Capitolo 12.

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EDOARDO'S POV :

Quando ero piccolo ho fatto una promessa a mia madre, gli dissi che un giorno avrebbe smesso di fare la cameriera, gli avrei comprato una villa lussuosa  e  avrebbe avuto chi lavorasse per lei.
Mio padre ci ha abbandonato quando ero molto piccolo, disse a mia madre che fare il padre non era vita per lui. Mia madre quindi mi ha cresciuto da sola con tanti sacrifici, ed è per questo che a lei devo tutto. Io quella promessa non l'ho mai dimenticata, ecco perché crescendo ho iniziato a fare dei piccoli lavoretti illegali, è più facile ed io ho fretta di arrivare in cima al mondo.
Poi però sono finito dentro a questa cella e si è complicato tutto.

Tuttavia sono stato fortunato perché entrando nell'IPM ho conosciuto Ciro, la sua famiglia è una delle più importanti in zona, ed in un certo senso abbiamo lo stesso sogno : io voglio prendermi il mondo per mantenere la promessa fatta a mamma, lui vuole prendersi il mondo per onorare il nome di suo padre.
Ci siamo capiti fin da subito senza neanche aver il bisogno di parlarci, a noi basta uno sguardo. Qui dentro gli devo la vita, e mi sono assicurato un grande amico che mi porterò anche fuori da questa cella.
Ciononostante siamo molto diversi, io sono iperattivo e impulsivo, voglio fare sempre e subito un sacco di cose. Lui, invece, si mette sulla sua sedia e ci riflette mille volte sulle scelte da prendere. 

Tre giorni fa sua sorella minore è stata arrestata e portata qui nell'IMP e da quel momento lo vedo ancora più agitato di prima. E' chiaro che sia preoccupato per lei, e vuole controllarla in tutti i modi possibili, ma io l'ho provato sulla mia pelle : la sorella del migliore amico è una tigre incontrollabile. Mi affascina questo suo lato, è molto simile a me, ma dall'altra parte mi spaventa perchè Ciro ha chiesto a me di tenerla a bada, e so per certo che non sarà facile.

Insieme a lei è arrivata un'altra ragazza, Clarissa, una principessina della Napoli per bene. Ha avuto il coraggio di rispondere male a Ciro e questo non va bene, per lui è un problema non riuscire a controllare qualcuno, e se il mio migliore amico perde il controllo sono guai per tutti.

"Credi alla storia che Clarissa ha raccontato a tua sorella?"- gli chiedo mentre lui si fuma una sigaretta seduto sulla sua solita sedia.
"Ci devo pensare."- guarda un punto fisso davanti a lui, segno che gli ingranaggi del suo cervello si stanno muovendo troppo velocemente.
"Perchè ti interessa così tanto?"- lui si gira e mi fulmina con lo sguardo.
"Perchè ma pigliat per il culo, e se vuole stare qua dentro deve capire che mi deve rispettare."- si scalda subito quando si parla di rispetto, per lui è un valore molto importante.

La guardia viene ad aprire la nostra cella interrompendoci.
"Ue gugliù è la vostra ora libera  jammuncenne."- ci dice lui.
"Lino io non scendo, devo prima fare una cosa."- gli sussurra Ciro. La famiglia Ricci conosce qualcosa sul passato di Lino, e con questo Ciro lo ricatta, ecco perchè fa tutto ciò che gli dice.
"E che devi fare?"- gli chiede Lino, anch'io lo guardo accigliato cercando di capire cos' abbia in mente.
"Tu fatt e cazz tuoij e non fare domande."- ribatte a muso duro Ciro.
"Vabbuo ja ma non fare troppo casini."- lo ammonisce Lino beccandosi un' occhiataccia.
"Controlla Anita."- mi ricorda prima di farmi uscire dalla stanza, io annuisco.

Quando arriviamo giù, mi siedo sulla panchina di marmo posta ai lati della rete, affianco a me si siede Toto' , uno dei ragazzi del nostro gruppo. Mi trovo molto bene con lui, riesce sempre a sdrammatizzare qualsiasi tipo di situazione, ed è un soldato fedele per Ciro, ciò significa che è anche amico mio.

Prendo dal pacchetto una sigaretta e me la porto alle labbra, nell'attesa di vedere  arrivare le ragazze e tenere d'occhio Anita.
Poco dopo le vedo  far capolino nel cortile. Anita è sola, senza Clarissa, cammina sicura e decisa, con sguardo fiero e testa alta, mi ricorda Ciro nei modi di fare che ha, ma lei però ha qualcosa in più. Qualcosa di così tanto ammaliante  da farti girare la testa.

"A vuo fernì e guardà a sor e Cir?"- Totò mi da un leggero buffetto sulla spalla.
"Ciro mi ha chiesto di controllarla."- gli spiego, ma la verità è che per qualche strano motivo non riesco a staccarle gli occhi da dosso.
"A te? Cu sta facc da maniac?"- mi prende in giro, facendomi ridere. In effetti se avessi una sorella non la affiderei mai ad uno come me, ma Ciro si fida molto di me quindi non posso permettermi di fare cazzate.
"Vado a parlarle."- gli dico mentre mi alzo dalla panchina.
"Edua' nun fa cazzat."- mi rimprovera lui.
"Ti sembro un tipo che fa cazzate?!"- gli dico ridendo, lui scuote la testa contrariato.

Mi avvicino piano ad Anita che è seduta sulla panchina posta di fronte a me .
"Ue piccrè."- la saluto con  quel soprannome che  odia tanto.
"Che cosa vuoi?"- mi chiede lei sbuffando.
"Stai sempre nervos, e fattela na' risat."- le pizzico una guancia in modo scherzoso ma lei si scansa subito.
"In realtà mi innervosisco solo in tua presenza."- mi guarda ostile.
"Ciò significa che ti rendo nervoso?"- ghigno malizioso.
"Non è quello che intendevo."- rotea gli occhi.
"E com me piac e te ra fastid."- la prendo in giro ridendo.
"Non ti è bastato il calcio nelle palle di ieri?"- mi chiede assottigliando lo sguardo.
"A proposito di ieri - mi avvicino a lei sussurrando - tuo fratello mi ha chiesto come sei riuscita a darmi un calcio nelle palle."
"E tu che gli hai detto?"- mi chiede quasi preoccupata.
"Che mi stavi quasi per baciare."- gli dico una bugia solo per il gusto di vederle sparire dalla faccia quell'espressione sicura che indossa sempre.
"E ja sto pazzian."- ridacchio leggermente.
Lei avvicina il suo viso al mio minacciosamente e poi mi dice- "Non mi piace questo gioco."
"Piccrè se ti volevo dare un bacio, già te lo avrei dato e di sicuro a tuo fratello non lo avrei mai raccontato."- la guardo fisso negli occhi.
"Dai per scontato che io avrei ricambiato questo bacio."- alza un sopracciglio irritata.
"Dicono tutte così e poi alla fine ci restano sempre incollate alle mie labbra."- i nostri sguardi si intrecciano pericolosamente.
"E io mica sono tutte."- ribatte.
"Lo so, perciò mi piaci assai."- le dico sogghignando. 
Lei sta per tirarmi uno schiaffo  ma io le blocco il polso.
"Stat calm Tigre."- le dico ridendo.

Mi piace stuzzicarla, e vederla arrabbiarsi per cose che non può controllare.  E per tanti motivi io sono proprio quello che  lei non può controllare, ecco perchè con me si irrita così facilmente.
E' tutto un gioco, pericoloso ma eccitante da morire.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz