Capitolo 76.

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CLARISSA'S POV :

Ho sempre creduto alle favole e sapevo che prima o poi ne avrei vissuta una tutta mia. Mi hanno sempre presa in giro, tutti mi dicevano che vivevo troppo con la testa tra le nuvole e che probabilmente non sarei mai riuscita a trovare ciò che cercavo.
Ma io non mi sono mai arresa, sapevo benissimo che prima o poi il mio principe azzurro avrebbe trovato un modo per raggiungermi. Non ho perso la speranza neanche quando sono finita nell' IPM, quando tutti i miei sogni sembravano essersi spezzati, io ho continuato a lottare a cercare un modo per salvarmi e salvare le persone a cui voglio bene.
E poi è arrivato lui...
Il principe azzurro tanto atteso che però di azzurro non ha proprio niente. Lui è arrivato in sella ad un cavallo nero, vestito del medesimo colore, ci siamo salvati a vicenda e mi ha regalato una favola diversa.
Sono grata alla vita perché, sì mi ha tolto tanto, ma mi ha donato Ciro e questo bambino che porto in grembo. Sono piccola ho ancora tanti sogni da realizzare ma nel frattempo mi sento così completa.

Ciro è così dolce ed apprensivo nei miei confronti che quasi stento a crederci. Non mi sono sbagliata su di lui, un cuore ce l'ha e posso ritenermi fortunata del fatto che lo mostra a poche persone ed io sono una di quelle.
Lo ha capito perfino mio padre ormai, a me e Ciro nessuno potrà mai più dividerci.
Ero completamente sicura che fosse finito tutto e poi Ciro mi ha fatto quella dichiarazione davanti a tutti ed io mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, anche perché ero convinta che qualsiasi cosa mi avrebbe detto, mio padre non avrebbe comunque cambiato idea. Ed invece appena usciti fuori Napoli proprio mio padre ha fatto fermare la macchina della polizia e ci ha fatto tornare indietro. Inizialmente non capivo perchè lo avesse fatto, ma poi mi ha abbracciato e piangendo mi ha detto che non era giusto separarmi da Ciro, e che nonostante tutto lui resta comunque il padre di questo bambino, e quindi merita un'opportunità.
Pensavo fosse uno scherzo, oppure una scusa per farmi ammettere ciò che provo realmente, e invece mi ha riportato realmente indietro e ha ritirato il trasferimento.
Addirittura oggi i miei genitori hanno invitato me e Ciro a pranzare a casa nostra, quindi ci siamo presi un permesso e tra poco faremo la nostra prima uscita ufficiale.

Ho passato mezza mattinata in bagno, sono così nervosa che mi sono già cambiata tre volte.
"Sei pronta?"- mi grida Anita dalla cella.
"Vado bene così?"- le chiedo uscendo dal bagno, lei è seduta sul suo letto.
"Stavi bene anche le altre tre volte che me lo hai chiesto."- ridacchia la mia amica.
"Scusa, hai ragione, sono solo molto nervosa."- sospiro e mi siedo sul letto al suo fianco.
"Andrà tutto bene, stai tranquilla."- mi accarezza una spalla cercando di rassicurarmi.
"Sicura che ti vada bene che sia io sia tuo fratello usciamo, e tu resti qui da sola?"- le chiedo titubante. Sono un po' preoccupata per Anita, so che ha litigato con Edo e lasciarla qui mi mette ansia.
"Me la caverò, come sempre."- lei mi sorride, ma io lo so quanto in realtà stia male. La sento piangere la notte e molto spesso si è addormentata tra le mie braccia proprio come una bimba piccola.
"Ti ho lasciato scritto su un bigliettino il numero di casa mia, se dovesse succedere qualsiasi cosa tu ci chiami e noi torniamo prima del previsto, è chiaro?"
La prima volta che io e Ciro siamo usciti e lei aveva litigato con Edo, quando sono tornata l'ho trovata fatta di ecstasy, non vorrei mai che succedesse un'altra volta una cosa del genere.
"Clarissa - mi fa alzare dal letto e mi accompagna alla porta - non ho bisogno di nessuno, starò benissimo. Tu pensa solo a goderti questa giornata."
"Ti voglio bene okkei?! Sei la migliore amica migliore del mondo."- La attiro a me in un abbraccio.
"Smettila, e vai via."- si libera in fretta da me, si reca a prendere la mia borsa che avevo lasciato ai piedi del letto, e me la lancia.
"Finalmente posso fumare in santa pace."- mi dice mentre si avvicina alla finestra e si accende una sigaretta.
So che non sta bene, ma questo è il suo modo di reagire ai problemi, quindi non insisto e vado via.

Io e Ciro ci siamo incontrati fuori dall'IPM, e poi insieme abbiamo aspettato la macchina che mio padre ci ha mandato per portarci a casa mia.

Ciro è così calmo, che mi spaventa, io invece ho le mani sudate e la gamba non smette di muoversi agitata.
"Principe', se fai accussi' metti agitazione pure a me." - mi appoggia una mano sulla gamba che si ferma al suo tocco.
"E' una reazione del tutto naturale, anzi non capisco come tu faccia ad essere così tranquillo."- gli dico osservandolo attentamente.
"Sono abituato."- scrolla le spalle.
"Ad andare a casa delle tue fidanzate per conoscere i tuoi suoceri?"- gli chiedo alzando un sopracciglio indispettita.
"No, ad andare a casa di gente che mi odia."- mi risponde lui asettico.
"I miei genitori non ti odiano."- mi affretto a dirgli, lui mi guarda scettico.
"Mi fido di te."- mi dice però, e questa frase pronunciata da Ciro vale più di mille ti amo.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now