Capitolo 55.

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ANITA'S POV:

5 ANNI PRIMA
Oggi è una bellissima giornata di sole, segno che finalmente l'estate sta arrivando. Questo è il mio periodo dell'anno preferito, perchè sono sicura che come sempre papà starà organizzando una bellissima vacanza tutti insieme. Solo in questo periodo dell'anno riusciamo ad essere una vera e propria famiglia, con papà che per poco riesce a mettere il suo lavoro da parte e con mamma che si ricorda di avere dei figli.
Dalla finestra della mia cameretta riesco a vedere Ciro e Pietro che si divertono a giocare a pallone in giardino, così decido di raggiungerli.
Loro due sono i miei unici veri amici, certo a scuola un sacco di ragazzine mi rispettano ma solo perchè sono la figlia di Don Salvatore Ricci, e altre cercano di essere mie amiche solo per riuscire a venire a casa mia per conoscere i miei frateli.

"Posso giocare anch'io?"- chiedo con le mani infilate nei pantaloncini della tuta .
"Meglio di no, Ani'."- mi risponde Ciro mentre continuano a calciare il pallone.
"Perchè no?"- chiedo ancora. Ho deciso che voglio giocare, e resterò qui finchè i miei fratelli non mi accontenteranno.
"Perchè nun sai pazzia'."- mi risponde questa volta Pietro ridendo.
"Voi me lo potreste insegnare."- incrocio le braccia al petto.
" E femmen non giocano a pallone."- Ciro decide di interrompere il gioco, tenendo il pallone fermo con un piede e fulminandomi con lo sguardo.
"E che fann e femmen?"- chiedo avvicinandomi a loro.
"Ma che ne sacc, giocano con le barbie per esempio."- mi risponde con il fiatone.
"Sono grande per giocare con le barbie."- inizio ad arrabbiarmi. Con Ciro è sempre così, pretende che faccia ciò che vuole lui, ma ormai credo che lo abbia capito che io sono più testarda di lui.
"Allora chiama un'amica e stai con lei, nun romper o cazz a nuje."- alza un sopracciglio infastidito.
"Se io ho deciso di voler giocare a pallone con voi, gioco a pallone punto e basta."- lo guardo fisso negli occhi, per poi con un calcio sfilargli il pallone da sotto il piede e lanciarlo in porta.
"Ma comm aggia fa cu' tutt' e due?!"- Pietro che ormai si è abituato alle continue litigate tra di noi, se la ride. Mentre Ciro non sembra essere divertito per niente.
Mi segue cercando di togliermi il pallone che io avevo ripreso una volta finito in porta, ma ovviamente non glielo lascio fare.
Li ho visti così tante volte giocare a pallone tra di loro, che ormai conosco benissimo le loro mosse ed è così che riesco a difendere la palla.

Improvvisamente però sentiamo dei strani rumori dall'altro lato del giardino, macchine che arrivano a tutta velocità, portiere che sbattono, e voci di uomini. Io e Ciro ci fermiamo di colpo mentre proprio quest'ultimo si lancia una breve occhiata con Pietro.
"Porta Anita in camera, io cerco di capire che sta succedendo."- Pietro si incammina verso l'altro lato del giardino, mentre io seguo Ciro in silenzio.
Una volta raggiunta la mia camera mi siedo sul letto, mentre Ciro chiude la porta a chiave e si affretta a chiudere anche la finestra.
"Ciro.."- cerco di richiamare la sua attenzione ma lui mi ignora mentre si avvicina di nuovo alla porta per appoggiarci l'orecchio.
"Ciro, che succede?": lo richiamo ancora.
"Non lo so, Ani'."- mi risponde sincero lui.
"Io lo so papà che fa."- gli confido.
Ciro finalmente mi degna della sua attenzione, e si avvicina a me .
"Che sai?"- mi chiede preoccupato.
"Vende la droga, lo so, l'ho visto."- non l'ho mai detto a nessuno, ma io l'ho visto papà dare le bustine contenti polvere bianca agli uomini che vengono sempre a casa.
"Ani'..."- Ciro non sa cosa dirmi, si limita a sedersi sul letto al mio fianco.
"Non ho paura di quello che fa, ho solo paura che possa succedere qualcosa a te o a Pietro." - loro per me sono tutto, e se dovesse succedergli qualcosa per colpa di papà darei di matto.
"Non ci succederà mai niente di brutto, nè a noi, nè a te, te lo prometto."- mi attira in un abbraccio.
"Me lo prometti?"- chiedo mentre tento di mandare giù il nodo che mi si è formato in gola.
"Come la promessa che ci siamo fatti da piccoli che qualsiasi cosa sarebbe successa saremmo corsi l'uno dall'altro per aiutarci, te lo ricordi?"- mi dice lui ed anche se sono conficcata con la faccia nel suo petto, so che sta sorridendo.
"E mi prometti che mi farai giocare a pallone con voi?"- Il petto di mio fratello vibra, sì, sta decisamente ridendo adesso.
"Faccio tutto quello che vuoi."- mi accarezza delicatamente  i capelli, ed io mi sento al sicuro. So che qualsiasi cosa succederà i miei fratelli mi difenderanno da tutto e tutti.


OGGI
Quando la macchina di Pietro si è ribaltata, in quei pochi secondi mi sono vista passare davanti tutta la mia breve vita. Ho rivisto i momenti brutti: quando ho visto papà fare i suoi sporchi affari, quando lo hanno arrestato, quando ho visto Ciro essere arrestato, ma ho rivisto anche i momenti belli: quando da piccolina giocavo con i miei fratelli, e loro mi facevano sempre vincere, ho rivisto anche tutte le volte che io e Ciro ci siamo ripromessi di aiutarci nei momenti difficili. Ed è lì che ho pensato che se fossi morta lui e Pietro non se lo sarebbero mai perdonato, e allora ho lottato, ho cercato ogni giorno di aprire gli occhi, di risvegliarmi, e dire loro che sono viva, e che nessuno potrebbe mai fare del male alla loro piccola sorellina.
Non avrei mai pensato però che sarei riuscita a risvegliarmi con le parole di Edoardo, non ho sentito tutto quello che mi ha detto, solo le ultime parole. E poi l'ho sentito, ho sentito il cuore ritornare a battere, i polmoni tornare a respirare, e gli occhi piano aprirsi.
Dopo essermi svegliata Edoardo è stato ovviamente cacciato dalla stanza, ed io sono stata accerchiata dai medici. Ho rivisto anche Pietro che fortunatamente si è ripreso quasi del tutto, e passati alcuni giorni dopo essersi accertati che io stia bene posso uscire dall'ospedale.

Sto sistemando le cose che mi aveva portato mia madre nella piccola valigia che ho trovato nell'armadietto quando mio fratello Pietro entra nella stanza.
"Sei pronta?"- mi chiede.
Non tornerò a casa, ma tornerò direttamente all'Ipm, il che non mi dispiace. Non vedo l'ora di rivedere Ciro, Clarissa e non posso negarlo, sono felice di rivedere anche Edoardo.
"Nata pronta."- gli sorrido. E' messo più o meno come me, qualche livido e qualche cicatrice qua e là ma oltre questo, fortunatamente, niente di grave.
Pietro si avvicina al letto e mi aiuta a rimettere le cose a posto.
"Posso chiederti una cosa ?"- chiedo guardandolo attentamente, lui annuisce.
"Lo sai chi è stato a buttarci fuori strada?"- gli chiedo sussurrando, non voglio che qualche guardia ci ascolti.
"Non ancora."- mi risponde sviando il discorso.
Gli blocco il polso per fermarlo e obbligarlo a guardarmi.-" Me lo diresti se lo sapessi, vero?"
Lui mi guarda in modo dolce.- "Ani' nun te preoccupa' e sti cos, ce pens ij."
"Pietro non sono più una bambina, ormai capisco tutto, e nella merda dei Ricci ci sono anch'io."- Guardarlo negli occhi è come guardarsi allo specchio, sono nero pece uguali a quelli miei e di Ciro.
"O sacc buon Ani' ma non puoi impedirmi di cercare di difenderti come meglio posso."- si sblocca dalla mia presa e si allontana.
"Quindi lo sai?" - continuo a tenere lo sguardo fisso su di lui. Scuote la testa mentre apre la finestra e si accende una sigaretta.

Sembra sincero quindi decido di lasciarlo stare almeno per ora. Finisco di preparare la borsa e la richiudo, non che avessi poi così tante cose qui con me.
"Quel ragazzo, quell'amico di Ciro, com'è che che si chiama...?"- la voce di mio fratello mi riporta alla realtà.
"Edoardo."- rispondo. Pronunciare quel nome dopo così tanto tempo, mi fa venire la pelle d'oca.
"Sì, lui."- conferma ed io lo guardo confusa, non capendo cosa vuole dirmi.
"Ci tiene a te, assaje."- mi risponde secco lui ed io sento di nuovo quella strana fitta al centro del petto, ogni volta che si parla di Edoardo.
"Tu che ne sai?"- chiedo però cercando di trovare un senso a questo discorso.
"Gliel'ho detto io dov'era la tua stanza, ci ho parlato, e ho capito che ci tiene veramente. Penso ca nun sta buon ca cap, e poi c'è la questione di Ciro, ma credo anche che lui sia giusto per te." - mi dice sorridendo.
"Pietro io non credo..."- sto provando a dire che forse non è proprio così, che è tutto un casino ma lui mi blocca.
"Parla con lui, sono sicuro che ha tante cose da dirti."- aspira l'ultimo tiro di sigaretta e poi la lancia fuori dalla finestra.
"Anch'io ho tante cose da dirgli."- abbasso lo sguardo, sentendomi improvvisamente colpevole.
"Allora ti riporto da lui."- mi dice mentre si avvicina e prende la mia valigia.

Devo risolvere questa situazione, non posso continuare a fingere di non avere sentimenti, e sapendo che anche Pietro è dalla mia parte mi incoraggia.

SPAZIO AUTRICE:
Scusate come sempre la lunga assenza, ma se lo facciamo è perché cerchiamo di elaborare al meglio i capitoli e metterli insieme per far sì che riusciate ad avere una visione chiara e logica della storia. Buona lettura e ricordatevi che c'è ancora molto altro da scoprire, restate con noi ❤️

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now