Capitolo 7 - Primo giorno

254 20 11
                                    


Shin si rese conto di essersi appisolato solo quando il suono forte e acuto della sveglia lo strappò via dal tepore del sonno. L'allarme squillò alcuni istanti, dopodiché si accese la luce, che lo accecò e lo costrinse a strizzare le palpebre. La porta si aprì di colpo, sparendo nel muro e mostrando un via vai di persone camminare a passo svelto lungo il corridoio.

«Cazzo!» imprecò Claymore dal letto di sopra.

Shin si mise seduto e si stropicciò gli occhi. Molti dei detenuti portavano la parte di sopra della tuta legata in vita, restando solo con la maglia nera. Alcuni avevano le maniche lunghe, altri corte, altri ancora la canotta, ma tutte erano nere. Le divise erano invece di due colori: verde acido e blu. Capì subito che quelli che possedevano una divisa verde come la sua erano chanjer, mentre i restanti erano immuni. Per quel poco che riuscì a vedere, la maggior parte dei prigionieri aveva la tuta blu.

Shin li imitò. Tolse la parte superiore dell'indumento e con le maniche fece un nodo alla vita. Restò con la maglia lunga e nera e si infilò gli scarponcini.

«Uh, ottima idea. Ti copio» sentì dietro di lui. Il biondo balzò giù dal letto e si legò la divisa. «Questa tuta fa davvero schifo» mormorò. Claymore aveva optato per la maglia a maniche corte, che lasciavano scoperte delle braccia forti e muscolose.

Shin lo ignorò e uscì dalla cella.

«Ehi! Aspettami!» protestò il biondo, seguendolo. Si accodarono al flusso di gente che si dirigeva verso il salone per la Chiamata. Shin notò Claymore accanto a lui e gli rivolse uno sguardo irritato.

«Guarda che non dobbiamo stare sempre insieme!» gli ricordò.

«Perché no? Siamo compagni di cella e qui non conosco nessuno. Mi annoierei da solo.»

«Devo già sopportare di dividere la cella con te, non voglio averti vicino anche durante il giorno.»

Il biondo gli tirò una pacca sulla spalla. «Dai, non fare così. Ti assicuro che sono un tipo simpatico.»

Shin non rispose e guardò fisso davanti a sé. Come aveva potuto già constatare, la maggior parte dei carcerati indossava tute blu. Immuni. Shin non sapeva se prenderlo come un elemento rincuorante o preoccupante. O capitava di rado che catturassero quelli come loro, o quelli come loro duravano poco lì dentro. Vista la quantità di spintoni e occhiatacce che aveva già collezionato, intuì che era più probabile la seconda opzione.

Claymore continuava a stargli appiccicato e non sembrava impensierito dalla situazione. Forse era troppo stupido per capire il casino in cui si trovavano; o, forse, era estremamente intelligente e aveva già analizzato il luogo da cima a fondo. In entrambi i casi gli dava sui nervi.

Un uomo grosso e muscoloso, con una canottiera striminzita e la divisa blu, gli diede un colpo con il gomito. Shin riuscì a mantenere l'equilibrio e non disse nulla, ma l'energumeno sembrava deciso ad attaccar briga con lui. «Guarda dove cammini, mostro!» ringhiò. Altri due tipi, più bassi ma lo stesso imponenti, si fermarono per bloccare la strada a Shin.

Il giovane si fermò e Claymore fece lo stesso, restandogli accanto. Sembrava divertito dalla situazione.

«Sei tu che mi sei venuto addosso» gli fece notare Shin senza scomporsi. Non voleva fare tardi alla Chiamata e quel tizio era tra i piedi.

Claymore gli posò una mano sulla spalla. «Io non lo farei arrabbiare. Hai visto che braccia?» bisbigliò, indicando gli arti massicci del detenuto.

«Sta' zitto tu!» sbottò, levandoselo di dosso.

L'energumeno sbuffò, come un toro pronto alla carica.

«Ti conviene guardarti le spalle, mostro!» lo minacciò, torreggiando su di lui, «farò in modo che la tua vita qui sia un inferno!»

ChanjerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora