Capitolo 34.

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CLARISSA'S POV :

È passata circa una settimana da quando io ed Anita abbiamo litigato e lei sembra decisa a non volermi parlare.
Mi dispiace, forse non avrei dovuto intromettermi, volevo solo aiutarla e invece ho complicato ulteriormente le cose.
Mi dispiace anche vederla stare male, pure se lei dice che non è così io sono sicura che lei provi qualcosa di molto forte per Edoardo ma è troppo orgogliosa per ammetterlo.

Dall'altro lato io sono molto felice perché le cose tra me e Ciro stanno procedendo bene, ci viviamo ogni momento come se fosse l'ultimo. Ci guardiano di nascosto, ci sfioriamo appena passiamo l'uno accanto all'altro, e soprattutto appena possiamo ci chiudiamo nella nostra ormai stanza segreta.
Anche se sono un po' preoccupata, perché presi da tutte queste emozioni che stiamo vivendo non abbiamo più parlato della storia di mio padre, ed oggi io dovrò vederlo visto che è il giorno dei colloqui.

Quando arrivo nella sala dei colloqui mio padre è già seduto che mi aspetta.
Il suo sguardo è serio e anche un po' arrabbiato.
"Ciao papà." - lo saluto asettica.
"Ciao piccola mia. Come va qua dentro?" - mi chiede gentilmente.
"Come vuoi che vada, sono una detenuta di un carcere." - scrollo le spalle.
"Sono preoccupato per te Clarissa. Ho saputo che la settimana scorsa hai avuto un permesso per uscire, dove sei stata se non eri a casa?" - mi chiede amareggiato.
"Sono stata in giro, ho rivisto le mie amiche." - gli racconto  una mezza verità.
Lui mi guarda accigliato, poi mi indica il collo e mi chiede. - "E quei segni che sono?"
Mi porto istintivamente una mano sul collo, dove ci sono i succhiotti di Ciro, credevo di averli coperti con la felpa.
"È colpa della collana che portavo, mi ha fatto irritazione." - gli rispondo iniziando ad agitarmi.
Mio padre sbatte un pugno sul tavolo facendomi sobbalzare.
"Nun me dicer bugie Clari'. Lo so che ti vedi con il figlio dei Ricci, e so anche che la settimana scorsa eri a casa loro, con lui." - mi sussurra a denti stretti.
"Ma che stai dicendo?" - strabuzzo gli occhi.
"Dimmi che non è vero, che tu non hai una relazione con Ciro Ricci." - quasi mi implora.
"Io quelli come lui li odio lo sai." - gli mento spudoratamente.
"Allora non avrai problemi a fare quello che mi hanno chiesto." -mi sussurra.
"E sarebbe?" - chiedo confusa.
"Devi procurarti un'arma ed ucciderlo." - continua a sussurrare e a guardarsi intorno.
Io quasi non cado dalla sedia.
"Non lo farò." - Ribatto decisa.
"Allora è vero, hai una relazione con lui." - mi grida contro mio padre attirando l'attenzione di tutti.
"Non lo farò, perché non sono come te. Io non mi vendo." - sono io questa volta a gridare, senza troppi dettagli. Ci mancherebbe solo che anche mio padre finisse in galera.

Mio padre in un movimento repentino mi tira uno schiaffo sulla guancia destra così forte che rimbomba per tutta la stanza.
" Io sono tuo padre, mi devi portare rispetto." - mi grida contro arrabbiato.
"Tu mi fai solo schifo." - esclamo sentendo le lacrime che mi bagnano le guance.
Mi alzo velocemente dalla sedia e senza neanche salutarlo vado via.

Quando torno in cella, mi catapulto in bagno e mi accascio alla parete fino a sedermi per terra.
Le lacrime scendono impetuose, e la guancia pulsa in una maniera lancinante, i miei singhiozzi rimbombano per tutta la cella.
Seppure ho la vista annebbiata, posso notare Anita fare capolino in bagno.

"Che c'è mio fratello si è già stancato di te?" - mi prende in giro.
È la prima parola che mi rivolge dopo una settimana, e non posso credere che anche vedendomi così è  il suo cinismo a parlare per lei.
"Vaffanculo Anita." - esclamo per poi rifondare il viso tra le mani e scoppiare di nuovo a piangere.
"Non dire che io non ti avevo avvertita." - lei fa spallucce.
"Tu mi hai rotto il cazzo. Sai che la tua stupida negatività non è tutto nella vita, e che io ho anche altri problemi? E non me ne frega un cazzo se non credi alle favole, io ci credo  e se proprio lo vuoi sapere la mia favola andava benissimo fino a 5 minuti fa, prima che mio padre mi chiedesse di uccidere tuo fratello. "- sputo fuori tutto quello che penso.
Anita si fa seria e velocemente mi si avvicina.
" Che cazzo stai dicendo? "-mi chiede inginocchiandosi al mio fianco.
" Come se te ne fregasse qualcosa. " - sogghigno asciugandomi le lacrime che sono rimaste appiccicate al viso.
"Clarissa lo sai che me ne frega." - mi guarda con occhi tristi.
"Come faccio a saperlo se mi ha trattata di merda quando io ho cercato solo di aiutarti."
Lei sospira pesantemente e poi mi risponde. - "Sto per dirti una cosa che non dico quasi mai in vita mia, quindi ascolta attentamente perché non lo ripeterò: scusami. Non avrei dovuto dirti quelle cose, e lo so che cercavi solo di aiutarmi, ma io non sono brava in queste cose, io un'amica non c'è l'ho mai neanche avuta. Ed é per questo che ti rispondo male perché non so come comportarmi. "
Non le dico nulla ma di slancio la abbraccio. Lei sembra spaventata inizialmente, ma poi ricambia.
Io lo sapevo che non mi sbagliavo su di lei, che sotto quella corazza che indossa c'è una ragazzina che ha bisogno di tanto amore proprio come me.

Anita mi ha fatto alzare da terra, mi ha fatto sciacquare il viso e poi ci siamo sedute sul mio letto per parlare di quello che mi ha detto mio padre.
"Che piezz e merd, scusa eh." - mi dice riferendosi a mio padre.
"Niente scuse, hai ragione." - le dico amareggiata.

Improvvisamente qualcuno però irrompe nella nostra cella.
È Ciro, accompagnato da due suoi amici.
"Che ci fai qua?" - chiedo preoccupata.
"Dobbiamo parlare, non potevo aspettare." - mi dice agitato.
"Che è successo?" - chiedo confusa.
Guarda immediatamente la sorella. - "Famm parlà da solo con Clarissa."
"Potresti anche essere un pochino più gentile." - gli dice con tono beffardo.
"Ani'." - la rimprovera lui.
"Sto uscendo." - gli dice Anita camminando a passo svelto verso la porta, dove ci sono gli amici di Ciro a fare la guardia.

Lui mi tira per un bracciolo verso il lato opposto.
"Che è succiess al colloquio?" - mi chiede preoccupato.
"E tu che ne sai?" - chiedo sbigottita.
"Ho orecchie da per tutto qua dentro, Principe'. Allora?" -incalza lui.

"È venuto mio padre. Mi ha chiesto se fosse vero che avessi una relazione con te, io ovviamente detto di no. E allora lui mi ha chiesto di fargli un favore per conto dei Di Salvo." - gli spiego brevemente.
" Che favore? "-mi chiede agitato.
"Mi ha chiesto di ucciderti." - gli rispondo tutto d'un fiato.
"Ma che cazz!" - esclama furioso.
"E tu che c'è ritt?" - mi chiede ancora.
"Che non lo farò, che io con questa storia non voglio avere niente a che fare." - gli rispondo mandando giù il nodo che mi si é formato in gola.
"Non possono scoprire di me e di te, è troppo rischioso." - mi dice lui guardando un punto  fisso alle mie spalle.
"Quindi che faccio?" - chiedo aggrottando le sopracciglia.
"Devi mentire, devi dirgli che lo farai, ma solo io e te sapremo qual è la verità." - mi spiega lui tornando a guardarmi.
"Va bene  farò come dici tu." - annuisco.
Mi fissa la guancia che probabilmente è ancora rossa e gonfia dopo lo schiaffo di mio padre, e accarezzandomi mi chiede. - " E questo?"
"Non è niente."- cerco di togliere la sua mano dalla mia guancia ma lui mi blocca.
"Clarissa."- mi richiama agitandosi.
"E' stato mio padre."- ammetto sentendo le lacrime che minacciano di uscire.
"Si è permesso di metterti le mani addosso? Ij l'accir."-  ringhia a denti stretti.
"Ti ho detto che non è niente, non preoccuparti."- appoggio la mia mano sulla sua ancora ferma sulla mia guancia.
"E' principess com  e te non devono essere sfiorate neanche per sbaglio."- mi dice dolcemente ed io mi sciolgo come neve al sole.

In un movimento repentino lo bacio, un bacio tranquillo ma che serve a tutt'e due per riprendere a respirare.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now