Capitolo 46.

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ANITA'S POV:

La mia famiglia mi ha insegnato tante cose: seguire un codice, non fidarti di nessuno, raccontare quando serve una bugia, non mostrarti debole, sii sempre fiera del cognome che porti. Eppure non mi ha insegnato come superare il dolore di un cuore spezzato. Quel piccolo organo che dall'interno della gabbia toracica pulsa sangue per tutto il corpo , l'ho sentito rompersi in mille pezzi nel momento in cui ho chiuso quella porta dell'infermeria.
Ho perso Edoardo per sempre, ed insieme a lui ho perso anche il mio cuore.

Ora è rotto, non pulsa più quando lo vede arrivare, non si agita più sperando che lui mi porti sul tetto, non grida più se i suoi occhi distrattamente si posano su di me.
È finita per sempre, e lo so che è tutta colpa mia ma so anche che è meglio così.

Prima o poi io riuscirò a rimettere insieme tutti quei piccoli pezzetti, ora però la cosa più importante è che Edoardo ritrovi il suo migliore amico, cioè mio fratello.
So che avevano dei progetti da realizzare ed io non voglio essere la causa di questi sogni infranti.
Edoardo è un libero sognatore, questa è la cosa che forse amo più di lui, ed io non voglio incatenarlo a me, non sarebbe giusto.

Nel frattempo però non riesco neanche più a dormire, se ci provo mi ritrovo gli occhi di Edoardo davanti e sono costretta a svegliarmi di colpo. Ho provato anche a liberarmi disegnando un po', ma tutto ciò che riesco a disegnare sono il mare, un paio di occhi verdi, e due tigri che lottano fra di loro.
Non c'è la faccio più, la testa mi scoppia, e mi sembra di impazzire.

Cammino nervosamente per la stanza fumando l'ennesima sigaretta dell'ennesimo pacchetto. 
Tra poco dovrebbe tornare Clarissa, spero che almeno lei abbia risolto il problema con i Di Salvo.
Avrei voluto passare la giornata di ieri con Edoardo, approfittando del fatto che mio fratello non c'è, ma non ovviamente non ho potuto farlo.

Chiusa da sola in queste 4 mura avevo intenzione di spegnere il cervello, almeno per un po'. Così ho chiesto ad una delle ragazze di procurarmi quanta più ecstasy possibile, l'ho già assunta in passato e so come regolarmi. Solo che l'effetto di ieri è passato troppo in fretta. Decido allora di ingoiare le ultime 5 pasticche tutte insieme, devo smetterla di pensare ad Edoardo e questa è la soluzione migliore.
Appena prese non fanno effetto subito, ma appena mi butto a peso morto sul letto inizio a sentire la testa più leggera.
Inizio a ridere perché anche con 5 pasticche di ecstasy, Edoardo continua a restare in un angolino nella mia testa, non va via.
Mi alzo dal letto barcollando, mi siedo sul tavolino vicino alla finestra, e mi accendo un'altra sigaretta. Sono così fatta che la nuvoletta di fumo davanti al mio viso prende quasi la fisionomia di Edoardo. Mi avvicino per afferrarla ma casco dal tavolino.
Stesa per terra, inizio a ridere di nuovo, per poi rialzarmi con la sigaretta  tra le mani che si è spezzata. La lancio fuori dalla finestra, e me ne accendo un'altra.
Noto che sul cuscino Clarissa ha lasciato la coroncina di plastica che le ha dato Ciro, che poi in realtà è mia.
La afferro e me la appoggio sui capelli. Vorrei essere come Clarissa, buona, dolce, gentile, che non si spaventa dei propri sentimenti. E invece sono solo una stronza, manipolatrice che poi perde il controllo davanti ad un paio di occhi verdi.

Non mi accorgo neanche che la mia amica è appena rientrata.
"Ma che ti sei messa in testa?"-mi dice ridendo.
"Voglio essere come te, una principessa." -le rispondo cercando di girare su me ma perdo l'equilibrio e quasi casco per terra.
"Ma che ti sei fumata?" - mi chiede ansiosa.
"La domanda giusta dovrebbe essere quanta droga ho assunto." - le dico ridacchiando stupidamente.
"Ti sei drogata?" - mi chiede sussurrando.
"Tu di solito cosa fai quando la testa non smette di pensare?"-chiedo ma in realtà non voglio neanche saperlo.
"Di sicuro non mi drogo." - mi risponde alzando gli occhi  al cielo.
"Quelli come me che la droga la vendono la provano anche." - le sussurro mentre mi lancio sul letto.
"Perché l'hai fatto? Per Edoardo?" - mi chiede lei.
"Shh non dire quel nome." - chiudo gli occhi cercando di cacciare quella persona dalla mia testa.
"Anita come faccio ad aiutarti?" - mi chiede Clarissa avvicinandosi.
"Guarda che io sto benissimo." - gli rispondo mentre mi rialzo dal letto, ma la testa inizia a girarmi e sto per cadere di nuovo.
Ma Clarissa  mi prende al volo. - "Perché ti sei ridotta così? ."
"Perché sento dolore in ogni parte del mio corpo. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire, non riesco a disegnare, non riesco neanche a respirare. Tutto ciò che riesco a pensare é che l'ho perso, per sempre." - ammetto con gli occhi che mi si riempiono di lacrime.
" Oh Anita. "-mi dice lei mentre mi tira per abbracciarmi.
" Ti prego, aiutami. "-la supplico e le lacrime iniziano a scendermi sulle guance.
" So io cosa fare. - mi dice mentre si stacca da me. - vado a cercare aiuto, tu resta qua."
"Non chiamare nessuna guardia." - la guardo confusa.
"Non ti preoccupare." - mi dice per poi uscire dalla cella.
Sono ancora troppo fatta per  capire cosa voglia fare e sinceramente non mi interessa neanche in questo momento.
Mi asciugo alla meglio le lacrime, mi siedo sul tavolino e mi accendo un'altra sigaretta.

Quando Clarissa ritorna quasi non mi viene un colpo, Edoardo è con lei . O almeno credo che sia lui, perché l'ho immaginato così tante volte che potrebbe essere un effetto della droga anche questa volta.
"Seriamente? Ti avevo chiesto di farlo sparire non di portarlo qui." - inveisco contro Clarissa.
"Ho bisogno di capire cosa hai preso, non potevo di certo chiamare tuo fratello ." - taglia corto Clarissa.
"Perché ti sei drogata?" - mi chiede Edoardo, e risentire la sua voce dopo tutto questo tempo mi fa rabbrividire.
"Non avevo di meglio da fare, ero sola ed annoiata." - scrollo le spalle, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
Scendo barcollando dal tavolino, lui mi prende subito.
"Non potevi venire da me?"- mi dice troppo vicino.
"Tu non capisci." - rido amaramente.
"Se non me lo spieghi, mi risulta difficile." - mi punta i suoi stramaledetti occhi verdi nei miei, e questo mi stordisce più di 20 pastiglie di ecstasy.
"Sei tu il problema. Non riesco a vivere sapendo di averti perso." - sono troppo fatta per riuscire a capire quando fermarmi, e probabilmente più tardi me ne pentirò.
"Tu non mi hai perso, io stong c'ca cu te semp." - mi dice lui sorridendo.
"Tu ti sei arreso." - ammetto delusa.
"Per te sfidass pur o munn, mi devi credere." -  appoggia la sua fronte sulla mia.
"Ci tieni a me?" - mi chiede mente mi tiene ancora stretta a lui.
"Più di quanto immaginassi." - continuo a parlare senza limiti.
"Allora me lo dici che droga  hai preso?" - mi chiede ansioso.
Prendo un respiro profondo e poi gli rispondo. - "5 pasticche di ecstasy."
"Anita ma che cazz?Potevi collassare." - mi dice arrabbiato.
"Deve vomitare, immediatamente." - comunica a Clarissa che è rimasta tutto il tempo a guardarci in silenzio.
"Sto bene." - mi affretto a dire.
"Vien cu' me tu e stat zitta." - mi ordina mentre mi trascina in bagno.
"Vabbe mo non ti allargare. Ho detto di tenerci a te mica che puoi comandarmi." - ridacchio leggermente.
"Mo o bevi tutta l'acqua del rubinetto fino a vomitare, o ti infilo due dita in bocca e ti faccio vomitare io." - continua a darmi ordini.
"Veramente vorrei che mi infilassi in bocca qualche altra cosa, tipo la tua lingua ." - lo prendo in giro.
"Anita!" - mi ammonisce.
"Va bene okkei lo faccio da sola." - mi arrendo, non ho le forze per combatterlo.
Mi abbasso nel lavandino, lui mi tiene i capelli, ci raggiunge anche Clarissa che mi accarezza una spalla dolcemente.

Venti minuti dopo, sono stesa sul letto. Ho vomitato tutto nella tazza del water, con Edoardo che mi teneva i capelli, e Clarissa che mi incoraggiava.
Mi sento svuotata, la testa che mi gira, e non ho più forze.
"Dovrei essere uno schifo ora." - dico ad Edoardo che é ancora qui ai piedi del mio letto. Clarissa è andata a procurarsi qualcosa da farmi bere e mangiare.
"Per me si semp a chiu bell ro munn." - mi sorride e piano i pezzetti del mio cuore stanno tornando a ricomporsi.
Non ricordo ancora bene cosa ci siamo detti, ma ci sono delle frasi a metà che mi balzano in testa.
"Resti con me finché non mi addormento?" - lo supplico.
"Resto per tutto il tempo che vuoi." - mi risponde lui sedendosi al mio fianco.
"Allora per sempre." - gli dico portandomi la sua mano sulla guancia. Ho bisogno del suo calore per tranquillizzarmi.
"Per sempre è pure poco."- mi dice prima di darmi un bacio sulla fronte.

Con lui che mi guarda, con la sua mano appoggiata sulla guancia piano chiudo gli occhi e mi addormento.
E questa è forse la prima volta che dormo veramente dopo più di una settimana.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now