiche per sempre.
Le rispondo subito di sì, e lei mi manda orario ed indirizzo. Mi spiega anche che è la festa di compleanno di Andrea, un cretino dell'ultimo anno per il quale lei ha una cotta, quindi dobbiamo andarci per forza.
Improvvisamente il suono del campanello mi fa sobbalzare, mi precipito giù per le scale credendo che sia madre che è tornata dal parrucchiere, ma quando apro la porta il sangue mi si gela nelle vene.
"Buonasera Clarissa, sto cercando tuo padre."- E' Wanda Di Salvo, accompagnata da suo figlio Ezio. Vorrei sbattergli la porta in faccia, ma so che mio padre non me lo permetterebbe quindi faccio un passo indietro e li lascio entrare.
"Sì certo, lo vado subito a chiamare."- gli dico chiudendo la porta alle loro spalle.
Busso alla porta dello studio di papà, mentre i due mi seguono senza dire nulla.
"Che c'è Clari'?"- mi chiede lui senza neanche aprirmi la porta.
"C'è la signora Di salvo che ti cerca."- gli rispondo, e a quel nome mio padre apre immediatamente la porta.
"Signori buongiorno. Entrate pure."- la faccia di mio padre è preoccupata, tanto che mette agitazione anche a me.
Vorrei restare lì ad ascoltare la conversazione ma mio padre mi sbatte la porta in faccia. Non è la prima volta che loro vengono a casa nostra ma ogni volta mi mettono sempre più ansia.
Me ne risalgo in camera e mi rimetto a studiare, anche se con la testa non riesco a smettere di pensare a papà.

Non so quante ore siano passate ma sento la voce di mia madre richiamarmi per dirmi che è pronto il pranzo.
Scendo le scale e mi reco in cucina dove seduto c'è già mio padre, e mia madre che mette in tavola i piatti.
"Cosa volevano quei due stamattina?"- chiedo portando l'attenzione di entrambi i miei genitori su di me.
"Solite cose."- mio padre fa spallucce.
"Cioè?"- chiedo ancora, ho come l'impressione che questa volta è veramente qualcosa di pericoloso.
"Clarissa smettila, non sono affari tuoi."- mi ammonisce mio padre.
"Seriamente papà?! La moglie di un boss si presenta a casa nostra, ed hai il coraggio di dirmi che non sono affari miei?! Quando finirà questa storia?!"- gli pongo le domande una dietro l'altra, mi sono scocciata di vivere questa continua agitazione.
"Ma lo capisci che con quella gente non si scherza? Se ti chiedono qualcosa tu glielo devi dare senza obiettare altrimenti ti uccidono, non esistono vie di mezzo, funziona così e basta."- lui mi guarda furioso, io mando giù il nodo che mi si è formato in gola.
"Non ho più fame."- esclamo alzandomi da tavola e chiudendomi nella mia cameretta.
Lì, rannicchiata sul mio letto, con le gambe al petto, scoppio in un pianto liberatorio. Odio la mia vita, vorrei una vita normale: studio, amiche, lezioni di pianoforte ed invece mio padre ha dovuto rovinare tutto.

Dopo essermi addormentata tra le lacrime, mi risveglio di soprassalto, ricordandomi l'appuntamento con i miei amici stasera.
Apro l'armadio ed inizio a provare i vari vestiti, una volta scelto l'outfit prendo tutto l'occorrente per andare in bagno e farmi una bella doccia calda. Ma quando apro la porta mi ritrovo mio padre che stava per bussare.
"Devi uscire?"- mi chiede notando i vestiti che ho tra la mani.
"Sì, vado ad una festa con Ludovica e gli altri ragazzi."- mi affretto a spiegargli.
"Clari...- lui avvicina una mano alla mia guancia per accarezzarmi ma io mi scanso- volevo scusarmi per prima."
"Non c'è n'è bisogno, abbiamo sbagliato entrambi."- taglio corto io, non ho proprio voglia di stare qui a discutere con mio padre quando so di avere ragione.
"Ti lascio andare."- mi dice lui facendomi spazio per passare. Sa che sono molto testarda, e se mi impunto su qualcosa non c'è modo d farmi cambiare idea.
"Grazie."- gli rivolgo un falso sorriso.

Una volta finita la doccia, avvolgo il mio corpo nell'accappatoio, e mi affretto ad asciugare e stirare i capelli. Amo i miei capelli biondo ramati, credo che siano la cosa che più mi piace di me.
Faccio le cose con fretta, perchè come mio solito sono in ritardo . Quando ritorno in camera, mio padre è ancora lì ai piedi del mio letto.
"Che ci fai ancora qua?"- gli chiedo stranita.
"Ti ho messo dei soldi nella borsa."- mi risponde lui calmo e pacato.
"Grazie."- prendo la borsa in fretta, senza neanche vedere quanti soldi mi ha dato. Sono troppo in ritardo.
"Sei proprio bella, lo sai."- mi dice lui mentre inizia ad incupirsi. So che ultimamente il nostro rapporto non è dei migliori, ma lui resterà sempre il mio più grande amore.
"Grazie papà ma ora devo proprio andare."- gli sorrido sincera questa volta e poi scendo giù dove ad aspettarmi ci sono Ludovica, Beatrice, Mattia e Simone, i miei migliori amici. I ragazzi hanno già 18 anni ed hanno entrambi già macchina e patente, infatti stasera è il turno di Mattia di accompagnarci in giro.

Ci mettiamo un bel po' per arrivare alla festa, ed ovviamente la colpa è mia perchè ero in ritardo.
Ma alla fine riusciamo ad arrivare alla mega villa di Andrea.
"La prossima volta inizia a prepararti dalla mattina, grazie."- mi prende in giro Ludovica mentre scendiamo dalla macchina.
"E ci credo, per essere così belle c'è bisogno di tempo."- mi dice Mattia facendomi arrossire.
"Ma voi due quando vi mettete insieme?"- ci dice Beatrice guardandoci con occhi sognanti.
"Quando la signorina qui presente accetterà un mio invito ad uscire."- mi dice Mattia porgendomi la mano per accompagnarmi, visto che indosso le mie amate louboutin.
E' vero Mattia mi ha più volte invitata ad uscire ma io ho sempre rifiutato, non perchè sia un brutto ragazzo, anzi. Ma sono troppo concentrata sullo studio e sulle lezioni di piano, e poi con la situazione di papà non ho proprio il tempo e la voglia di intraprendere una relazione con un ragazzo.
Fortunatamente quell'imbarazzante conversazione termina così perchè non saprei proprio cosa rispondergli.
Arrivati davanti alla porta d'ingresso veniamo fermati da due agenti, avevo dimenticato questo dettaglio : il padre di Andrea è un poliziotto il che significa che in casa non entra gente a caso ma vengono controllati tutti.
"Le borse, per favore."- ci chiede gentilmente uno di loro. Io e le altre due ragazze gli porgiamo le borse mentre i ragazzi vengono perquisiti dall'altro poliziotto, cosa che poi toccherà a noi.
Per Beatrice e Ludovica non ci sono problemi ma quando tocca alla mia borsa il poliziotto si ferma e alza lo sguardo su di me.
"C'è qualche problema agente?"- chiedo confusa.
"Signorina, deve venire con me."- mi risponde richiudendo la mia borsa.
"Io non vengo da nessuna parte con lei, se prima non mi spiega quale sia il problema."- Inizio ad agitarmi.
"E' minorenne, vero? In tal caso può chiamare i suoi genitori ma la prego di venire con me."- continua a spiegarmi l'agente.
"Scusi agente- si intromette Mattia- ma che problemi ci sono?"
"Mio padre è un avvocato, so bene come funziona e so che ho il diritto di sapere che cosa sta succedendo."- incrocio le braccia al petto.
"E suo padre l'avvocato, lo sa che sua figlia voleva introdurre droga nella casa di un poliziotto?"- Sbarro gli occhi scioccata.
"Droga?! Ma che cosa sta dicendo ?"- gli strappo la borsa dalle mani, aprendola di fretta e non riesco a credere ai miei occhi. All'interno c'è un sacchettino contenente della polvere bianca.
"Questa non è mia."- gli dico senza capire che cosa sta succedendo.
"Clari' ma che cazzo?!"- mi urla infuriata Ludovica.
"Mi dovete credere, non è mia."- gli dico sentendo le lacrime che spingono per uscire.
"Come se non lo sapessi che tuo padre lavora per i Di Salvo."- mi sussurra Ludovica.
"Io non c'entro nulla, lo sai."- la prego di credermi, almeno lei, la mia migliore amica, ma lei è fredda ed arrabbiata.
"Signorina adesso deve venire in commissariato con me, e poi da lì potrà chiamare i suoi genitori."- il poliziotto non più gentilmente mi tira per un braccio.
"Sono innocente, mi dovete credere."- grido ai miei amici mentre vengo allontanata da loro.

Ci deve essere una spiegazione logica, non posso finire in carcere per un crimine che non ho neanche commesso. Sicuramente mio padre saprà come aiutarmi, ed i miei amici sapranno che sono innocente.





ODIJ E AMMORE // MARE FUORITempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang