Capitolo 62.

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CLARISSA'S POV:

Guardo il mio riflesso allo specchio e quasi non lo riconosco neanche più. Gli occhi sono gonfi e rossi, dovuti ai giorni passati in cui non ho fatto altro che piangere, soprattutto di notte quando Anita, stanca anche lei riusciva ad addormentarsi, ma io no, io non ho fatto altro che piangere. Il mio viso è privo di trucco, e i capelli sono ormai in uno stato pietoso. Credo che abbia perso anche qualche kg visto che ormai mi si vedono le clavicole, e poi è da quando ho scoperto di essere incinta che mangio poco e niente.

Passo distrattamente una mano sulla pancia, come a farci una carezza, non si vede ancora nulla ma io so che qui dentro c'è un altro essere umano, un cuore che batte in sincronia con il mio, il frutto dell'amore che ho provato in questi mesi, quell'amore che mi ha dato la forza per andare avanti. Non so ancora bene cosa voglia fare, ma sono sicura che mi sentirei un mostro se decidessi di interrompere la vita di un altro essere umano.

Sono tutti giù in cortile ma io prima di scendere ho deciso di farmi una doccia, e di rendermi per lo meno presentabile. Non voglio che Ciro mi veda nello stato pietoso in cui mi ha lasciata, non voglio più dargli la soddisfazione di vedermi debole davanti ai suoi occhi.

Quando ho finito vengo accompagnata da Nunzia giù, ed ovviamente una volta in cortile tutti gli occhi sono puntati su di me. So benissimo che la voce ha iniziato a spargersi, Anita mi ha anche detto che qualcuno in assenza di Ciro ha addirittura iniziato a fare pettegolezzi su di me, ma io gliel'ho spiegato che non me ne frega niente, possono dire ciò che vogliono, solo io e Ciro conosciamo la verità e cioè che questo figlio è suo e di nessun'altro, anche se lui non vuole.

"Sei scesa finalmente, cominciavo veramente a rompermi le palle senza di te."- Anita mi accoglie con la sua estrema e solita finezza.
"Non puoi passare il tuo tempo con Edoardo?"- mi sforzo di farle un sorriso.
Lei scrolla le spalle.-" Chillu scem sta sempre cu Ciro, preferivo quando stavano litigati."
Al solo udire quel nome, una fitta mi attraversa il cuore, Anita subito se n'è accorge.
"Scusa non volevo nominartelo."- mi dice e mi fa una smorfia di compassione.
"Non fa niente, sto bene."- fingo indifferenza.

Quando però vedo il ragazzo in questione avvicinarsi a noi, l'indifferenza che fingo di provare sta lasciando posto al dolore. Lui è lì, cammina sicuro di sé, il mento alto senza mai abbassare la testa, la sigaretta accesa tra le labbra, e il mondo intorno a noi intanto si sgretola, cade giù pezzo dopo pezzo.
"T'aggia parlà."- si rivolge a me e la sua non è una richiesta, è un obbligo.
"Nun t'hanno mparat che prima si saluta?"- Anita si mette fra di noi.
Ciro si limita a guardarla in modo truce per un secondo ma poi la sua attenzione ritorna su di me.
"Ani' vieni con me."- Edoardo, che ovviamente è sempre stato al fianco di Ciro, cerca di tirarla via per il braccio ma lei si scrolla subito la sua presa da dosso.
"Puoi anche restare qui, perchè tanto io e tuo fratello non abbiamo niente da dirci."- sono io adesso a parlare. Non andrò da nessuna parte con Ciro, nè tanto meno ho intenzione di parlarci.
"Vulimm fa o' burdell ca' miezz?!"- Ciro si guarda intorno, nessuno sta facendo attenzione a noi o almeno non ancora.
"Oppure te ne vai e mi lasci in pace?"- gli chiedo allora io.
"Vabbuo Clarissa, vulimm parlà ca'?! E parliamo qua. Quando avevi intenzione di dirmi che verrai trasferita?"- Ciro incrocia le braccia al petto, Anita si gira subito a guardarmi in modo confuso. Non le avevo ancora raccontato che mio padre ha chiesto il mio trasferimento, e sinceramente non lo avrei mai fatto, perchè contavo di trovare una soluzione per restare qui prima che questa storia saltasse fuori.
"Che cazzo significa?"- mi chiede Anita.
"Cre?! La tua amica non te l'ha detto che il paparino la vuole trasferire in un'altra struttura, così sta' lontana da quelli come noi."- Ciro intanto continua a fumare la sua sigaretta con una strafottenza che quasi mi fa paura.
"E' vero?"- mi chiede ancora Anita, che adesso sembra al quanto delusa.
"Non è andata proprio così."- cerco di spiegarle.
"E tu non avevi nessun diritto di dirlo così, non sai proprio un cazzo."- dico, invece a Ciro.
"Piccrè, per favore, andiamo via."- Edoardo cerca di addolcirla con il soprannome che ormai le ha dato, ma gli occhi di Anita non si staccano dai miei.
"Vai, ti spiego tutto dopo, con calma."- mi avvicino per accarezzarla una spalla, ma lei si  scansa subito. Non mi dice altro, si allontana insieme ad Edoardo mentre continua a guardarmi amareggiata.
"Sei proprio uno stronzo."- sbotto contro Ciro, una volta che Anita ed Edoardo sono abbastanza lontani.
"Il tuo piano era andare via e non dirlo a nessuno, neanche alla tua amica?"- butta la sigaretta a terra e la spegne calpestandola con un piede.
"Ma tu che cazzo ne sai? Che ne sai di quello che sto passando?"- Sento le lacrime risalirmi agli occhi ma non piangerò, non davanti a lui.
"E allora com'è andata?"- mi chiede e sembra veramente interessato, la cosa mi fa al quanto divertire, tanto che mi metto a ridere.
"E' buffo da parte tua voler sapere tutto adesso, perchè quando io avevo bisogno di te, tu non c'eri."- cerco di mantenere un tono di voce calmo per non attirare l'attenzione di qualcuno.
Ciro si guarda intorno, poi mi si avvicina.-" Nun parlamm ca', nun voglio ca senten e' fatt nuostr."
Vengo trascinata via, e mi arrendo a lui solo perchè anch'io non voglio che tutti ci sentano litigare e so che una volta entranti nella nostra stanza segreta posso gridargli contro quanto voglio.

"Vuoi sapere la verità?! - inizio ad inveire contro di lui - Pensavano che tu mi avessi messa incinta di proposito, perchè volevi che diventassi una della tua famiglia, ed invece io cretina come sono, ti ho difeso. Ho detto che era stato uno sbaglio sì, ma questo bambino lo abbiamo concepito con amore perchè ero convinta che c'era questo tra di noi. Tu! mi avevi convinta, anche se con i tuoi modi scontrosi, che è amore quello che c'era tra di noi, ma non era vero, non è mai stato vero un cazzo."
" O saje buon quello che provo per te."- sembra che le mie parole non lo scalfiscano neanche.
"No, Ciro, non ci provare. Se fosse stato amore quello che c'era, adesso non staremmo qui a litigare, tu mi avresti tra le tue braccia, e mi staresti dicendo che qualsiasi decisone prenderemo tu sarai dalla mia parte."- sento il cuore che quasi mi esplode dal petto per quanto mi sta battendo.
"E a che servirebbe?! Tu tanto hai già deciso."- il suo tono è calmo, è quello di sempre.
"Io non ho deciso proprio niente. Io ho una paura fottuta, ho 16 anni, sono finita in carcere per un crimine che non ho commesso, dovevo finire la scuola, andare all'università, e tu hai compromesso tutto."- gli punto un dito contro.
"E' colpa mia? E' questo quello che stai cercando di dirmi?"- mi chiede conferma, quasi come se trovasse bello che io lo ferisca con le parole.
"Ho detto che hai compromesso tutto, non perchè è colpa tua, ma perchè mi sono innamorata di te ed ho fatto un casino."- gli spiego con più calma.
"Ed è per questo che ti ho detto ti abortire, ma nun o capisc questa gravidanza non porterà niente di buono."- mi si avvicina ed all'ora che gli prendo la mano e me la porto sulla pancia.
"Tu non capisci, io l'ho sentito, ho sentito il suo cuore battere, qui dentro c'è un altro essere umano, io non posso spegnere così la sua vita."- Ciro guarda la sua mano sulla mia pancia impaurito poi la toglie subito quasi come se si fosse scottato.
"Io non lo voglio."- la freddezza nel suo tono di voce  mi colpisce così tanto che mi viene la pelle d'oca.
"Allora sarai contento di sapere che mio padre ha deciso il  mio trasferimento in un'altra struttura."- con queste parole lo vedo un po' vacillare.
"Ma nun o' po' fa."- alza un sopracciglio contrariato.
"A quanto pare sì, sono minorenne e lui è il mio tutore legale."- cerco di non guardarlo mai negli occhi, per non scoppiare a piangere.
"Quindi andrai via?"- sento che il suo tono di voce quasi si incrina.
Annuisco flebilmente.
"E quando te ne vaje?"- mi chiede mettendosi le mani in tasca.
"Non lo so, credo che sia questioni di giorni ormai."- gli rispondo per poi cedere e guardarlo finalmente negli occhi.
"Quindi  questo è un addio?"- i suoi occhi  neri come la notte, non dicono nulla, sono spenti.
"Il nostro addio è stato quel giorno in infermeria quando ho scoperto di essere incinta, e tu mi hai abbandonata."- deglutisco e con fatica mando giù il nodo che mi si è formato in gola.
"Spero che tu riesca a realizzare i tuoi sogni, ed ad essere felice lontana da me."- ed è sincero, lo so, lo sento.
Mi guarda per l'ultima volta, così intensamente che quasi non mi divide a metà. E a me non sembra neanche reale che questa è veramente la fine, che io andrò via, che non ci rivedremo più e che questo bambino non conoscerà mai il suo papà.
Vorrei dirgli che i miei sogni io vorrei realizzarli insieme a lui, che qualsiasi paura abbia la possiamo superare insieme, che possiamo superare qualsiasi cosa insieme, ma non lo faccio. Mi limito a guardarlo andare via, chiudere la porta alle sue spalle e con essa chiudere definitamente qualsiasi rapporto noi avessimo.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte, nostre amate lettrici 🥰
Visto che vi siamo immensamente grate per tutti i commenti e il vostro continuo supporto alla storia, abbiamo deciso di regalarvi un altro capitolo subito.
Sappiamo che questi capitoli probabilmente stanno spezzando un po' il cuore (succede anche a noi mentre li sviluppiamo) ma come si dice? Dopo la tempesta c'è sempre il sole e chissà se Ciro si addolcirà e tornerà da Clarissa...
Intanto vi auguriamo buona lettura... al prossimo capitolo❤️

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now