Capitolo 5.

2.9K 71 3
                                    

CLARISSA'S POV:

La mia vita non era perfetta, ma non avrei mai immaginato che sarei stata arrestata per spaccio di droga, non ho mai  neanche fumato  uno spinello in vita mia.  
Vorrei parlare con papà, ma in commissariato me lo hanno vietato. Io e la ragazza bruna che era in cella con me, siamo state caricate su una macchina della polizia e poi da lì siamo state portate all'IPM. 
Durante tutto il tragitto, e anche quando l'agente penitenziario ci ha portato nella nostra cella, io  e la ragazza non abbiamo parlato per niente. Ho notato che lei è calma e tranquilla, a differenza mia, e che appena è arrivata al carcere è corsa verso il campetto a parlare con un ragazzo per poi essere richiamata dall'agente, e questo mi ha fatto pensare che molto probabilmente per lei  tutto questo non deve essere una novità. Io invece mi sento come se fossi all'interno di una bolla pronta a scoppiare da un momento all'altro.

Arrivate in cella l'agente mi porge degli abiti più comodi, fortunatamente, perchè le scarpe con il tacco mi stavano uccidendo. Anche se indossare degli abiti che non so neppure da dove provengono mi fa storcere il naso ho accettato senza lamentarmi.
Mi sono chiusa in bagno, e una volta tolto il mio vestito nero con gli strass sono scoppiata a piangere, stando attenta a fare più silenzio possibile. Ho risciacquato  dal viso gli ultimi residui di trucco rimasti, che mi si sono impasticciati al viso insieme alle lacrime, ed ho indossato  la tuta nera con la t- shirt bianca che mi ha dato l'agente.

La guardia ci ha comunicato che dobbiamo andare nella sala comune dove ci saranno tutti perchè inizia l'ora ricreativa. Non ne ho voglia, vorrei solo parlare con il mio papà, ma non voglio casini quindi mi conviene seguire le regole  qui dentro.
Abbiamo seguito la guardia in silenzio, sotto gli occhi attenti di tutte le ragazze del nostro padiglione, per poi trovarci nella cosiddetta sala comune.

Appena arrivate, vengo totalmente catturata dal pianoforte posto al centro della stanza, come se fosse un arcobaleno dopo un temporale.
Lascio la bruna al mio fianco e mi precipito verso il pianoforte, noto dopo che sullo sgabello ci  sono già due ragazzi, e così mi blocco subito al mio posto.
La prima a notarmi è la ragazza dai capelli mossi castani, che subito mi regala un dolce sorriso.
"Ciao! Sei nuova?"- mi chiede, mentre io sono titubante sul come risponderle.
"E' arrivata stamattina."- E' il ragazzo riccio seduto al suo fianco a rispondere per me.
"Io sono Naditza - mi porge la mano - e tu come ti chiami ?"
"Mi chiamo Clarissa."- ancora titubante accetto la sua mano.
"E lui è Filippo, il mio fidanzato."- mi spiega lei, indicando il ragazzo alla sua sinistra.
"Sai suonare il pianoforte ?"- mi chiede il ragazzo sorridendo, io annuisco.
"E allora suona qualcosa."- mi dice Filippo alzandosi dallo sgabello per farmi posto.
"Non credo che sia il caso."- fingo indifferenza ma suonare in questo momento sarebbe veramente l'unica cosa in grado di calmarmi.
"Ja vien c'ca, facci sentire che sai fare."- la ragazza ridacchia, e poi anche lei si alza e mi lascia il posto.
Esito un attimo, pensando che quella forse non è la scelta giusta, non so bene di chi potermi fidare qui dentro, ma poi prendo coraggio e mi siedo sullo sgabello.
Come avevo predetto appena metto mano sulla tastiera del pianoforte tutto intorno a me scompare, ci siamo solo io e le note della canzone di Einaudi che risuonano nella stanza.

Sono completamente persa nel mio mondo che non mi accorgo che la mia compagna di stanza si è appena avvicinata, insieme ad un gruppo di ragazzi.
Fin quando uno dei ragazzi appoggia la sua mano sulla mia e mi blocca. Alzo piano gli occhi su di lui che mi guarda intensamente, quasi mi incute terrore.
"E tu chi' sij?"- mi chiede con ancora la sua mano appoggiata sulla mia.
"Sono arrivata stamattina ."- gli rispondo vacillando un po'.
"Ah ma allora c'è l'hai la lingua."- mi prende in giro la bruna che stamattina è arrivata con me.
"E  come ti chiami ?"- mi chiede ancora il ragazzo.
"Clarissa."- rispondo, non capendo perchè tutte quelle domande.
"E perchè stai c'ca?"- inarca il sopracciglio destro e noto che è perfettamente tagliato al centro.

"Non credo che questi siano affari tuoi."- ribatto e con un movimento deciso della mano gli sposto la sua che era ancora bloccata sulla mia.
"E tien pur e' pall."- continua la bruna, beccandosi un'occhiataccia dal ragazzo con il sopracciglio tagliato.
Filippo avanza di qualche passo e si mette al mio fianco.-"Ciro non stavamo facendo niente di male, lasciala suonare."
"Chiatti' nun sto parlann cu'tte."- Il ragazzo che ho scoperto si chiami Ciro, si rivolge a Filippo però non smette di fissare me.
"Allora?"- mi incita  a parlare.
"Spacciavo droga e sono stata presa."- gli rispondo con una mezza verità, io quella droga non l'avevo neanche mai vista in vita mia, ma forse se ammetto questa cosa lui mi lascerà stare.
"Tu cu' sta faccia' spacciavi droga?"- Ciro sogghigna, e i ragazzi dietro di lui si mettono a ridere.
"Perchè che ha la mia faccia che non va?"- lo fulmino con lo sguardo.
"Tu mi sembri na' principess." - il suo tono è beffardo. Non mi lascerò prendere in giro.
"E tu chi sei? Il capo qua dentro? Perché a me sembri solo uno che si atteggia e basta." - mi alzo per fronteggiarlo.
"Avete capito la principessa - lancia un breve sguardo ai suoi amici - vuole farmi vedere ca over ten e pall."
"Infatti è così." - incrocio le braccia al petto.

Veniamo interrotti dalla guardia, un uomo basso e paffutto:- "E che sta succerenn c'ca?"
"Niente Gennaro, non succede nulla." - Filippo risponde per tutti, ma per qualche strano motivo io e Ciro non smettiamo di fissarci.
"Tornate tutti nelle celle, forza." - ci ordina la guardia spingendoci.

Interrompo il gioco di sguardi tra me e Ciro e mi incammino verso la cella dalla quale sono venuta.
Credo proprio che stare qui sarà un inferno.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now