Capitolo 27.

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ANITA'S POV :

Finalmente oggi dopo quasi un mese che sono chiusa in una cella, posso uscire.
Pietro mi ha detto che passerà a prendermi lui ed io non vedo l'ora di rivederlo.
Non facevo tante cose prima di finire nell'IPM. Passavo le mie giornate aiutando la mia famiglia nei loro affari, sarei dovuta andare a scuola ma ho fatto un solo anno e poi l'ho abbandonata. Non ho amici fidati, solo persone che mi conoscono perché sono la figlia di Salvatore Ricci, quindi passavo il tempo libero con i ragazzi che lavorano per noi. Giocavamo a calcio, oppure giocavamo a poker nell'immenso salone a casa mia.
Sono uscita con qualche ragazzo di nascosto, e ho avuto qualche storiella di una notte. Non mi è mai fregato di nulla, vivo la mia vita giorno per giorno, senza seguire né regole né schemi ben precisi.

Da quando però sono all'IPM sono cambiate alcune cose. Non posso più fare come voglio perché mio fratello Ciro controlla qualsiasi cosa io faccia , ho Clarissa che è la cosa più vicina ad un' amica che io abbia mai avuto, e poi c'è Edoardo.
Non so cosa mi prenda ogni volta che mi sta vicino, mi sento attratta da lui come se fosse l'altra parte di una calamita, e mi incendio ogni volta che mi bacia.
Lo so che probabilmente sta giocando con me, ma è un gioco che mi piace troppo per interromperlo proprio adesso.

All'uscita dell'IPM c'è già mio fratello appoggiato alla macchina che mi aspetta.
"Pietro!" - esclamo mentre gli corro incontro abbracciandolo.
"Com me si mancat." - mi dice ricambiando l'abbraccio. Ci vediamo ogni settimana ai colloqui, ma poterlo abbracciare  al di fuori di quelle mura è tutta un'altra cosa.
"Andiamo a casa."- gli sorrido dolcemente.
"Ti ho programmato una giornata da regina." - mi dice Pietro una volta saliti in macchina.
"In realtà oggi pomeriggio avrei un impegno." - gli confido titubante.
"E che tien a fa?" - mi guarda confuso.
"Cose da ragazze." - taglio corto io.
"Mi devo preoccupare? Ti devo far accompagnare da uno dei ragazzi?" - mi chiede allarmato.
"No! - esclamo decisa - non devo fare niente di importante e tornerò prima di sera."
"Vabbuo mi fido di te, però devi stare attenta, me lo prometti?" - mi guarda accigliato.
"Te lo prometto, faccio la brava."- gli rispondo io.

Edoardo è riuscito a farsi dare anche lui il permesso per uscire e mi ha detto che mi porterà in un posto bellissimo, ed io muoio dalla voglia di sapere che posto è.
Si è premunito anche di scrivermi un biglietto con su scritto indirizzo e orario. E alle 3 precise sono nel posto dell'appuntamento per aspettarlo, sotto il sole cocente di fine giugno.
Ho indossato un pantaloncino corto di jeans, una canotta nera e le Dr Martens dello stesso colore. Non mi sono truccata, perché non lo so fare, ma ho messo il mio amato rossetto rosso che devo ricordarmi di portare nell'IPM, avevo quasi dimenticato quanto mi stesse bene.

Un motorino arriva da lontano, sfrecciando tra le auto e lì capisco che è Edoardo.
Frena in modo brusco al mio fianco.
" Pensavo non saresti venuta."- mi dice mentre sogghigna.
"Posso sempre tornare indietro eh."- gli dico facendo dei passi indietro ma lui mi afferra per un braccio.
"Aro vaje?"- mi dice prima di baciarmi, e come sempre mi toglie il respiro.
Mi stacco e lo guardo attentamente -" Allora? Mi porti in questo posto bellissimo o no?"
"E rilassat nu poc tigre."- mi prende in giro lui.
Poi si stacca da me e mi fa posto dietro di lui sul motorino.

Ci mettiamo un po' per arrivare nel posto dove ha deciso di portarmi, ma quando ferma il motorino inizio a capire perchè ha scelto di venire proprio qui.
E' una piccola spiaggetta poco fuori Napoli.
"Ma certo, il mare. Perchè non mi stupisce tutto ciò?"- sorrido guardando l'immensa distesa di blu davanti ai miei occhi. Mi aveva raccontato il suo amore per il mare, ed io invece gli avevo confidato che quella è una delle mie poche paure.
"Guarda che qua non ci ho mai portato nessuna."- mi dice lui mentre mi prende per mano e mi trascina più vicino al mare.
"Certo perchè le altre le hai portate in tutte le spiagge di Napoli, e questa era l'ultima che ti restava."- gli dico beffarda.
"Se la pensi così perchè allora sei qui?"- alza un sopracciglio.
"Non avevo di meglio da fare."- scrollo le spalle.
"Perchè non vuoi ammettere che sei qui perchè provi le stesse cose che provo io?"- mi chiede avvicinandosi.
"Tu provi le stesse cose per tutte quante."- scuoto la testa.
"Tu me fai asci pazz cu sti risponn che me daje."- Cerca di baciarmi ancora ma io mi sposto.
Dovrebbe conoscermi abbastanza bene ormai da capire che con me è guerra ogni volta.
"Te lo fai un bagno con me?"- mi chiede con un ghigno malizioso.
"Non ho neanche il costume."- rispondo accigliata io.
"E quand maje te n'è importato di seguire le regole?"- mi dice mentre inizia a spogliarsi.
In effetti non me ne frega, ma la verità è che ho paura del mare anzi in realtà non so neanche nuotare ma quest'ultimo è  un segreto che non gli confiderò mai.
"Sono già una detenuta, se mi prendono mi allungano la condanna ed io non ci voglio restare molto tempo ancora all'IPM." -gli do una spiegazione quasi credibile.
"Fa' comm vuo' tu. Io intanto o' bagn mo facc."- mi dice buttandosi in mare.
Nel frattempo io mi tolgo le Dr. Martens e mi avvicino quanto più possibile all'acqua, almeno mi posso godere la sensazione dell'onde che mi arrivano leggere alle caviglie.
D'improvviso però vedo Edoardo annaspare in mare, iniziando a gridare il mio nome.
"Ja nun fa o scem."- gli grido pensando che sia uno scherzando, ma lui continua ad uscire ed entrare dall'acqua chiamando il mio nome.
"Smettila!"- esclamo iniziando a preoccuparmi.
"Edo!"- grido appena lo vedo scendere sott'acqua senza più risalire.
Mi inizio a spogliare, e senza pensarci neanche due volte con il cuore in gola mi butto in mare. Solo che è difficile riuscire a capire dove sia visto che non so neanche nuotare.
"Edo!"- continuo a gridare il suo nome, agitandomi sempre di più.
Quando lo vedo riemergere davanti a me, mi lascio andare, ma lui mi afferra i fianchi e mi tiene stretta a lui.
"Non so nuotare."- esclamo impaurita.
"Tieniti a me."- mi dice, e così gli allaccio le gambe in vita e le braccia dietro al collo iniziando a calmarmi.
"Sei proprio uno stronzo."- lo fulmino con lo sguardo, lui invece ride.
"Sì però ti sei buttata in mare senza saper nuotare per salvare questo stronzo."- sogghigna malizioso.
"Anche se sei uno stronzo, non ti voglio mica morto." - ridacchia leggermente.
"Sto rossetto ross che ti sei messa me fa' ascì for ca cap." - mi dice prima di baciarmi, anzi di mangiarmi come dice sempre lui.
Con ancora me in braccio, senza staccare le nostre bocche mi porta fuori dall'acqua, e mi appoggia delicatamente sulla sabbia.
Mi lascia una scia di baci su tutto il corpo, fino ad arrivare alla mia gamba dove ho il tatuaggio della tigre. Alza gli occhi e mi guarda con il suo solito ghigno malizioso stampato sul viso.
"Duje tigr comm a nuje si devono per forza sbranare a vicenda. " - mi dice mentre poggia la mia mano sul tatuaggio della tigre che lui ha sul petto.
Mai frase è più vera di questa, ho trovato una persona simile a me, che non ha paura di niente, impulsivo e testardo, il problema sarà scoprire chi dei due si farà per primo male.

Con una mano mi accarezza il ventre per poi scendere verso le mie mutandine, però prima di abbassarle mi guarda ed i suoi occhi sono così limpidi che sono diventati verde cristallino.
"Piccré se non mi fermi ora, dopo sarà troppo tardi." - mi dice con voce roca.
Io riprendo a baciarlo, per fargli capire che non voglio che si ferma.
E infatti lui mi sfila le mutandine, e lo stesso fa con le sue.
Entra in me delicatamente ed io non riesco a trattenere un mugolio di piacere.
Non ho mai provato niente del genere, ad ogni spinta il mio cuore perde un battito.
Il rumore dell'acqua, le nostre mani che si intrecciano, le nostre bocche che si cercano disperate, i nostri respiri affannati, gli occhi che si fanno la guerra e i corpi che fanno l'amore.

Quando si stacca da me e si distende al mio fianco, sento subito il vuoto del calore del suo corpo.

Socchiudo per un attimo gli occhi, beandomi per un'ultima volta di quel mix letale di sensazioni contrastanti.
Ma quando riapro gli occhi mi rendo conto della cazzata che ho appena commesso.

Mi alzo in fretta, e raccogliendo i miei vestiti li indosso il più velocemente possibile.
"Che c'è? Che succede?" - mi chiede Edoardo, rivestendosi anche lui.
"Abbiamo fatto un casino." - confesso dispiaciuta.
"Lo so, ma è stato un bel casino." - mi dice sorridendo, con i segni del mio rossetto rosso ovunque sul viso e sul collo.
"Tu non capisci, questo non deve succedere mai più." - esclamo arrabbiata.
"Piccrè.." - si avvicina cercando di calmarmi ma io lo fermo.
"No non chiamarmi così. Sei riuscito nel tuo intento, bravo hai conquistato un'altra preda, il tuo gioco finisce qua." - gli dico spostando lo sguardo altrove.
"Ma quale gioco? Ma che stai dicen? Tu non sei mai stata un gioco per me. " - mi dice mentre mi afferra il mento per obbligarmi a guardalo.
"Beh tu per me sì, invece. Volevo solo fare un dispetto a mio fratello, portandomi a letto il suo migliore amico, così capisce che di te non si può fidare." - gli dico fingendo indifferenza. Preferisco che mi creda una stronza senza cuore, invece che capisca che il mio cuore sta battendo all'impazzata per la paura di essere ferito.
"Non ti credo." - mi dice lui deluso.
"L'hai detto tu prima, che siamo due tigri che devono sbranarsi a vicenda. Mi dispiace sono stata io la prima a sbranarti." - mi allontano da lui per non far trasparire nessun tipo di sentimento, e mi incammino verso l'uscita dalla spiaggia.

"Anita!" - mi richiama Edoardo ma io ormai sono già troppo lontana.

Ho pianto pochissime volte in vita mia, ma questa volta non riesco a trattenere una lacrima che mi scende leggera sul viso. Ho il cuore spezzato in mille parti, e non credevo facesse così tanto male. Sapevo che sarebbe andata così ma per un attimo di felicità mi prendo tutte le conseguenze.

ODIJ E AMMORE // MARE FUORIWhere stories live. Discover now