Capitolo 65.

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CIRO'S POV:

Guardo il filtrino della sigaretta bruciare e con essa bruciare ogni cosa intorno, la cenere che cade lenta ed è come se insieme ad essa cadessi anch'io in un enorme buco sempre più profondo. Clarissa ci era quasi riuscita, ci ha provato più di chiunque altro a tirarmi fuori, ma non funziona, con me non funziona mai niente.
Quando a 13 anni papà mi ha messo in mano la mia prima pistola mi ha condannato a questa vita, e non è come una pena che dopo poco posso scontare, di questa condanna non posso liberarmi. Ecco perchè ho cercato di tenere Clarissa lontana, e invece no lei testardamente ha voluto avvicinarsi a me, pensando che dentro di me ci fosse ancora qualcosa di buono da salvare, ma non è vero. Io sono marcio, sono malato, e tutto ciò che tocco distruggo, e sono riuscito a rovinare anche lei, così pura e buona. Mi dispiace così tanto, principessa, ti tolgo dalla testa però tu sta lontana dal mio cuore, ti prego ....

Scendiamo giù nel cortile, ed ovviamente come succede sempre in questi giorni tutti gli occhi sono puntati su di me. Non è mai successo prima, perchè ho sempre cercato di mantenere  private le cose che mi succedevano e poi perchè seppur qualcuno conoscesse qualcosa su di me sa benissimo che deve fare silenzio. Ma questa volta so che non ho il  diritto di parlare, perchè non è una cosa che riguarda solo me.
I miei amici come sempre mi circondano, sono la mia ombra, soprattutto Edoardo che è seduto al mio fianco. Non parla, ma so che in silenzio c'è, è al mio fianco e mi appoggerà qualsiasi decisione io prenderò.

Vedo avvicinarsi Totò che mi guarda in modo preoccupato.
"Cirù devo dirti una cosa importante."- mi dice titubante.
"Parla."- lo incito, mentre mi accendo una sigaretta.
"Ero in bagno, e c'era un gruppo di ragazzi... Loro stavano parlando di te..."- abbassa lo sguardo imbarazzato, non sapendo come continuare.
"Nun teng tiemp a perder, o parli o te ne vai."- ringhio a denti stretti. Se è veramente importante che parlasse.
"C'era un ragazzo che stava dicendo che Clarissa nun è stat sol cu te, e che molto probabilmente il figlio che lei aspetta è suo."- a quelle parole non ci vedo più, mi si annebbia la vista.

Mi alzo di scatto e mi incammino verso l'uscita del cortile, ma poi mi accorgo che Edoardo è al mio fianco.
"Aro vaje?"- gli chiedo arrabbiato.
"Vengo cu te."- mi risponde prima di rimettersi a camminare, ma io lo fermo per un braccio.
"Tu nun vien a nisciuna parte, è una cosa mia."- alzo un sopracciglio indispettito.
"A parte che Clarissa è pure amica mia e non mi va che parlano così di lei, e poi nun te lasc sol maje lo dovresti sapere ormai."- ci guardiamo in silenzio.
Non gli dico nient'altro, mi limito a lanciare la sigaretta ormai finita a terra, e seguito da Edoardo mi avvio verso il bagno senza farci scoprire dalle guardie.

Già da fuori si sentono vari schiamazzi e risatine varie, appena io ed Edoardo però mettiamo piede in bagno si ammutoliscono tutti.
"C're? Nisciun parl chiu?"- chiedo mentre li scruto attentamente uno ad uno per capire chi è che ha parlato di Clarissa.
Qualcuno si schiarisce la voce per smorzare l'imbarazzo, altri invece si chiudono nei bagni singoli.
"E' un peccato, ij ed Edoardo avevamo proprio un gran bisogno di ridere oggi."- mi avvicino a quei pochi che sono rimasti alzati di fronte a me.
"Giovanni stava parlando di una cosa sua, niente di che, Ciro."- mi dice uno dei ragazzi, e allora mi avvicino a questo Giovanni, che ovviamente conosco, io conosco tutti qua dentro.
Il ragazzo in questione abbassa  lo sguardo impaurito, non sapendo cosa dirmi.
Io mi fermo a braccia incrociate davanti a lui.- "Allor?"- gli chiedo spazientito.
"Io.. io.. non stavo dicendo niente."- balbetta lui continuando a guardare la punta delle sue scarpe.
"Invece io ho sentito dire che tu stiv parlann, e pur tropp assai."- sto per avvicinarmi ancora di più a lui ma Edoardo mi precede. Lo afferra per il colletto della maglia e lo smuove con forza.
"C'è rutt o cazz, che cazz stiv ricenn su Clarissa?"- Giovanni dallo spavento strabuzza gli occhi ma continua a non parlare.
"Edua'."- richiamo il mio amico con tono autoritario. Quello arrabbiato dovrei essere io, e lo so tanto, solo che io sono più bravo a mantenere il controllo, invece Edoardo perde subito le staffe.
Edoardo mi guarda brevemente e poi decide di lasciare andare la maglia di Giovanni, che finalmente decide di parlare.
"Ho solo detto che la ragazza ci ha provato anche con me."- spiega mentre si sistema la maglietta stropicciata, ma io so che non ha detto solo questo.
"Tu piens ca ij so scem?"- lo fisso attentamente, ed un rivolo di sudore inizia a scendergli giù per la fronte.
"No, Ciro.."- risponde lui con calma facendo scattare qualcosa in me. Non sono mai stato uno violento, perchè so che qua dentro non devo attirare l'attenzione e poi ho sempre avuto i ragazzi che fanno il lavoro sporco per me. Ma ora è diverso, si tratta di Clarissa.
Questa volta sono io ad attirarlo a me prendendolo per il colletto della maglia.
"Nessuno, e ripeto nessuno si deve mai più permettere di nominare Clarissa Parisi."- ringhio a denti stretti ad un palmo dal viso di Giovanni. Lui cerca di blaterare qualche parola senza senso, forse anche un "scusa", ma io ormai sono accecato dalla rabbia, non riesco a sentire ne a vedere nient'altro, e così gli tiro una testata dritta sul naso.
Giovanni perde completamente l'equilibro ma io non mollo la presa, anzi continuo ad inveire contro di lui per terra.
"M'è capit?"- gli ripeto ma non mi risponde, allora inizio a tirargli dei pugni uno, dietro l'altro, sempre più forte.
Sento le voci dei ragazzi dietro di me, ma è come se fossero distanti, sono in un'altra stanza, e alla fine quello che sto massacrando non è neanche più il corpo di Giovanni, ma è quello di mio padre perchè se non mi avesse insegnato solo violenza ora forse non sarei qui. Non sarei finito all'IPM, non avrei mai incontrato Clarissa, non le avrei mai rovinato la vita, e non l'avrei mai costretta a prendere una decisione così difficile da sola.

Improvvisamente sento qualcuno tirarmi per le braccia, e solo quando mi alzo da terra mi rendo conto che è Edoardo.
"Cirù guardami, basta, ti devi fermare."- mi dice, e solo all'ora con il viso rivolto verso Giovanni steso per terra che sputa sangue, mi rendo conto di quello che ho fatto.
"Vai via, ci penso io qua."- mi dice Edoardo, ma il mio sguardo è fisso nello stesso punto.
"Ciro."- mi richiama, scuotendomi.
Faccio dei passi indietro, e solo così riesco a risvegliarmi dal mio stato. Poi con passo deciso, esco dal bagno stando attento a non incontrare nessuna guardia....

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now