Capitolo 12 - Addio

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Shin spalancò gli occhi quando udì il suono acuto della sveglia. Si alzò di scatto, mettendosi seduto sul materasso e guardandosi attorno. Cos'era successo? Quando era tornato nella cella? Ricordava il combattimento contro i chanjer, il dolore dell'ago piantato nel collo, poi più nulla.

Clay balzò giù dal letto e armeggiò con la tuta per fare un nodo alla vita con le maniche. Si voltò verso di lui e inarcò un sopracciglio. «Allora, boss, non ti alzi?»

Shin posò i piedi a terra e si issò a fatica. «Cos'è successo ieri?»

L'altro fece spallucce. «Ieri sono successe un sacco di cose. Devi essere più specifico.»

Clay era strano. Niente sorrisetti, niente battutine. Lo guardava a malapena.

Il biondo uscì dalla porta e iniziò a dirigersi verso la sala per la Chiamata.

Shin gli corse dietro, trafficando con le maniche per annodarle. «Intendo ieri sera. Chi mi ha portato nella cella?»

«Le guardie.»

«Ero svenuto?»

«Già.»

Shin non capiva come mai fosse così avido di parole. Di solito non stava zitto neanche sotto tortura. Si tastò le bende sotto la maglia e aggiunse: «mi hanno curato loro o sei stato...» si bloccò. Perché diavolo gli era venuto in mente che Clay l'avesse curato?

«Io?» domandò il biondo, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, «perché mai avrei dovuto curarti? Ti hanno portato già rattoppato e ti hanno lanciato sul letto. Poi se ne sono andati.»

«Ottimo» rispose Shin, leggermente stizzito, «odierei essere in debito con te.»

Il biondo alzò di nuovo le spalle, ma non disse nulla. Aveva gli occhi cerchiati da occhiaie scure e sembrava aver dormito male. Shin era certo che gli stesse nascondendo qualcosa, ma stabilì che non fosse importante. Il giorno prima lui gli aveva proposto di collaborare, ma la freddezza con cui lo stava trattando suggeriva un cambio di programma.

«Cosa...» iniziò Clay, interrompendo il flusso dei suoi pensieri, «cosa ti hanno fatto... ieri?» si azzardò a chiedere, lanciandogli un'occhiata di sbieco.

Shin fu tentato di non rispondere o di mentire, ma alla fine qualcosa lo spinse a dire la verità. «Mi hanno fatto combattere contro dei chanjer.»

Il ragazzo parve sorpreso. «Qui?»

«Già. Mi hanno portato in una sala di simulazione, ma le ferite non erano affatto un'illusione» commentò, tastandosi il braccio.

Nel frattempo avevano raggiunto la sala e si diressero verso la sezione dei mutati.

Prima che Clay potesse replicare, Lydia e Tahir si avvicinarono preoccupati. «Shin!» esclamarono in coro.

«Cos'è successo ieri? Dove ti hanno portato?» chiese la ragazza.

«Mi hanno fatto combattere nella sala di simulazione. Non preoccupatevi, è tutto a posto» li rassicurò.

Non poterono conversare oltre, perché il Comandante entrò nella sala e dovettero sistemarsi in fila, immobili e pronti a rispondere alla Chiamata. L'ufficiale lesse i codici e verificò le presenze. Una volta ultimato l'appello si schiarì la voce e aggiunse: «Detenuto numero C01T1907 un passo avanti.»

Shin si stupì quando lo udì: era il suo. Fece un passo avanti e si sentì incredibilmente esposto e vulnerabile, sotto gli occhi di tutti.

«Da oggi, giorno 27 novembre 2123, il detenuto numero C01T1907 sarà assegnato all'Unità di Sterminio.»

ChanjerWhere stories live. Discover now