Capitolo 4 - Claymore

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La giornata passò veloce. Shin era pronto, con le doppie lame incrociate nel fodero sulla schiena e una salda determinazione. Infilò un paio di guanti di pelle nera senza dita e si legò i capelli in una coda alta.

Era veramente bello così, constatò Marie. Solo qualche ciuffo della frangia sfuggiva all'elastico e si vedevano bene i suoi delicati occhi a mandorla. L'intero Clan lo fissava, quasi potesse impedirgli di andarsene usando la forza del pensiero. La ragazza aveva passato il pomeriggio a rimuginare sul da farsi, ma non poteva contestare una decisione del Capo.

Shin, avvertendo la loro apprensione, si voltò a guardarli. «Tornerò tra qualche ora» garantì, «non fissatemi così!» Si avvicinò a Elle e le diede un buffetto sulla guancia.

La bambina si lanciò in avanti e lo strinse in un abbraccio, affondando la faccia nella sua pancia. «Torna presto, Capo!»

Il giovane le accarezzò i capelli e fece un cenno con la testa. «Te lo prometto, piccola.»

Alzò una mano per salutarli e uscì dalla porta. Non mancava molto alle nove.

Non appena se ne fu andato, Marie, Faraji e Smilzo corsero a recuperare le spade e legarono il fodero alla cintura. Infilarono le giacche e si diressero verso l'uscita.

«Dove state andando voi tre?» tuonò Baba, sbattendo una mano sul tavolo. Era seduta, ma in quel momento parve alta e imponente come una montagna. «Osate disobbedire agli ordini del vostro Capoclan?!»

Marie deglutì imbarazzata. Il volto della donna era contratto in un'espressione dura, ma un velo di comprensione brillava nel suo sguardo. «Non interferiremo, Baba, te lo giuro. Ma vogliamo andare. Ci muoveremo solo se avrà bisogno di noi.»

«Quindi non interverrete nel combattimento?»

«Bé...» borbottò Faraji.

Baba sbatté un'altra volta la mano sul tavolo.

«No» risposero tutti e tre in coro, neanche si fossero accordati.

«No» riprese Marie, «staremo in disparte. Se dovesse essere in pericolo di vita o avere bisogno di aiuto, allora lo porteremo via.»

Baba valutò le loro motivazioni. Sembrava combattuta.

«Non intervenite! Non interferite! Rispettate i suoi ordini!» stabilì perentoria.

I tre annuirono come soldati obbedienti.

«E se...» aggiunse, il tono di voce più basso, «e se dovesse trovarsi in pericolo... riportatelo a casa.»

Faraji, Marie e Smilzo acconsentirono con ancora più convinzione. Salutarono e uscirono subito, senza perdere altri secondi preziosi.

Marie strinse meglio il bavero del giaccone, quando il vento serale le frustò il viso. Nuvolette di vapore si condensavano davanti alle sue labbra carnose, mentre camminava veloce per tenere il passo di Faraji. Anche Smilzo, poco dietro di lei, trovava le falcate lunghe del compagno difficili da eguagliare.

«Far!» lo chiamò Marie, «rallenta, non abbiamo le tue gambe lunghe!» protestò.

Faraji rallentò. «Dobbiamo muoverci!» li rimproverò, «sono quasi le nove. Con la sua velocità, Shin sarà ormai dalla Discarica.»

La ragazza deglutì e annuì. Aveva ragione, non era il momento per prendersela comoda. Sebbene la mutazione l'avesse resa più resistente e forte, non era abile nel combattimento come Shin, Far o gli altri. Il suo punto di forza era la medicina, lo studio della scienza. Il nome con cui si faceva chiamare dal Clan lo aveva scelto proprio ispirandosi a una famosa scienziata vissuta secoli prima. Non aveva interesse nella lotta, non si emozionava sguainando la spada, e, meno che mai, avrebbe provato soddisfazione nel togliere una vita, seppur una corrotta e insalvabile come quella di un chanjer di livello elevato.

ChanjerWhere stories live. Discover now