Capitolo 64.

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CLARISSA'S POV:

Le parole che ho detto a Ciro non fanno altro che rimbombarmi in testa, non posso crederci che è veramente finito tutto, che lui si è arreso nonostante tutto l'amore incondizionato che gli ho dato, tutte le volte che l'ho perdonato, tutte le volte che l'ho aiutato. Sono andata contro mio padre, la mia famiglia, tutti, e lui invece non riesce neanche a capire dove ha sbagliato, non riesce a guardare più in là del proprio orgoglio.

Tiro su con il naso, non devo piangere, devo essere forte, c'è la posso fare anche senza di lui.

I passi alle mie spalle mi obbligano a voltarmi, Anita è appena tornata. I suoi occhi sono lucidi e mi fissa in modo deluso.
"Ti aspettavo per parlare."- le dico sedendomi a gambe incrociate sul suo letto, lei si avvicina alla finestra e si accende una sigaretta. Conoscendola non mi risponderà, ormai ho imparato a decifrare anche i suoi silenzi.
"Sei arrabbiata e lo capisco, pensi che ti abbia mentito perchè volevo andare via senza neanche dirtelo ma credimi non è così."- lei alza gli occhi al cielo.
" E com'è andata veramente Clari?"- mi chiede aspirando fumo dalla sua sigaretta.
"E' mio padre che ha preso questa decisone, ha detto che portandomi via finalmente mi può tenere lontana da Ciro."- le spiego velocemente.
"E tu? Tu vuoi veramente andare via?"- alza un sopracciglio indispettita, ed assomiglia così tanto al fratello che mi vengono i brividi solo a guardarla.
"No Anita, ovvio che no. Perciò non te l'ho detto perchè pensavo di trovare una soluzione prima del trasferimento, in modo da non doverlo mai dire a nessuno."- ribatto.
"Quindi non vuoi andare via perchè pensi che io faccia schifo, che siamo gente di merda?"- mi chiede mentre distoglie lo sguardo per non farmi capire le sue vere emozioni.
"Ma come ti viene in mente una tale stupidaggine?! Io amo tuo fratello, mi trovo in questo stato per l'amore che ho provato dal primo momento per lui. E tu sei importante per me, sei la mia migliore amica."- le rispondo sincera, e lei torna a guardarmi.
"Lo sono davvero?"- mi rivolge uno sguardo triste.
"Anita sei stata la mia ancora di salvezza qui dentro, ci sei stata in ogni momento, mi hai consigliato, mi hai aiutata, sei più di una mia migliore amica, ormai per me sei mia sorella." - mi alzo dal letto velocemente e mi avvicino a lei.

"Non voglio che tu vada via."- mi punta i suoi neri così profondi nei miei color miele, diverse in tutto e per tutto.
"Cercherò di fare il possibile per convincere mio padre a restare, ma se questo non dovesse succedere tu resterei comunque per sempre la mia migliore amica." - cerco di rassicurarla.
"Sì ma non ci vedremo più."- spegne la sigaretta nel posacenere al suo fianco.
"Prima o poi entrambe sconteremo la nostra pena e potremmo essere libere di uscire per Napoli come due amiche."- sorrido immaginando il momento in cui porterò Anita a fare shopping con me.
"Non hai paura di farti vedere in giro con me ?"- mi chiede facendo una smorfia simile al disgusto, non mi vergognerei mai di lei e di quello che è.
"Seriamente Anita?! Sono incinta di tuo fratello, crescerò un bambino che ha per metà sangue dei Ricci, credo che quella fase l'ho superata da un bel po'."- roteo gli occhi.

Anita scende dal tavolo e mi si avvicina.
"Allora hai deciso di tenerlo?"- mi chiede sorridendo flebilmente.
"Credo di sì, non lo so ancora, ma non voglio togliere una vita così, lui o lei non ha nessuna colpa."- mi tengo stretta la mano sulla pancia.
"Io ci sarò, per te, per questo bambino, insomma per voi.."- inizia ad agitare le mani nervosamente, cosa che fa quando non sa esprimere bene i suoi sentimenti.
"Lo so, lo so Anita."- la interrompo buttandomi letteralmente addosso e stritolandola in un abbraccio. Inizialmente lei è restia ma alla fine si lascia andare e ricambia il mio abbraccio. E' stata dura entrare nella vita di Anita e per lei so che non è stato facile mostrarmi la sua parte più vulnerabile, però sono contenta che l'abbia mostrata solo a me. So per certo che come ho detto anche a lei questo rapporto durerà eternamente anche fuori di qui.

La notte come sempre non faccio che girarmi e rigirarmi nel letto senza mai chiudere occhio, soprattutto ieri sera visto che stamattina mio padre ha chiesto un permesso per farmi uscire. Vorrei non andare ma devo parlare con lui, devo mettere le cose in chiaro, dall'IPM di Napoli io non mi voglio muovere.
Anita mi ha proposto di farsi dare un permesso anche lei per venire con me ed aiutarmi con i miei genitori, ma conoscendo papà si arrabbierebbe ancora di più, è meglio se lo affronto da sola.
Come avevo pensato all'uscita dell'IPM ha mandato un taxi a prendermi, sapeva che avremmo iniziato a litigare appena sarei salita in macchina.

E' passato troppo tempo da quando ho messo piede a casa mia che quasi non mi ricordo neanche la strada per arrivarci, nell'ultimo periodo sono stata tutto il tempo appiccicata a Ciro, così tanto che tutte le volte che uscivamo stavamo sempre a casa sua.

Sono un po' agitata mentre aspetto che i miei genitori mi aprano il cancello, non so ancora bene così dirgli, come convincerli che non voglio andare via da Napoli ma sono sicura che c'è la farò, c'è la devo fare.

"Ciao piccolina."- mi accoglie mia madre abbracciandomi titubante, io ricambio. Abbiamo litigato spesso ultimamente ma resta sempre la mia dolce mamma.
"Sono contento che tu sia qui."- mi dice papà che con le mani nelle tasche dei pantaloni del suo completo scuro se ne sta fermo alle spalle di mamma.
"Sono contenta anch'io."- e sono sincera, casa ha ancora e sempre lo stesso odore di lavanda che mamma usa praticamente ovunque.
"Ti ho preparato tutte le cose da mangiare che piacciono a te."- mi dice mia madre guardandomi da testa a piedi, so di essere diventata ancora più magra di come mi ricordavano loro.
Mio padre si schiarisce la voce riportando l'attenzione su di lui. -" Credo che prima dovremmo parlare."

"Andrea dalle un attimo di tregua, è appena arrivata."- lo ammonisce mia madre.
"No, credo che papà abbia ragione. So che sono qui perchè volete parlare con me, quindi prima lo facciamo meglio è."- dico esausta di tutta quella che sembra una recita.
"Sediamoci."- mi dice papà mentre si avvia sul divano posto in soggiorno, ed io e mamma lo seguiamo.
"Non ci girerò intorno Clarissa, sai già che voglio traferirti."- taglia corto lui appena ci sediamo sul divano.
"Lo so, ma io non voglio andare via."- mi mordo l'interno della guancia per non piangere.
"Quella gente è pericolosa, guarda in che casino ti ha messa il figlio di quell'uomo."- mi guarda in modo deluso.
"In questa situazione mi ci sono messa da sola, nessuno mi ha costretta a fare nulla."- mi sistemo le mani congiunte in grembo come a proteggere il mio bambino .
"Cosa pensi di fare? Diventare mamma a 16 anni? E la scuola? I tuoi progetti?"- mi pone le domande una dietro l'altra.
"Posso continuare a fare tutto, non ho mica una disabilità o qualcosa del genere."- lo fulmino con lo sguardo.
"Sì ma non è facile, portare avanti questa gravidanza ti costerà fatica e poi con quel ragazzo, è il figlio di un boss Clarissa..."- adesso è mia madre che mi espone le sue paure.

Il figlio di un boss, possibile che sia solo questo Ciro?! Che mi sia sbagliata così tanto?!

"Questo rischio non ci sarà."- esordisco, forse se gli dico che tra e me Ciro non c'è più nulla si calmeranno.
"Che significa?"- mi chiede mia madre confusa.
"Significa che non lo vuole questo bambino e non si vuole assumere le sue responsabilità. Questo bambino non saprà mai chi è il papà, e forse è meglio così."- rispondo con la voce che mi si spezza.
"Stai dicendo la verità, o è solo un altro dei tuoi piani per raggirarci e alla fine fare quello che vuoi?"- mi chiede papà guardandomi attentamente.
"Sto dicendo la verità."
Mia madre tira un sospiro di sollievo, mio padre si porta una mano in fronte in completa difficoltà.

Ed è qui che mi viene un'idea, devo scendere a compromessi con i miei genitori se no non riuscirò a fare nulla.
"Ho pensato ad una cosa."- esordisco, riportando l'attenzione su di me.
"Io non voglio abortire, mi dispiace, lo so che siete delusi da me, ma io ho sentito il cuoricino battere di questa piccola creatura che è dentro di me, e spegnerlo così solo perchè due ragazzini sono stati incoscienti non c'è la faccio proprio a farlo."- sento le lacrime risalirmi agli occhi.
"Clarissa..."- sta per dire qualcosa mio padre ma io lo blocco facendo segno con la mano di stare zitto.
"Io porto avanti questa gravidanza, e nello stesso tempo però accetto di essere traferita in un altro istituto penitenziario fuori Napoli."- continuo io, e l'ultimo frammento di cuore si sgretola completamente. Non vedrò più Anita, la quale non voglio neanche immaginare come penderà questa notizia, ma soprattutto non potrò far cambiare in nessun modo idea a Ciro andando via, ma non importa: devo proteggere il mio bambino.
"Sei sicura che Ciro Ricci non manderà la sua famiglia a cercarti?"- mi chiede preoccupato papà.
"Sì sono sicura, è stato abbastanza chiaro su questo."- annuisco, so che Ciro è un ragazzo di parola. E se non ha fatto storie sul fatto che verrò trasferita, non mi verrà neanche a cercare.
"E sei sicura di poter riuscire a portare avanti questa gravidanza e continuare gli studi?"- mi chiede invece mia madre.
"Sì, posso farlo, anzi voglio farlo."- non rinuncerò al mio sogno di diventare dottoressa, oggi più che mai.
"Allora va bene, andrai da un ginecologo che ti visiterà a ti dirà come portare avanti questa gravidanza, e nel frattempo io firmerò per il tuo trasferimento."- mi dice quasi fiero mio padre.

Ed io accetto, accetto l'unico compromesso immaginabile affinché questo piccolino possa vivere. E non importa se non saprà mai chi è il suo papà, la sua mamma gli racconterà lo stesso di quanto lo abbia amato e del fatto che sia stata l'unica a vedere un piccolo soffio dell'umanità del suo papà.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now