Capitolo 66.

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ANITA'S POV:

"Non posso crederci, si tutt scem."- continuo a parlare da sola praticamente mentre cammino agitata per la cella.
Quando ho sentito le ragazze parlare fuori la mia cella e dire che Ciro aveva picchiato un ragazzo in bagno, non volevo crederci e invece è andata proprio così.
Mi sono precipitata nell'ala maschile per andare a verificare e vedere mio fratello nella sua cella mentre si ripulisce il sangue di non so chi dalle mani mi fa venire la pelle d'oca.
"Che cazz vuo'?"- mi chiede mentre continua a sciacquarsi le mani nel suo piccolo lavandino senza neanche guardarmi.
"Se po sapè che ti è saltato in mente?"- chiedo arrabbiata ed anche un po' confusa, Ciro non scatta mai in questo modo.
"Nun so cazz re tuoij."- e finalmente mi guarda. I suoi occhi neri più neri del solito mi mettono i brividi per quanto sono vuoti, freddi, tristi...
"Che è successo?"- gli chiedo cercando di mantenere un tono di voce calmo e pacato, alzare la voce con Ciro non è mai la soluzione.
"Te lo ripeto: nun so cazz re tuoij."- mi ripete imperterrito. Poi con movimenti calmi ma decisi chiude l'acqua, si asciuga le mani ed esce dal bagno.
"No, Ciro, con me non funziona. Non è che se usi questo tono autoritario ij me stong zitta e buona."- lo seguo mentre lui si avvicina alla finestra e si accende una sigaretta.
"Allora?"- incalzo io.
"Era sol nu scem che stava parlando assaje."- non mi guarda neanche per un secondo.
"E tu sei uno che perde il controllo pe nu scem?"- inarco un sopracciglio confusa, non ci credo neanche un po' a questa storia.
"E' così."- taglia corto lui.
"Non ci posso credere. Si' diventat tal e qual a papà."- gli grido contro e lui di scatto si gira a guardarmi.
"Che cazz e ritt?"- mi chiede arrabbiato.
"Che sei diventato come papà: freddo, calcolatore, distaccato, senza sentimenti."- gli sputo in faccia tutto quello che sento, e per un momento la vedo, vedo la scintilla che accende il fuoco nei suoi occhi, segno che ho colpito proprio dove volevo.
Ma la reazione che ne viene fuori è del tutto inaspettata, Ciro mi tira uno schiaffo così forte che mi fa girare la testa. Non era mai successa una cosa del genere, per quanto negli anni io lo abbia fatto arrabbiare moltissimo, mai neanche per sbaglio si era permesso di sfiorarmi neppure con un dito.
"Nun te permetter maje chiu, e capit?"- adesso è lui a gridare.
"Me fai schif. Vali così poco che non sei in grado neanche di prenderti le tue responsabilità e fare il papà, fa proprio bene Clarissa ad andare via, a stare lontano da un com e te."- Ciro mi afferra le braccia avvicinandomi a lui, e per la prima volta in vita mia ho paura di quello che potrebbe farmi mio fratello. Lo vedo nel suo sguardo che vorrebbe picchiarmi a sangue, proprio come ha fatto con quel ragazzo in bagno, e più stringe la presa sulle mie braccia più il cuore aumenta i suoi battiti.

"Che sta succerenn?"- non ho bisogno di girarmi per capire che la voce che proviene dall'entrata della cella è quella di Edoardo.
"Ciro?"- Edoardo richiama mio fratello, ma lui non si smuove continua a guardarmi furioso.
"Clarissa terrà il bambino, e per lui o lei sarà una benedizione non sapere mai chi è il suo vero papà." - sento le lacrime risalire su per gli occhi.

Quando Clarissa è tornata stamattina e mi ha raccontato quello che è successo con i suoi genitori ieri non volevo crederci. In un primo momento mi sono arrabbiata, ma poi calmandomi ho capito che ha ragione lei. Andare via è l'unica soluzione se vuole tenere questo bambino, io non avrei mai preso questa decisone, diventare madre è una cosa che mi spaventa tantissimo figuriamoci diventarlo a 16 anni. Però Clarissa è convinta di potercela fare, ed effettivamente testarda com'è può veramente fare qualsiasi cosa. Poi questo bambino o bambina sarà, nonostante tutto, mio nipote e non posso dire di non essere felice, e Clarissa rimarrà la mia migliore amica anche fuori da queste mura.

"Ti devi stare zitta e capit? Zitta!" - grida mio fratello iniziando a scuotermi furiosamente.
"Ciro! La fai male, ferniscell." - Edoardo cerca di allentare la presa di mio fratello su di me, e solo all'ora lui decide di lasciarmi andare.
Quando lo fa quasi non cado per terra perdendo l'equilibrio ma Edoardo mi afferra subito cercando di non premere troppo sulle braccia dove un secondo prima Ciro mi teneva stretta.
"Ti odio, neanche Clarissa è riuscita a cambiare la persona di merda che sei." - gli dico e questa volta non riesco a trattenere una lacrima che riesce a scendere sulla mia guancia.

Ciro mi guarda per un secondo che in realtà a me sembrano secondi infiniti e poi va via lasciandomi sola con Edo.

"Vuoi andare in infermeria a mettere un po' di ghiaccio?" - mi accarezza la guancia che adesso sembra andare a fuoco.
"Voglio una cazzo di sigaretta." - mi libero dalla sua presa asciugandomi la lacrima che era rimasta incollata sulla guancia.
Edoardo prende il pacchetto di sigarette dalla sua tasca, ne estrae una e me la passa.
Una volta portata alla mia bocca, me la accende con il suo accendino.
"Mi dispiace." - mi dice quasi in un sussurro.
"Per cosa? Perché mio fratello è diventato esattamente la copia di nostro padre? Era quello che in fondo volevano tutti." - sogghigno amaramente.
"Non è vero, e lo sai, ora sei solo molto arrabbiata." - Edoardo si passa la mano tra i capelli nervosamente.
"E chest che è Edua? - gli mostro una delle braccia dove un livido sta già prendendo forma. - Sono i segni dello schifo che è diventato."
"Lo sai perché ha picchiato quel ragazzo in bagno?" - mi chiede improvvisamente, io scuoto lo testa.
"Un ragazzo stava dicendo che Clarissa è stata anche con lui e che il figlio che aspetta potrebbe essere suo." - mi spiega velocemente.
"Ma che stai ricenn? E chi è chist?" - incalzo arrabbiata.
"Nu scem." - fa spallucce.
"Come fate a sapere quello che ha detto?" - gli chiedo confusa.
"Totó lo ha sentito parlare ed è corso subito da Ciro a raccontarglielo. Dovevi vederlo nel bagno, appena ha sentito il nome di Clarissa ha totalmente perso il controllo, non l'ho mai visto così, a parte quella volta che mi ha picchiato ma sappiamo bene entrambi per chi l'ha fatto all'ora . "- mi guarda attentamente, e ricordare quello che è successo mi fa stare ancora tanto male.
" E questo per cosa lo ha fatto? "-gli indico la mia guancia questa volta.
" Perché lo hai ferito, o saje buon Ani' che lui non vuole diventare come tuo padre, anzi vorrebbe essere migliore ma non può." - distoglie lo sguardo imbarazzato. Non mi ero resa conto fino ad ora quanto Edo sia  realmente legato a Ciro, da conoscerlo così tanto bene, forse pure più di me.
"Ciro è complicato, ha così tante paure e fragilità che basta una sola cosa fuori posto a mandarlo totalmente in confusione. Io sono sicuro che a Clarissa a' vo ben overament e che infondo sto bambino lo vuole pure lui, ha solo bisogno di tempo."- mi dice tornando a guardarmi.
"Non c'è tempo, Clarissa tra meno di una settimana andrà via." - mi affretto a dirgli.
"E tu pensi che appena Ciro tornerà in sé e capirà cosa vuole, lascerà che il padre di Clarissa la porti via?" - ridacchia leggermente.
"Perché pensi che ci sia sempre un lieto fine a tutto?" - gli chiedo mentre aspiro l'ultimo tiro della mia sigaretta.
Mi piace un sacco il suo lato da sognatore, ma ovviamente non glielo dirò mai.
"Perché se non ci avessi creduto, tu mo nun stiss ca'."- mi guarda con il suo solito ghigno malizioso.
E mi piacciono un sacco anche i suoi occhi verdi, quelli che mi spogliano ogni volta di tutte le paure che ho.
"Non è una sicurezza ca ij stong ca' mo, posso sempre andare via." - lo sfido con lo sguardo.
"E allora vai." - si sposta di lato per farmi passare. Questo è il nostro gioco preferito.
"Ciao Edoardo Conte." - lo saluto passandogli lentamente affianco, ma lui mi afferra un braccio piano senza fare troppa pressione.
"Però prima mi saluti per bene."- mi sussurra all'orecchio, provocandomi miliardi di brividi su per la schiena.
Non mi da neanche il tempo di girarmi che incolla le sue labbra alle mie divorandomi.
Mi tiene ferma con una mano posta dietro la testa, e l'altra la fa scendere giù sul mio culo, in modo da farmi appiccicare al suo corpo.
"Non volevi andare via?" - mi chiede staccandosi per un secondo dalla mia bocca, e a me manca già.
"Mhh no, credo proprio che resterò qui." - gli rispondo facendolo ridere.
Poi torna a baciarmi ancora, togliendomi il respiro.

 
E in quell'istante scompare tutto: Ciro, il casino che ha combinato, le mie paure, Clarissa e tutto il resto.
Esisto solo io e quanto io stia bene in questo preciso istante...

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now