Capitolo 52

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EDOARDO' S POV:

E' da una settimana che la mia vita si è fermata, non dormo, mangio a mala pena, e resto tutto il giorno steso sul letto a fissare il tetto della mia cella. Inerme, senza forze, ascoltando solo il ticchettio insistente della piccola sveglia che il mio compagno di stanza ha sul mobiletto accanto al letto.
Mi alzo solo per andare in bagno, e per fumare, cosa che sto facendo più del dovuto, erba, tabacco, fumo, tutto quello che mi capita.

Quando Clarissa è arrivata nella mia cella per dirmi quello che era successo, avevo pensato che si trattasse solo di un brutto scherzo, o magari era un piano di Ciro per tenermi lontano dalla sorella, ma poi  avevo capito che era tutto vero. E me la sono presa con l'armadietto, l'ho preso a pugni ripetutamente, Clarissa ha cercato di calmarmi ma inutilmente. Tutti sanno che quando sono arrabbiato la vista mi si annebbia, il cervello smette di darmi segnali e in quel momento ero veramente tanto arrabbiato. Ma era un tipo di rabbia che non  avevo mai provato. Ero arrabbiato perchè avrei voluto proteggere Anita, ero arrabbiato perchè avrei voluto cercare chi era stato a farla finire in coma e fargli sentire lo stesso dolore che stavo provando io in quei giorni, ed ero arrabbiato perchè se Anita non si sarebbe mai più risvegliata non avrebbe mai saputo quanto io la amassi, e quanto io la volessi al mio fianco, vivendomela giorno dopo giorno.

Una lacrima mi ricade sulla guancia ma mi affretto ad asciugarla con il polpastrello, perchè qualcuno è appena entrato nella cella.
E' Clarissa, che mi guarda in silenzio all'entrata, velocemente mi affretto a scendere dal letto.
"E' Anita? Si è svegliata?"- chiedo speranzoso mentre mi avvicino a lei.

Solo poche ore fa mentre eravamo in cortile, Ciro è stato richiamato dalla direttrice, e poi lo abbiamo visto uscire dall' IPM in una macchina accompagnato dalle guardie, quando sono salito nella mia cella lui non era ancora ritornato.

"No, Edo, mi dispiace non si tratta di Anita..."- mi risponde incupendosi. Anche il suo aspetto fa schifo, sono sicuro che anche se in modo diverso ma sta soffrendo anche lei per Anita.
 "E allora che è succies?"- chiedo confuso.
"Ho trovato la soluzione per farti andare all'ospedale da lei."- mi risponde alzando di poco gli angoli della bocca.
"E comm?"- chiedo inarcando le sopracciglia.
Sono giorni che chiedo alla direttrice  di poter andare da Anita, ma non essendo un familiare me lo ha vietato.
"Ci ho pensato prima quando ti ho visto giù in cortile."- mi dice Clarissa avvicinandosi.
"La tua mano è ancora violacea  e gonfia , ciò significa che potrebbe essere rotta o anche solo slogata, ma non importa, è solo il tuo modo per raggiungere l'ospedale."- mi dice fiera della sua brillante idea.
"Non credo ci crederanno, non mi fa neanche più male."- le rispondo mostrandole la mano in questione.
Lei la afferra, e ruotandola e toccandola in un punto a me sconosciuto mi procura un dolore così forte che sono costretto a ritirare la mano.
"Sì, fidati, credo che sia rotta."- ridacchia leggermente.
"Credi che funzionerà?"- chiedo incredulo, se non mi credono perderò per sempre l'opportunità di vedere Anita.
"E perchè non dovrebbe? Hai veramente bisogno di una tac alla mano."- mi sorride mentre io mi catapulto fuori dalla cella, dopo mi ricorderò di ringraziarla, ora ho una cosa più importante da fare.

Corro per il corridoio e fermo la prima guardia che mi si presenta davanti.
"Genna'."- lo richiamo con il fiatone, e quasi gli viene un infarto vedendomi correre da lui.
"Che è succies mo'?"- mi chiede preoccupato.
"Devo vedere assolutamente la direttrice."- gli spiego velocemente.
"Guaglio' se è per la questione dell'ospedale, no. La direttrice ti ha già tante  volte che non puoi andare a trovare a gugliuncell."- Gennaro scuote la testa contrariato. Ormai lo sanno tutte le guardie che ogni volta che voglio andare dalla direttrice è perchè voglio chiederle di andare in ospedale.
"No, ti giuro, che questa volta è diverso. Devo andare all'ospedale perchè ho la mano rotta."- non dovrei neanche dargli così tante spiegazioni ma per Anita questo ed altro.
"Sì, certo. Ed io so nat ajere. Jam guaglio' ca nun teng tiemp a perder."- taglia corto lui mentre sta per andare via ma io lo blocco.
"Te lo giuro, guarda tu stesso."- gli mostro la mano, che dovrebbe essere rotta a detta di Clarissa.
Gennaro sospira e poi mi dice solamente. -" Vien cu'me."

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now