Capitolo 26 - La prima volta

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Clay non si era mai sentito così felice in vita sua. Nonostante avesse rischiato la vita qualche giorno prima, avesse ancora una ferita al fianco e fosse imprigionato in una caserma sotto il controllo del Sistema, ciò che era accaduto tra lui e Shin era meraviglioso. Certo, era terrorizzato dalla possibilità che qualche dottore potesse notare l'anomalia nelle sue analisi, ma il giorno dopo ci sarebbe stata la diretta e, con molta probabilità, anche la loro fuga. Era ebbro di gioia, perché da quando era stato dimesso aveva passato tutto il tempo libero chiuso in camera con Shin, a consumarsi di baci e a dormire abbracciati. Pur avvertendo sempre di più il desiderio di strappargli i vestiti e assaporare ogni centimetro della sua pelle, quei momenti insieme erano persino più emozionanti di come li aveva immaginati. Continuavano a battibeccarsi e a discutere, ma lo sguardo di Shin era diverso, ora. E i suoi sorrisi più belli erano rivolti solo a lui.

Quando uscivano dalla stanza, invece, erano distaccati e scontrosi, fingendo che tra loro non ci fosse nulla, se non un'ostilità reciproca. Cosa che riusciva loro piuttosto bene. Come in quel momento, nella mensa, in fila per riempire i vassoi.

«Ehi, boss, è un po' che non parli» gli fece notare.

«Lo sai, ci sei già tu che parli anche troppo per tutti e due.»

«Io non parlo tanto» precisò Clay, fingendosi offeso.

«Non parli tanto?» ripeté Shin, lanciandogli un'occhiata, «venendo qui avrai ripetuto cento volte la tua avversione per quell'articolo del Codice che abbiamo letto!»

«Dai, è che mi sembra assurdo che sia vietata la produzione, la vendita e l'utilizzo degli occhiali da sole! Insomma, posso capire il divieto per le lenti a contatto che nascondono il colore. Ma gli occhiali da sole?!»

«Anche quelli nascondono gli occhi» gli ricordò Shin, mentre la coda scorreva e si avvicinavano alle vetrine di cibo.

«Ma basta tirarli giù un secondo» obiettò il compagno.

«Senti, cosa vuoi che ti dica per porre fine a questa conversazione senza senso?»

Clay borbottò. «Ecco, questa è la frase che tiri fuori ogni volta quando ti stanchi di discutere. Se ci fosse una bambolina parlante a forma di Shin sarebbe la sua frase principale.»

«Ora prendo a testate la vetrina dei legumi se non la pianti!» minacciò.

Clay alzò le spalle. «Fa' pure. Ma attento a non schizzare il cibo con il tuo sangue, non ho ancora preso da mangiare.»

«Perché devi sempre farmi incazzare, Clay?» sbuffò Shin, afferrando un cucchiaio.

«Non sono io che ti faccio incazzare, sei tu che oggi sembri più scontroso del solito.»

«Chissà perché?»

«Sei nervoso per domani?» domandò ancora, mentre sistemava sul vassoio un piatto di legumi e carote.

«E perché dovrei?» replicò annoiato Shin, prendendo una cucchiaiata di salsa al pomodoro.

«C'è la diretta. Ti intervisteranno. Diventerai famoso!»

«La prima checca a uccidere un Livello Cinque. Entrerai nella storia» commentò Louis, accostandosi a loro.

Shin sospirò. «Non penso di essere il primo, ma di sicuro ho ottenuto più risultati di te nella vita.»

L'altro dilatò le narici irritato, ma non demorse. «Ho già avvisato i miei compagni di camminare rasenti al muro.»

«Ahi, ahi, è un po' vecchiotta questa battuta. Tu puoi stare tranquillo, sono gay, non cieco» ridacchiò il ragazzo.

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