Capitolo 59.

1.3K 44 7
                                    

CIRO'S POV:

Siccome già Anita mi ha detto che in infermeria non  fanno entrare nessuno, non ci provo neanche ma vado direttamente da Lino, lui deve aiutarmi per forza.

Controllo per i corridoi del nostro padiglione e quando finalmente lo vedo, subito richiamo la sua attenzione.- "Linu'."
"Che c'è Ciro?"- mi chiede guardandosi intorno facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno.
"Mi devi fare entrare in infermeria."- gli dico senza  troppe spiegazioni.
"E perchè?"- mi chiede incuriosito.
"Tu fatt e cazz tuoij e nun me fa perder tiemp."- alzo un sopracciglio indispettito.
"Vabbuo vien cu'me."- mi dice semplicemente perchè sa che quando gli ordino qualcosa deve farlo e basta.

Arrivati in infermeria ad entrare per primo ovviamente è Lino, il quale parlando con l'infermiera di turno si inventa non so quale scusa ma sembra funzionare, perchè quando lei esce Lino mi fa segno di entrare mentre lui resta di guardia fuori.
Quando entro Clarissa è ancora stesa sul lettino, e guarda fuori dalla finestra persa nei suoi pensieri.
"Principe'."- al suono della mia voce sussulta, ma quando si gira quello che vedo non mi piace affatto. Ha gli occhi arrosati, e il naso gonfio, segno di chi ha appena finito di piangere.
"Che succiess?"- mi reco velocemente da lei.
"Ciro, io.."- cerca di parlare ma non ci riesce, e finisce a piangere di nuovo.
La attiro a me, e me la appoggio sul petto lasciando che si sfoghi completamente. Non so quand'è che Clarissa è diventata così importante per me, ma è successo, e sapere che c'è qualcosa che non va mi apre un buco nel petto che non so neanche spiegare.
"Dimmi solo che è successo, ti aiuto io."- le accarezzo i capelli dolcemente.
"Mi prometti che non ti arrabbierai ?!"- mi supplica spostando leggermente il viso dal mio petto, ma restando attaccata a me.
"Non c'è niente che potresti dire che potrebbe farmi arrabbiare."- la rassicuro, non riuscendo veramente a capire cosa le sia successo.
"Io.. sono... incinta..."- mi dice tra un singhiozzo e l'altro.
Ed in quel momento il mio mondo crolla a pezzi, si frantuma, sciogliendosi in mille pezzi che so non torneranno mai più al loro posto.
"Ma che dic?"- sono io quello a sciogliere l'abbraccio ed ad allontanarmi il più lontano possibile.
"Non sono stata bene in questi giorni, lo sai, ma pensavo che fosse preoccupazione per Anita. Invece, poi proprio tua sorella mi ha convinta a farmi visitare e facendomi tutti gli esami, l'infermeria mi ha detto che sono incinta." - mi spiega Clarissa che è sul punto di piangere di nuovo.
"Ma tu non prendevi la pillola?"- chiedo confuso.
"Sì ma credo che qualche volta mi sia dimenticata di prenderla."
"Ti sei dimentica di prenderla?"- sono uno che mantiene molto la calma, in ogni situazione possibile, ma stavolta proprio non ci riesco.
"Non è questo il punto, ormai è successo."- Clarissa ricomincia a piangere, io mi avvicino alla finestra, ho bisogno di fumare.
"Cosa facciamo?"- mi chiede e sento che piano si sta avvicinando a me.
"Non facciamo proprio un cazzo, tu te lo togli e bast."- il mio tono è duro e freddo.
"Non dobbiamo decidere ora, l'infermeria ha detto che abbiamo tempo prima di prendere la decisone definitiva."- Clarissa cerca di farmi ragionare, ma io ho già deciso.
"Clari' stu criatur nun po' nascer, o vuo capi'?"- le grido contro.
"Non mi hai chiesto neanch'io cosa ne pensassi."- ha la voce spezzata.
"Nun me ne fott nu cazz. "- continuo imperterrito.
"Sei arrabbiato, lo capisco, è stato scioccante anche per me. Ma qui dentro c'è nostro figlio."- prova a prendermi la mano ed ad appoggiarla sulla sua pancia ma la scosto subito come se mi fossi bruciato.
"Io un figlio non voglio e non posso averlo."- ringhio a denti stretti.
Prende un respiro profondo e poi mi dice.-" E se io, invece, lo volessi?"
"Allora crescerai un figlio a 16 anni da sola, io non ci sarò nè per te nè per lui o lei."- rispondo perentorio.
"Se è così che la pensi allora esci da questa stanza e non avvicinarti mai più a me."- mi dice distogliendo lo sgurdo.
"Quello che provo per te non c'entra niente con con quello che è successo."- lancio la sigaretta che era solo a metà, fuori dalla finestra.
"Quello che è successo è il frutto di quello che c'è tra di noi, e se tu non lo capisci vuol dire che io e te non siamo fatti per stare insieme."- ritorna a guardami, ed adesso è fredda, spenta non mi guarda più commossa.
"Non sai nemmanc tu chell che vuo fa."- stringo i pugni lungo i fianchi.
"Sì ma avrei preferito prendere una decisone insieme, non voglio che sia tu a decidere per me. Le cose le abbiamo fatte insieme ed insieme le risolviamo."
Non le dico niente più, perchè veramente non saprei cosa dirle. E' una responsabilità troppo grande per entrambi, soprattutto per me. Se dovesse un giorno nascere un figlio mio significherebbe che è destinato a vivere nella merda che mi porto dietro da sempre, e non lo voglio, solo che Clarissa non lo capisce. Lei immagina la sua favola, dove tutt' e tre potremmo vivere insieme felici e contenti, ma non è così. La realtà è che a me toccano altri 30 anni in carcere, e a questo bambino un cognome che gli porterebbe solo problemi.
"Va via Ciro, non voglio più vederti."- mi dice mentre torna a stendersi sul lettino.
E così faccio, vado via, guardandola per l'ultima volta mentre esco dalla stanza. Mi fa male tutto ciò, ma preferisco saperla lontana da me che insieme a me ma in pericolo.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now